“Maratona della lumaca” alla Festa del volontariato 2025
Camminare insieme al ritmo dei tamburi
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“Maratona della lumaca” alla Festa del volontariato 2025. Camminare insieme al ritmo dei tamburi
La Festa del Volontariato di sabato 11 ottobre scorso è stata la cornice perfetta per un evento costruito grazie a diverse preziose collaborazioni che hanno permesso di cucire insieme elementi differenti, tesi tutti a raggiungere i medesimi importanti obiettivi. Si tratta della MARATONA DELLA LUMACA, la prima camminata rivolta a portatori di Parkinson, caregiver e simpatizzanti; partita alle 9,30 dalla cosiddetta Casa del Boia in via Rampari di Belfiore, ha percorso il tratto delle Mura fino all’imbocco del sentiero per quella che viene chiamata “la campagna in città” (comunemente detta Terraviva) ed è arrivata in Piazza Ariostea intorno alle 11,30.
Qui, presso lo stand di Gepa Parkinson, si è svolto poi un incontro pubblico dal tema L’importanza dell’attività motoria nel contrastare l’insorgenza del Parkinson. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato allo Sport del Comune di Ferrara e del Panathlon Club di Ferrara ed è stata concertata e organizzata da Dimensione Nordic Walking e Gepa Estense Parkinson con l’importante supporto di Musijam APS.
L’idea della camminata è nata da Giuliana Melli Macagnani, consigliera dell’Associazione Gepa Parkinson, che ha proposto con successo ai soci di dedicare un giorno alla settimana alla pratica del nordic walking, in aggiunta alle numerose attività ludico motorie già organizzate dall’Associazione, perché convinta dell’utilità di tale pratica che coinvolge in modo ampio tutto il corpo curando il movimento, la muscolatura, la postura, l’equilibrio, favorendo nello stesso tempo la socializzazione.
La camminata ha quindi visto una nutrita partecipazione di portatori di Parkinson, affiancati da loro cargiver e da volontari, molti dei quali soci e allievi di Musijam, che è Associazione musicale e culturale e scuola di musica; nello specifico, i “musici” hanno scandito il ritmo della camminata, che è risultata così facilitata.
L’intervento dei musici all’interno della Maratona della lumaca è stato pensato, dagli operatori di Musijam, in considerazione degli ottimi risultati ottenuti con il percorso di musicoterapia che i malati di Parkinson stanno svolgendo presso l’Associazione, fortemente convinti che la musica sostiene e potenzia il raggiungimento degli obiettivi, abbattendo lo stress e rinforzando la motivazione. Altri volontari, prevalentemente anche questi associati a Musijam, hanno assistito i camminatori e altri ancora hanno predisposto momenti di riposo e ristoro.
Tutti hanno poi assistito, in cerchio, sul prato della magnifica piazza Ariostea, all’incontro con gli esperti. Ha introdotto Francesco Lazzarini, kinesiologo, referente di Dimensione Nordic Walking, il quale ha dichiarato che camminare è importante per tutti, anche per i portatori di Parkinson, perché fornisce un valido aiuto sul piano della resistenza fisica, dell’allineamento, dell’equilibrio e della coordinazione muscolare.
Ha riconosciuto che l’apporto dei musici è stato fondamentale, perché ha consentito ai camminatori di procedere seguendo il ritmo; il suono dei tamburi ha fatto da utilissimo ‘tappeto sonoro’ a cui le diverse andature si sono appoggiate, raggiungendo una condizione di amalgama e sincronicità.
Lazzarini, in veste di moderatore, ha poi dato la parola al neurologo prof. Enrico Granieri, il quale, alla luce della sua pluriennale esperienza, ha prima di tutto elogiato l’encomiabile azione dell’Associazione Gepa nel promuovere svariate forme di attività fisica, principalmente quelle attinenti al movimento e alla camminata, davvero importanti nella cura delle malattie neurologiche che creano disabilità, come è appunto il Parkinson.
Se si deteriorano alcune strutture legate al movimento, il movimento stesso aiuta a rinforzare la plasticità delle cellule nervose, ovviamente in aggiunta alla terapia farmacologica dedicata. Nel Parkinson il passo si accorcia, le ginocchia tendono a flettersi in avanti, i piedi si sollevano meno, gambe e cosce diventano rigide, come pure i muscoli; il peso del corpo tende in avanti, non è ben ripartito; si può perdere la capacità di controllare postura e velocità del camminare.
Anche braccia e mani si flettono in modo rigido, può mancare l’armonia dei movimenti delle braccia, sì che si producono degli automatismi difficili da controllare. Si osservano mutazioni anche nella mimica facciale, oltre a riduzione del tono della voce e della capacità di articolazione. A livello di movimento e camminata, si riduce la iniziativa motoria, si ha meno voglia di muoversi, meno voglia di socializzare.
A tutto questo si possono fornire ottime possibilità di cambiamento e di miglioramento, conclude il prof. Granieri, attraverso visite neurologiche di controllo, sedute di fisioterapia, ma anche, e soprattutto, passeggiate quotidiane, camminate nel verde, possibilmente in gruppo e una costante attenzione alla respirazione.
Ha preso quindi la parola Lisa Sacchetti, fisioterapista che collabora con Gepa dal 2006, prima per attingere documentazione e raccogliere testimonianze per la tesi di laurea, poi per esercitare l’attività pratica a seguito degli studi teorici. Lisa, sostenendo che non c’è un Parkinson uguale all’altro, ci regala una efficace metafora: chi pratica la fisioterapia è come un sarto che cuce il vestito addosso al singolo paziente.
Elogia poi le svariate possibilità offerte in questo ambito dall’Associazione Gepa: lavoro a casa dei pazienti, per fornire indicazioni e suggerimenti utili per la vita quotidiana; consigli e appoggio ai caregiver; indicazioni sull’arredo domestico; lavoro di gruppo, 2 volte alla settimana, in Associazione, da 5 anni; incontri e pratiche utili a favorire la socializzazione.
In conclusione dello stimolante ed arricchente incontro, Ilaria Bolzoni, musicista e musicoterapeuta, collegandosi con quanto illustrato dagli esperti che l’hanno preceduta, ha ribadito che la malattia del Parkinson costituisce una sfida complessa, perché oltre al movimento colpisce anche la voce, i gesti, i ritmi del corpo; ma non si ferma lì: spesso isola, toglie energia, mina la fiducia in sé stessi. Tra le attività che possono affiancare la terapia farmacologica, aiutando a migliorare la qualità della vita, un ruolo centrale, come già ripetutamente detto, riveste il movimento; ed è proprio a questo punto che può entrare in gioco un’altra risorsa: la musica.
Il ritmo musicale facilita l’esecuzione del passo e stimola movimenti più fluidi e automatici. Oltre a ciò, attività legate al canto, al respiro e alla produzione vocale, possono aiutare nella gestione della ipofonia. La musica riattiva la comunicazione, migliora la respirazione, l’articolazione delle parole e anche la sicurezza nel parlare. Ma c’è di più: fare attività musicoterapica insieme agli altri, con il supporto degli strumenti, favorisce le relazioni sociali, migliora l’umore, contrasta l’isolamento.
Quando si fa musica insieme si crea connessione. Si canta, si suona, ci si muove, si vive un’esperienza condivisa che restituisce sorriso e presenza. La musicoterapia sicuramente non sostituisce i farmaci, né le cure neurologiche, ma le accompagna e ci ricorda che la persona non è solo il suo sintomo, ma è molto di più: è corpo, mente, emozione, relazione.
Oggi, sottolinea Ilaria, con la camminata che abbiamo appena svolto, abbiamo messo in pratica una piccola ma significativa parte di tutto questo. Abbiamo camminato, ci siamo mossi, e lo abbiamo fatto insieme, accompagnati dalla musica. Non stiamo parlando solo di una terapia, ma di un diritto ad una migliore qualità della vita. È un gesto semplice, ma ricco di significato che sottolinea il senso di questa manifestazione, il valore simbolico ed emotivo di quello che abbiamo condiviso oggi, e quanto ogni passo, anche il più piccolo ed incerto, possa diventare parte di un percorso di cura.
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Mi è piaciuto leggere questo articolo sul benessere delle persone, di tutte le persone. Ci si ritrova quello che deve essere il principio di vivere in salute, che non significa non avere malattia, ma significa garantire al proprio corpo e alla propria mente il massimo di ciò di cui ha bisogno e questo significa a sua volta una comunità che facilita e sostiene. Inoltre nell’ambito della festa del volontariato tutto ciò evidenzia il valore sociale e l’apporto umano del dono che è il lavoro gratuito a favore degli altri. Da non sottovalutare poi il contributo alla salute per le stesse persone operano come volontarie, così il cerchio si chiude.
Grazie Daniela! Col tuo sapiente commento hai aggiunto valore all’articolo!!!
Una volta di più emerge da questo articolo l’importante attività che svolgono le Associazioni: la cura che si prendono della persona è un valore fondamentale. Alle spalle c’è un’idea totale dell’umano, una ampiezza di vedute e di approcci che, sola, può risultare efficace e adatta allo scopo di mettere e metterci in comune. Grazie Maria!