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A Ferrara, all’alba del 15 novembre 1943, le brigate nere di Ferrara, Padova e Verona ammazzarono 11 innocenti cittadini ferraresi come rappresaglia per l’assassinio del federale Igino Ghisellini. L’episodio, ricordato come L’eccidio del Castello, è stato narrato da Giorgio Bassani nel racconto: “Una notte del ‘43” e da Florestano Vancini nel film: “La lunga notte del ‘43”.
I versi di Francesco Benazzi esprimono l’atmosfera di quei momenti di stupore, smarrimento e terrore davanti ai corpi senza vita, lasciati con disprezzo a terra dai fascisti fino al pomeriggio.

Le due lapidi che ricordano i nomi dei cittadini barbaramente fucilati, foto M. Chiarini

 

Nuvémbar dal quarantatrì

Ach nebia cla siràza, ach nebia fita!
Tut a let prest nuàltar ragazìt.
N’uciàda par la strada a maηca e a drita:
in źir aη gh’jéra n’aηma. I s’éva dit
c’l’era mej star iη ca’, “śmorza cla luś,
l’aη sa da védar fóra gnaηc pr’uη buś”.
Sileηzi grand cla not par la zità;
tut pareva tranquil, mo a la matina,
“andè a védar cs’agh è là iηs la salgà
dal castèl, ag ò ancòr la tarmarìna”.
Luηg ill strad, tut iη źir, mo quanti faz
stralunàdi; am avśìn acsì piaη piaη.
Coη ‘sti oć a jò vist, apéna là:
diéś corp stramnà par tera come straz;
diéś òman fuśilà come di caη.
Che vista dop cla not ad nebia fita!
Che quand am vién iη mént dop a tant ann,
am sént ancora uη śgrìsul par la vita.

 

Novembre del quarantatrè (traduzione dell’autore)
Che nebbia quella serataccia, che nebbia fitta! / Tutti a letto presto noialtri ragazzi. / Un’occhiata per la strada a manca e a dritta: / in giro non un’anima. Ci avevan detto / ch’era meglio restare in casa, “spegni quella luce, / non si deve veder fuori neanche per un buco”. / Silenzio grande quella notte per la città, / tutto pareva tranquillo, ma alla mattina, / “andate a vedere cosa c’è sul selciato / del Castello, ho ancora un tremito”. / Lungo la strada, tutto in giro, quante facce / stralunate; mi avvicino così pian piano. / Con questi occhi li ho visti, appena là: / dieci corpi sparsi per terra come stracci; / dieci uomini fucilati come cani. / Che vista dopo quella notte di nebbia fitta! / Che quando mi rammento dopo tanti anni, / mi sento ancora un brivido per la schiena!


Tratto da: Francesco Benazzi, Mi, Frara e Ludvìg, Ferrara, La Carmelina, 2010.


Francesco Benazzi
(Ferrara 1923 – 2019)
Altre notizie biografiche sull’autore nel Cantóη Fraréś su Ferraraitalia del 28 agosto 2020 [Vedi qui]

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

Cover: Il muretto del Castello Estense, foto M. Chiarini”

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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