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Alice ed Ellen Kessler: nemmeno la morte ci separerà

Alice ed Ellen Kessler: nemmeno la morte ci separerà

Alice ed Ellen Kessler non hanno vissuto semplicemente insieme: hanno vissuto come una soltanto. Iconiche gemelle della televisione europea, scelgono di morire nello stesso momento all’età di 89 anni tramite suicidio assistito.
Nella loro casa in Germania, un medico e un avvocato assistono le due sorelle mentre azionano il dosatore che avvia la somministrazione del farmaco letale.
La decisione è lucida, ponderata, coerente con tutta la loro vita.

La loro esistenza è sempre stata una forma di co-esistenza: stessa carriera, stessi ritmi quotidiani, appartamenti sullo stesso pianerottolo collegati da una sala comune, che dividevano solo quando litigavano, tirando su una parete mobile. E, soprattutto, hanno un’identità speculare condivisa. Non si sposano né costruiscono famiglie separate: l’idea che una delle due rimanga sola è per entrambe inconcepibile. La loro identità non si differenzia mai del tutto. La morte, in questa prospettiva, non appare come una frattura, ma come l’ultimo atto di continuità.

Simbolicamente potente è anche la loro disposizione testamentaria: le ceneri devono essere mescolate insieme e unite a quelle della madre. Anche se la legge tedesca non lo consente, l’intenzione rivela il desiderio profondo di fondersi, non solo l’una con l’altra, ma con la radice originaria della loro esistenza.

Secondo Lacan, il soggetto si costituisce attraverso la separazione: l’ingresso nel simbolico presuppone che il bambino accetti di non essere tutt’uno con la madre e con l’immagine speculare dell’Altro.
Nei gemelli, e ancor più in coppie così intimamente legate, questo processo assume una forma diversa: l’Altro non è un’entità esterna, ma una presenza identica, quasi un’estensione del proprio corpo.

Nel caso delle Kessler, ciascuna funge da specchio stabile e continuo per l’altra. Non sono solo doppie, ma un punto di identificazione reciproco così forte da rendere impensabile una vita separata. L’ipotesi lacaniana di un soggetto che cerca unità attraverso l’immagine trova qui un esempio radicale: l’immagine speculare non è un passaggio, è destino.

La scelta di morire insieme incarna questa coerenza interna: l’una non può sopravvivere all’altra senza fratturare la propria identità. L’idea che una delle due possa “andarsene prima” è dolorosa e inaccettabile. Il “noi gemellare” si percepisce indiviso fino alla fine: non due soggetti che condividono la vita, ma una struttura psichica che esiste solo nella reciproca presenza.

La storia delle Kessler racconta una vita vissuta come un tutt’uno e una morte che ne rispecchia con coerenza la profonda fusione. Morire nello stesso momento e desiderare di fondersi simbolicamente con l’altra e con le radici della propria esistenza non è un rifiuto della vita, ma un atto di fedeltà assoluta a un modo di essere che è sempre duale, mai singolare. Mostrano come alcune esistenze si tengono in equilibrio solo quando restano intrecciate fino all’ultimo respiro.

Cover: immagine da MAM-e  Dizionario dello Spettacolo 

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Chiara Baratelli

È psicoanalista, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, di questioni legate all’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.

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