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Muzio Chiarini ricorda un episodio del passato ovvero la morte di un operaio, coetaneo dell’autore, avvenuta in una fabbrica del suo paese: il grido indicibile, il corpo inerte, la desolazione intorno. I versi serrati del poeta emozionano ancora. Quasi un monito: come allora morti bianche, incidenti sul lavoro e norme di sicurezza disattese sono tutt’oggi troppo spesso frequenti.
Poesia 1° classificata al XIII Concorso Letterario MARIO ROFFI in vernacoli provinciali 2009 – Ferrara.
(Ciarìn)

Al caminóη  

Al jéra meźdì iη punt
d’un dì d’agost caldìsim,
quand uη vèrs straziànt
l’à rimbumbà int l’intèran
dal caminón dla fabrica
con l’impàt a tera
dal corp rastà iηmobil
d’Imerio De Maria.
Al jéra meźdì iη punt
d’un dì d’agost caldìsim.
L’avéva sol sedģ àn
Imerio De Maria,
al frut d’una miseria
ad fam, ch’la gh’à impedì
ad cuntinuàr la scola
e dand mod a l’impresa
d’asùmral tut iη négar.
Al jéra meźdì iη punt
d’un dì d’agost caldìsim
quand al dirìt ad vita
d’Imerio De Maria
al l’à dal mónd scaηzlà.
Agh è rastà, dla fabrica,
uη pèz ad caminóη.
D’atóran agh crés l’erba,
l’è sol desolazióη
sota a j’òć d’na via
intitulàda, in dedica,
“a Imerio De Maria”.

La ciminiera
Era mezzogiorno in punto / di un giorno d’agosto caldissimo, / quando un urlo straziante / è rimbombato nell’interno / della ciminiera della fabbrica / con l’impatto a terra / del corpo rimasto immobile / di Imerio De Maria. / Era mezzogiorno in punto / di un giorno d’agosto caldissimo. / Aveva solo sedici anni / Imerio De Maria, / il frutto di miseria / e di fame, che gli ha impedito / di continuare la scuola, / dando modo all’impresa / di assumerlo tutto in nero. / Era mezzogiorno in punto / di un giorno d’agosto caldissimo / quando il diritto di vita / di Imerio De Maria / è stato cancellato dal mondo. / È rimasto, della fabbrica, / un pezzo di ciminiera. / Intorno ci cresce l’erba, / è solo desolazione / sotto gli occhi di una via / intitolata, in dedica, / “a Imerio De Maria”.

 

 Tratto da: Marco Chiarini e Luciano Montanari (a cura di), Al nòstar bel dialèt: antologia degli autori de Al Tréb dal Tridèl, Ferrara, 2G Editrice, 2012.

Muzio Chiarini (Consandolo 1919 – 2010)
Impegnato nel dopoguerra coi giovani socialisti e gli amici della nonviolenza. Personaggio discreto e di “innata eleganza” (come lo descriveva Iosè Peverati), appassionato di disegno e fotografia. Ha condotto per anni il negozio di famiglia Edicola e tabacchi. Scrivendo in lingua e in dialetto ha partecipato a concorsi locali e nazionali, ottenendo riconoscimenti, segnalazioni, premi.
Oltre a pubblicare in antologie e periodici sono uscite le raccolte poetiche Più non canta la cicala (1987) Par star un póch insiém (1999), e postumo Nel nostro cuore (2010).

 Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

In copertina:  Ciminiera a Pontelagoscuro – foto di Marco Chiarini, 2021

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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