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L’abbattimento di un olmo (ulmus campestris), pianta un tempo molto presente nella pianura padana, per Baiolini è motivo di riflessione sul rapporto fra l’uomo e la natura, sulla trasformazione del paesaggio. Quell’albero emanava forza, meraviglia, protezione. Un legame antico e profondo col mondo vegetale spezzato in nome di un po’ di raccolto in più.

 

L’ólma

Pr’uη pugn ‘d furmént,
par dó biétul iη più,
t’at jé ciamà cuntént:
l’ólma, cla grànda at à abatù.

La jéra ‘η riferimént viv,
l’as guardàva da sota iη su
e fadìga jéra cuntàr j’uślìη
ch’agh bazigàva o j’és al nid lasù.

Mi a l’amiràva iη siléηzi,
ch’agh fus mi sól o coη j’amìgh:
maravié dla natura, pina ‘d frid,
gnu su int la val, int al graη spazi!

Nisuη séva dir parché
l’as catés vèrs a la “Mòta”
o se qualcùη l’avìs piantà,
parché i la rispetés la źént d’una volta.

E cla ciòlda rùźna, a testa schiza,
η’jérla forse lì par na barca stràca?
Dòp la “Mòta”, la tèra quaś bianca,
ill ca’ ill jéra sól iη luntanàηza.

Zént ann l’agh éva e fórsi più,
no vént, no tempuràl o àltar,
uη cuntadìη? No! Uη bàrbar
al l’à abatù!

 

L’olmo

Per un pugno di grano, / per due bietole in più, / ti sei chiamato contento: / l’olmo, quello grosso, hai abbattuto./
Era un riferimento vivo, / lo si guardava da sotto in su / e faticoso era contare gli uccelletti / che vi bazzigavano o con il nido lassù. /
Io l’ammiravo in silenzio, / che fossi solo o con gli amici: / meraviglia della natura, piena di ferite, / cresciuto nella valle, nel grande spazio! /
Nessuno sapeva dire perché / si trovasse verso la “Motta” / o se qualcuno l’avesse piantato, / perché lo rispettassero i vecchi di un tempo. /
E quel chiodo rugginoso, a testa piatta, / non era forse lì per una barca stanca? / Dopo la “Motta”, il terreno quasi bianco, / le case erano solo a distanza. /
Cento anni aveva o forse più, / non il vento non il temporale o altro, / un contadino? No! Un barbaro / l’ha abbattuto!

Tratto da Luigi Vincenzi (a cura di), Nòz d’arzént col nòstar bèl dialèt, Ferrara, Tréb dal Tridèl, 2007.

Romano Baiolini (Jolanda di Savoia 1927 – Codigoro 2010)
Agronomo. Da sempre attento ed instancabile ricercatore del lessico e delle forme espressive del dialetto locale, ha pubblicato il Saggio di dizionario etimologico del dialetto ferrarese, Ferrara, Edizioni Cartografica, Ferrara, 2001. Ha aggiornato continuamente i suoi repertori avvalendosi della collaborazione di Floriana Guidetti e altri. Fra le sue opere successive: Vocabolario del dialetto ferrarese (2004), Vocabolario del lagotto (2005), Saggio di grammatica comparata del dialetto ferrarese (2005), Nuovo vocabolario storico-etimologico del dialetto ferrarese (2008).

 

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

Cover: L’olmo del Parco Massari, Ferrara. Foto di M. Chiarini (settembre 2020) 

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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