Le voci da dentro / L’estate del nostro scontento
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Le voci da dentro. Caro papà… le cose che non ti ho mai detto
di Giovanni DB
La lettera di Giovanni al padre, scritta e pubblicata qualche anno fa su Astrolabio, è un testo intenso che lascia capire che qualcosa che nella sua vita non ha funzionato come avrebbe voluto. Ci sono dei vuoti ma c’è anche la dimostrazione lampante del bene che questo ragazzo ha voluto e vuole al padre. C’è una dimensione familiare rassicurante ma, allo stesso tempo, c’è l’attrazione verso un’ombra scura. È un testo da leggere, provando a mettersi nei panni dell’altro. Comunque la pensiate, buona lettura.
(Mauro Presini)
Caro papà,
quante cose che avevo da dirti; quante cose da chiederti… forse tante, e forse non a tutte avevi una risposta.
Ugualmente avrei voluto dirtele e guardarti mentre la tua espressione da pensatore prendeva forma e quella ruga si faceva più profonda.
Era bello ascoltarti, se pur sempre non perdevi l’occasione di insegnarci; è per questo che di te sono stato sempre fiero, caro papà.
Avevi ragione anche quando mi prendevi a schiaffi (credimi, facevano veramente male), mai ho ricevuto uno schiaffo senza motivo, senza che me lo meritassi.
Hai dedicato una vita intera a noi figli, a questo figlio… io così ostinato, non credevo che alla fine sarei finito dentro una stanza fredda e buia.
Certo la prima cosa che hai detto è stata: “Lo sapevo che finiva così!” o forse lo immaginavi, comunque sia è andata cosi, come tu avevi preannunciato in cuor tuo. Anche se hai sperato e creduto con tutte le tue forze che non andasse così: così è andata.
Ricordi, ancora prima del 2000, un grande dolore ha lacerato i nostri cuori, la perdita di un fratello, la perdita di tuo figlio maggiore, e fu proprio lì che
ho imparato per la prima volta cosa significa il vero dolore, quel dolore che porterai e porterò per tutta la vita, il dolore che non passa mai.
Sono del parere, ne sono convinto, che un genitore non dovrebbe mai seppellire un suo figlio; è veramente inaccettabile e contro natura una cosa del genere, mostruosamente sbagliata ed ingiusta.
Ecco che ti vedo, dietro quei tuoi grandi occhiali, che adesso non ti danno l’aria da pensatore, ma di chi si è mascherato per non far trasparire la sua tristezza, il suo dolore.
Eri un uomo duro, forte e fermo, che non ha mai fatto mancare niente a tutti noi, si è dedicato solamente alla famiglia e, quando era festa, era festa per tutti: l’abbondanza padroneggiava a casa nostra…
Papà, quando arrivava Natale, credo che anche un figlio di uno sceicco si sarebbe ingolosito per tutto quello che c’era sulle nostre tavole, per i regali, per l’amore e l’armonia che regnava dentro la nostra grande ed accogliente casa.
La scelta mia? Beh in fondo non l’ho capita neanche io, neppure scappare dalla mia città… scappare da qualcosa che non sapevo neanche cos’era: paura, vigliaccheria, orgoglio, forse menefreghismo… oggi dico solo ingenuità…
Cosi me ne andai via, lontano, non con la speranza di far fortuna, ma almeno, un giorno, di farti fiero di me; non sapendo che tu lo eri già, se solo ti ero vicino.
Poi nel 2002, il mio arresto, ecco che ritorna quella tristezza, quel dolore che ancora fresco nel mio cuore continua a pretendere ancora di più, ma tanto di più.
Hai provato a tamponare, a reagire a quel contraccolpo, mentre speravi che non fosse così grave come sentivi: un figlio morto e uno in galera…
Anch’io morto in galera, perché tutto quello che sei riuscito a percepire e stata solo la parola “ergastolo”, questo è bastato a far tremare il mio cuore, e a sprofondare nel tuo oblio.
Così mi hai lasciato… senza neanche un preavviso, e di colpo… il contraccolpo l’ho preso io, sapendo che tu te ne sei andato senza di me, mentre io ti avrei accompagnato ovunque, ovunque tu avresti voluto andare: sotto, sopra non avrebbe fatto nessuna differenza per me.
Per te mi sarei buttato anche sotto un treno e non m’importa se questo non è un discorso da persona sana di mente, ma sfiderei chiunque se non avesse fatto la stessa cosa al posto mio, per un suo genitore, be’… io si!!!
Adesso… adesso non mi rimane altro che parlarti, scrivere di te, con la speranza che mi ascolti.
Dedico tutto me stesso a mettere in pratica tutti i tuoi insegnamenti, i consigli che mi ripetevi tutti i santi giorni, ma credo che la cosa più grande che tu mi dicevi e proprio quella di non sprecare e di non buttare via la mia vita…
Caro papà, non è mai troppo tardi per riprendere per mano la propria vita; forse oggi non posso viverla proprio come vorrei, ma almeno ho la possibilità di ricominciare a viverla con i tuoi insegnamenti ed i tuoi consigli, che non mi hanno mai portato fuori strada.
Caro papà, scusa se non posso raggiungerti, ma sono sicuro che tu sarai felice sapendomi vicino alle tue figlie, alla nuora e ai nipotini…
Mio caro papà, un giorno ti racconterò tutto, e capirai come è stato difficile senza di te, ma grazie a quello che tu mi hai trasmesso, ho potuto dare un senso a questa mia vita, grazie alla bella famiglia che hai lasciato.
Ti voglio bene, caro papà.
Cover: Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/samuelfjohanns-1207793/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=4163403″>Samuel F. Johanns</a> da <a href=”https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=4163403″>Pixabay</a>
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