LA MOSTRA
L’emozione è a colori per Bratti
Ancora giovani artisti ferraresi, ancora menti creative che cercano spazio. E noi a cercare di darglielo, quello che sarà dedicato a Massimiliano Bratti da oggi, venerdì 26 giugno, all’Osteria de’ Romei. Massimiliano (Max per gli amici), classe 1994, è alla sua prima mostra, gioca a pallavolo a Ferrara e ha studiato al liceo scientifico Roiti. La sua vita, ci racconta, è sempre andata controcorrente con una grande passione per la pittura e l’arte. Fin da piccolo, la creatività, e il disegno in particolare, sono stati momenti di “distacco” e di protezione, in un certo senso, da ciò che poteva metterlo in difficoltà … Disegnare è sempre stato il suo autentico sfogo. Autodidatta, sogna di diventare art director.
Tutto parte dall’opera artistico-filosofica di Vasilij Kandiskij: “Lo Spirituale nell’arte”. L’inizio. Si tratta di una scoperta abbastanza recente, per il giovane artista, ma fondamentale. Attraverso l’uso dei colori primari rosso, giallo e blu, ci spiega Max, Kandinskij espone le sue teorie sull’uso del colore, in un nesso strettissimo tra opera d’arte e dimensione spirituale. Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un “effetto fisico”, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro, o un “effetto psichico” dovuto alla vibrazione spirituale, prodotta dalla forza psichica dell’uomo, attraverso cui il colore raggiunge l’anima. Esso può essere diretto o verificarsi per associazione con gli altri sensi. L’effetto psichico del colore è determinato dalle sue qualità sensibili: il colore ha un odore, un sapore, un suono. Il colore, aggiungerei, ha una sua dimensione e un suo senso. Un senso unico, nella vera accezione direzionale, ma anche in quella di una vera originalità.
Nei quadri di Max, il blu, il rosso e il giallo danno sensazioni varie e molto intense, che spaziano dall’immensità del mare e del suo infinito tendere verso un orizzonte lontano ma meraviglioso, all’intensità della passione, fino alla grandezza dell’intuizione.
Vediamo alcune opere, allora, pronti a perderci in esse e a volare con la fantasia. Lontano ma anche vicino. Sicuri di capire, ma non poi più tanto certi, dopo averli osservati bene.

Associato al cielo e al mare, il blu evoca luce, profondità, intuizione dell’infinito, tensione verso l’ultraterreno, unione con il tutto. Siamo tutti sotto lo stesso cielo e le stesse nuvole, ci perdiamo e ci ritroviamo dentro la profondità dei nostri pensieri e della nostra esistenza.
Il “Blue” è anche musica, nostalgica e triste, come sa esserlo la musica afro-americana, dolce e straziante allo stesso tempo, coinvolgente e melodica, una ricerca di quella profondità dell’anima umana che racchiude emozioni, idee, pensieri, mistero e nostalgia.
Il blu è proiezione delle nostre più profonde emozioni, un senso di tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e che si perde nelle sfumature di uno spazio sicuro circondato da un metaforico mare. Un mare che ci culla e lentamente ci trasporta verso un lento naufragio tra le sue onde. Un mare che può essere infinito e sconfinato, che crea disordine.

Il colore rosso, invece, ci porta nel mondo della passione. Da sempre, i due concetti sono strettamente legati. Sognare tale colore allude al bisogno di calore e di protezione, alla possibilità di resistere a difficoltà e cambiamento, ma riporta anche a un aspetto spirituale e trasmutativo. Il rosso è lo specchio delle nostre emozioni, che non sempre ci riflette un’immagine coerente con ciò che siamo veramente, o meglio, con ciò che crediamo di essere. La nostra pace interiore, la nostra sicurezza, diventano spesso schiave delle nostre passioni. Ma attraverso la passione, acquistiamo forza. Attraverso la forza, potere.
La passione è anche libido, un vero meccanismo di repressione-liberazione delle pulsioni. Un’esplosione di azioni, di sensazioni, di emozioni, che sfugge al controllo dell’essere umano, che va oltre la sua capacità di razionalizzare ciò che gli sta attorno. Un’esplosione di colore che invade la nostra mente e la nostra vita. Un vulcano in eruzione.
Un ulteriore collegamento con il mondo onirico è dato dal giallo. In genere tale colore nei sogni esprime il desiderio di riportare l’ordine nel caos, di comprendere meglio la realtà, di analizzare i dettagli con spirito critico, di ampliare le proprie conoscenze. Può indicare che si sta cercando una soluzione ai propri problemi, che si è alla ricerca della propria dimensione. Giallo è connesso alla luce del sole, è il colore dell’intuizione, dell’intelligenza che penetra a fondo le cose, del ragionamento che dissipa le tenebre e che chiarisce ciò che prima risultava oscuro e confuso. Il giallo è il colore che avverte di possibili pericoli e invita alla prudenza e alla cautela. E’ un’energia senza fine, una voglia di volare lontano.
Quest’opera riprende il concetto fisico di entropia, la teoria del disordine. Attraverso il caos abbiamo energia, abbiamo trasformazione e, in alcuni casi, paradossalmente, ordine.
Per quanto riguarda questo quadro, “esso è una rappresentazione caotica nella quale io personalmente ho ritrovato un mio ordine”, ci dice Max. “Cerco di spiegarmi meglio… Quando faccio un quadro spesso mi lascio prendere dall’ispirazione e mentre lo faccio associo a esso concetti che mi affascinano e che in quel momento ritrovo nei miei pensieri…. Avevo visto la sera prima un documentario su Discovery che parlava dello spazio e di quanto fosse infinitamente grande o piccolo, del concerto fisico del disordine, e quando mi sono messo a dipingere nella mia mente ero attratto da quello!”.
Ancora energia, cambiamento, disordine dall’ordine, ordine dal disordine.
Infine, l’ombra della luce: lo stato migliore della vita terrena è visibile come proiezione, ombra, indotta dalla luce della vita superiore, che non possiamo vedere ma solo intuire.
Voto positivo. Passaggio alla mostra meritato.

“Forma mentis”, via de’ Romei 51 a Ferrara oggi dalle 18,30

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Simonetta Sandri
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)