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Un piccolo fiore spuntato sull’asfalto è l’occasione, per Francesco Benazzi, di esprimere temi del suo mondo poetico: la diversità, la sensibilità per l’ambiente, la meraviglia improvvisa. Il profumo di un ciclamino si contrappone ai fumi della città.L’autore si è cimentato anche in traduzioni dialettali, ad esempio dal canto XVIII dell’Orlando furioso l’episodio di “Cloridano e Medoro”, oltre ad altri brani sempre di Ludvìg (l’Ariosto).

 

Uη ciclamìη

Propia iηcòst a cal mur c’l’è dur e fred,
ad co d’uη marciapié quaś sempr a l’òra,
vśin a l’asfàlt, a fiaηc ad un tumbìn,
d’impruvìś l’àltar dì è spuntà fóra
uη fior ad ciclamìη.
– Vdiv, agh son aηca mi -, a par c’al diga,
– Lasèm indùv a sóη, briśa strapàram
a stal filìn ad vita che i m’a dà;
cuηfrónt ai mié fradié più furtunà,
piantà dentr int uη vaś o int uη źardìn,
am sent uη bastardìη.
Lasèm filtràr cal poc d’aria spuzlénta
c’a pósa vivr almen aηch sól pr un dì;
a sarò uη bastardìη, ma aηch mis acsì,
da tut chi altr èsar
la mié sort l’an è briśa difarénta. –
Ben, da cal dì, quand am tróv iηcastrà
int uη ruglòt ad màchin, o iηvlà
dai tub ad scapamént e iη meź ai fum,
am par sempr ad santìr al so profum.

 

Un ciclamino (traduzione dell’autore)

Contro quel muro che è duro e freddo, / in fondo a un marciapiede quasi sempre in ombra, / vicino all’asfalto, a lato di un tombino, / d’improvviso l’altro ieri è nato / un fiore di ciclamino. / – Vedete, ci sono anch’io – sembra che dica, / – Lasciatemi dove sono, non strappatemi / a quel tenue filo di vita che mi hanno dato; / rispetto ai miei fratelli più fortunati, / piantati dentro un vaso o in un giardino, / io mi sento un bastardino. / Lasciatemi respirare a fatica quel po’ d’aria puzzolente, / che possa vivere almeno solo un giorno; / sarò sì un bastardino, ma anche nella mia / condizione, la mia sorte non è differente da / quella di tutti gli altri esseri. – / Ben, da quel giorno, quando mi trovo incastrato / fra le macchine o sotto il tiro dei tubi di / scappamento e in mezzo ai fumi, / mi sembra sempre di sentire il suo profumo.

Tratto da: Francesco Benazzi, Mi, Frara e Ludvìg, Ferrara, La Carmelina, 2010.

Francesco Benazzi (Ferrara 1923 – 2019)
Insegnante di lettere negli istituti superiori cittadini, ha partecipato a numerosi concorsi letterari dialettali conseguendo premi e segnalazioni. Appassionato di musica classica ha tenuto corsi di cultura musicale e guida all’ascolto. Collaboratore della rivista L’Ippogrifo del Gruppo Sscrittori Ferraresi e membro de Al Tréb dal Tridèl – Cenacolo Dialettale Ferrarese. Ha pubblicato fra l’altro Come scrivere 180 lettere al direttore senza mai ricevere risposta : lettere alla “Nuova Ferrara” e al “Resto del Carlino” & scritti vari (2015) stigmatizzando con versatilità, senso civico e ironia aspetti della vita cittadina.

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce al venerdì mattina.
Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

Cover: foto di Marco Chiarini

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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