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Un passato da giornalista, un presente da presidente provinciale della Fiab, la federazione degli amici della bicicletta, e un impiego nel comparto farmaceutico, lontano da partiti e politica. La candidatura a sindaco di Giuseppe Fornaro, sotto il simbolo “Valori di sinistra”, è stata fra le sorprese di questa tornata elettorale.
Quali priorità di intervento individua per Ferrara?
Lavoro, salute (non solo cura ma anche prevenzione), ambiente, mobilità, sostegno alle famiglie in difficoltà.
Sul lavoro cosa pensa potrebbe fare concretamente il Comune?
Non c’è una competenza diretta e io non voglio fare demagogia. Però un Comune può stimolare gli investimenti e i problemi che derivano dalla spending review si possono aggirare.
In che modo?
Sfruttando i finanziamenti europei. In fondo è l’uovo di colombo, ma non dobbiamo dimenticare che ogni anno viene sprecata la disponibilità di ingenti risorse comunitarie solo perché nessuno sa che esistono. Basterebbe un ufficio con due persone e il compito di scandagliare sistematicamente i bandi di finanziamento. Si potrebbero così immettere risorse importanti e generare un meccanismo virtuoso.
Parlava prima di aiuti alle famiglie. In che maniera ritiene di intervenire?
Ad esempio assicurando trasporti pubblici gratuiti. Questa crisi finirà per costringere le persone meno abbienti a chiudersi in casa, perché anche muoversi è un costo che rischia di divenire insostenibile.
Però attualmente il servizio dei trasporti non è gestito direttamente dal Comune ma da un’azienda che opera secondo criteri di mercato…
Quello dell’aziendalizzazione è un paradigma che va cambiato, non è certo l’unico sistema possibile. E questo vale anche per la sanità.
In che senso?
I sindaci devono riprendersi il ruolo di indirizzo sulle politiche sanitarie regionali. Questa crisi va affrontata con logiche nuove, non si può seguire la strada che ci ha portato sul baratro. Siamo alla macelleria sociale.
Ma come pensa di recuperare risorse, al di là dei finanziamenti europei?
Facendo delle scelte. Anziché rifare piazza Trento e Trieste per esempio si possono mettere quelle somme a disposizione delle famiglie meno abbienti. La logiche è quella di stornare risorse dalle poste di bilancio.
Fra le priorità indicava l’ambiente. Come giudica l’operazione geotermia?
Se fosse vera sarebbe ottima, ma siccome il progetto richiede tre centrali per mantenere l’acqua in temperatura dico che non va. C’è il rischio oltretutto di legare i ferraresi mani e piedi all’inceneritore che sarebbe essenziale perché si sfrutterebbe il calore generato dall’impianto appunto per scaldare l’acqua della geotermia. Io dico che o c’è la possibilità naturale di portare l’acqua calda a casa dalla gente, oppure è una presa per i fondelli.
A proposito: e l’inceneritore?
Nel corso della legislatura andrà gradualmente ridotto l’utilizzo fino a renderlo non indispensabile. Questo è possibile incrementando la raccolta differenziata dei rifiuti.
E come si fa?
Si copia dalle esperienze positive e si mette in pratica.
Se è così semplice perché non si è fatto finora?
Perché le politiche economiche sono dettate dalle lobby, in Emilia Romagna da Hera per quanto riguarda l’ambiente.
E negli altri settori quali sono i condizionamenti? Nei giorni scorsi il sociologo Federico Varese da noi intervistato ha messo in guardia gli amministratori locali dal rischio di infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti…
Il problema è la logica del massimo ribasso sulla base della quale sono assegnati i lavori. E’ un sistema da rivedere profondamente. Ma c’è anche un altro problema.
Quale?
Quello dell’edilizia privata che ha fatto scempio del territorio. In questi anni si sono costruite molte cose inutile e di nessun pregio. Evidentemente si è accontento qualche imprenditore…
E invece cosa bisognerebbe fare?
Recuperare l’esistente. L’offerta abitativa ormai è satura, non serve più costruire, però si può ristrutturare con intelligenza.
Bene. E la sanità, che pure ha indicato come terreno prioritario di impegno?
Ferrara ha un alto tasso di tumori, purtroppo. Viviamo in pianura padana, l’area più inquinata d’Europa, c’è un’alta densità di stabilimenti produttivi e una motorizzazione spinta.
Che fare?
Spegnere l’inceneritore, con gradualità ma senza incertezze. Chiudere davvero la Ztl. Al riguardo segnalo che troppe auto circolano ora in centro. Ogni amministrazione lascia alla città una propria traccia. Quella attuale ci consegna una bella piazza messa a nuovo. Sarebbe il caso che rimanesse patrimonio dei pedoni e non colonizzata dalle auto. Quella precedente invece ci ha regalato la turbogas, doveva servire a rilanciare gli investimenti industriali ma non è arrivato nessuno…
Beh, diciamo però che in mezzo c’è stata anche la crisi…
E andrà sempre peggio in questo senso: l’energia prodotta con combustibili fossili costerà sempre di più perché è in via di esaurimento. Ma attenzione, l’alternativa non sono le trivellazioni che Tagliani ci vuole riproporre…
In questi giorni se n’è parlato molto in relazione al rischio sismico. Qual è il suo pensiero a riguardo?
Che se c’è anche un solo dubbio di correlazione non si devono fare. Ma al di là di questo basta considerare il problema della subsidenza del suolo: le falde si abbassano e aumenta la salinità dell’acqua. Insomma, non c’è discussione: le trivellazioni non si devono fare.
Veniamo all’orizzonte più propriamente politico. Lei è sostenuto da una coalizione di cui sono parte Rifondazione comunista, Italia dei valori, alcuni fuoriusciti da Sel (che non hanno condiviso la linea in appoggio al sindaco uscente Tagliani) e il Pdci. Fra i massimi dirigenti di quest’ultimo c’è Roberto Soffritti, sindaco di Ferrara per 16 e antesignano delle larghe intese, che all’epoca si consumavano però in pizzeria, fuori dai riflettori: un consociativismo non dichiarato ma praticato. Qual’è il suo giudizio su quella fase politica?
Quelli facevano il consociativismo delle pizzerie, questi fanno le larghe intese. Nella sostanza non è cambiato nulla. Soffritti a me non crea alcun imbarazzo. Il modello soffrittiano non è il mio, io non faccio accordi in pizzeria con nessuno, piaccia o non piaccia dico sempre chiaramente ciò che penso, sono una persona leale.
Fra chi la sostiene c’è una buona dose di dogmatismo e ortodossia.
Il nostro capolista è un ragazzo di 26 anni che arriva da Sel, è un chiaro segnale alla città e anche una risposta alla sua domanda. Io porto le mie idee e non mi sono proposto, mi sono venuti a cercare per offrirmi la candidatura. Se mi vogliono io sono così, lontano da slogan e demagogia, aperto al confronto e disposto a cambiare opinione di fronte ad argomentazioni convincenti. Dall’altra parte invece vedo il ritorno della Dc.
In questi anni gran parte del suo impegno civico è stato speso a favore della mobilità ciclabile. Progetti da realizzare come sindaco?
Non esiste un percorso ciclabile per raggiungere Cona né dalla città nei dalle frazioni limitrofe. Va realizzato, ne abbiamo già individuato i tratti, lo si può fare quasi a costo zero sfruttando strade di campagna. Ma poi ho un’altra idea per rendere vivibile la città ed esaltarne la bellezza…
Dica.
Ci sono due gioielli, il castello e il palazzo dei Diamanti, soffocati dal traffico. Vanno liberati. Vorrei eliminare tutto il traffico di attraversamento dall’asse Cavour – Giovecca e da quello Porta Mare – Porta Po. Deve essere valorizzata l’idea geniale e visionaria di Biagio Rossetti. Ferrara è stata capitale europea del Rinascimento. Dovremmo istituire periodicamente un “Biagio Rossetti day” per ricordarlo. Non dico che la totale chiusura al traffico di questi due assi urbani possa essere digerita da un momento all’altro, ma come Bologna ha istituito giornate ricorrenti di chiusura al traffico così potremmo fare noi nei fine settimana, ad esempio, liberando lo splendore di tutto il comparto monumentale connesso al magnifico corso Ercole d’Este. Provi a immaginare cosa significherebbe riappropriarci dei nostri monumenti, girare serenamente a piedi fra il parco Massari, la piazza Ariostea e il palazzo dei Diamanti. Facciamolo gradualmente e diamo il tempo alla città di gustarselo e abituarsi.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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