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Ferrara Film Corto Festival:
essere sempre più giovane per diventare adulto

Ferrara Film Corto Festival: essere sempre più giovane per diventare adulto

Questa sera (sabato 25 ottobre) dalle 20.30 la Sala Estense ospiterà la serata conclusiva dell’ottava edizione del Ferrara Film Corto Festival, chiamato “Ambiente è Musica”. Per il programma andate al sito ufficiale. Per qualche impressione personale invece, restate qui.

Ieri, al termine delle proiezioni alla Sala del Refettorio, ho incontrato in rappresentanza di Periscopio le sceneggiatrici, registi, registe e produttori di alcuni dei cortometraggi in rassegna – preferisco chiamarla così perché, nonostante la presenza delle giurie e dei premi, non riesco ad associare all’espressione artistica il concetto di “gara” o “competizione”.

Ho avuto il piacere di parlare a persone di trenta o trentacinque anni davanti ad una platea di persone di venti o venticinque anni. Già solo questa circostanza mi ha scaldato il cuore, o se preferite rinfrescato lo spirito. Ho percepito diverse suggestioni da queste ragazze, ragazzi, cineasti, sceneggiatrici, artisti. Ad esempio, che la percezione della china del riscaldamento globale è molto più presente nei giovani che nei vecchi im-potenti: tra i giovani annovero anche il signor Antonio, Cicerone commosso del lago Fimon ne “Il custode del Lago” di Simone Bressello.  Antonio potrebbe avere ottant’anni, ma la sua disperata freschezza lo inscrive a buon titolo nella categoria dei giovani.  La stessa acuta e allarmata consapevolezza ho colto in Giorgia Baracco, giovane sceneggiatrice di “Sommersi”, breve drama che fissa una dissennatezza che vede protagonisti due adolescenti, immergendola letteralmente nella furia di un alluvione che si fa tragedia collettiva, senza poter cancellare la tragedia individuale, ma contribuendo a nasconderla alla punizione civile – non a quella della propria coscienza. E poi le gelide e spigolose “Misure” di Marta Capossela, che prima di dirigere corti è stata selezionatrice di modelle per la moda, conosce bene il confine spesso labile tra canone e patologia, e lo rende con effetti disturbanti e profondamente inquietanti. “Cosa resta” di Francesca Scanu non può non commuovere chi ama i cani, creature che ospitiamo nelle nostre case a scopo didattico: ci mostrano come vivere senza insegnarcelo. Mia, che oltre ad essere l’attrice e dea ex machina della storia è il cane di Francesca, muove il mondo dentro e fuori senza fare nulla, semplicemente vivendo secondo il proprio istinto.

Infine non c’era il regista de “La Buona Condotta” , ma il suo produttore, Simone Rossi. Su questo cortometraggio preferisco non dire nulla, tranne una cosa: i genitori che lo vedranno impareranno a dubitare di ogni certezza che pensano di possedere sui loro figli.

Questa è solo una piccola selezione di ciò che è passato in rassegna, e magari nessuno di questi “vincerà” nessun premio, ma è il mio festival. Buona serata finale, e lunga vita.

 

Photo cover: frame da “La Buona Condotta” di Francesco Gheghi.

 

 

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, anche se lo stipendio fisso lo ha portato in banca, dove ha cercato almeno di non fare del male alle persone. Fa il sindacalista per colpa di Giorgio Ghezzi, Luciano Lama, Bruno Trentin ed Enrico Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

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