Skip to main content

Vite di carta /
“L’amore mio non muore” di Roberto Saviano e Techetechete’

Vite di carta. “L’amore mio non muore” di Roberto Saviano e Techetechete’

Guardavo in queste sere le ultime puntate estive di Techetechete e facevo con nostalgia un salto all’indietro alla tv musicale dagli anni Sessanta in poi. Ho riascoltato le colonne sonore di infanzia e giovinezza, da Mina a Topo Gigio passando per i cantanti e i presentatori più famosi, Baudo in primis, fino a Claudio Cecchetto.

Canzoni e volti del genere pop che sono spariti da troppi anni e d’estate ricompaiono puntualmente nel palinsesto della Rai.

Nelle ultime sere, finito di leggere L’amore mio non muore di Roberto Saviano, mi sono chiesta se anche Rossella avesse ascoltato gli stessi pezzi, negli anni ’70.  Rossella Casini è la protagonista del romanzo, nata nel 1956 come me, lei in maggio e io in agosto, come me iscritta all’Università. Lei a Firenze alla facoltà di Psicologia, io a Bologna a quella di Lettere.

Nel ’77 a Bologna io frequentavo a singhiozzo le lezioni negli istituti di Via Zamboni dopo l’uccisione di Francesco Lorusso, avvenuta l’11 marzo a due passi da lì, mentre lei conosceva Francesco Frisina, uno studente fuori sede che occupava con altri amici calabresi un appartamento del suo stesso palazzo, e venivano presi l’un l’altro da un amore magnetico.

Rossella è un personaggio del romanzo ed è una persona che è vissuta realmente: Saviano ha voluto ricostruirne la breve vita e raccontare la storia d’amore “più drammatica e potente” che gli sia mai capitato di incontrare, quella che lega Rossella a Francesco, fino alla sparizione di lei nel 1981.

Francesco viene da Palmi e fa parte di una famiglia legata alla ‘drina della Piana di Gioia Tauro nelle cui spire Rossella rimane imprigionata dal suo amore per lui, convinta che questo sentimento possa cambiare le cose e fermare la faida familiare fra i Frisina-Gallico e i Condello. Infatti collabora con la giustizia e – Francesco consenziente – va a parlare con il boss dei Condello per chiedere che tutto finisca e torni la pace.

Il 22 febbraio del 1981 Rossella sparisce, dopo avere telefonato al padre per annunciare il suo rientro a Firenze. Il suo corpo non è mai stato ritrovato e per questo è stata riconosciuta dallo Stato come una delle molteplici vittime della ‘ndrangheta.

Tutta qui la parabola di vita di Rossella, bastano tre righe per fissarla. E  rimane di lei una sola foto scattata nel ’78, quella del libretto universitario che compare sulla copertina del romanzo, che è un romanzo d’inchiesta.

Saviano ha dato muscoli e tendini e vita alla sua storia, basandosi su fatti realmente accaduti e sull’intelaiatura di interviste e atti delle inchieste giudiziarie.

Poi, però, nel ruolo di narratore ha dovuto completare il tessuto discorsivo con le inferenze, come avverte nella nota introduttiva al libro,  scegliendo le parole per “deduzione logica” e “coerenza”, come fa un restauratore di tessuti preziosi, per colmare con esse le lacune nel vissuto di Rossella.

Di più, stando dentro l’universo del romanzo, ha potuto attingere all'”arsenale dell’invenzione narrativa” per tessere le pagine che ritraggono il cuore di Rossella: un fine scandaglio interiore, dove il registro lirico diventa il filtro espressivo dominante e il romanzo un romanzo d’amore.

L’amore non è farfalle nello stomaco, è un fiorire formidabile e voluttuoso che ora le si arrampica lungo il collo, carezzandole i lobi delle orecchie; è come le fragole che in queste palazzine crescono nelle vasche dei senza patria, riempiendone i bagni di colori ed effluvi mai sperati. Nasce in timidezza, cresce di soppiatto, si prende il dito con tutta la mano”.

La fenomenologia dell’amore di Rossella è plausibile rispetto al mondo in cui è cresciuta e vive, le occupa tutti i cinque sensi, è un amore assoluto. Che fino in fondo non muore. Tuttavia ci arriva dalle parole del narratore che usa la terza persona, è farina del suo sacco e pone una distanza tra l’oggetto del racconto e noi che leggiamo.

In questa distanza, una sorta di intercapedine fra scrittura e lettura, mi sono infilata, pensando spesso a Rossella. Una come me, per la serie delle coincidenze che dicevo. Mi sono chiesta che libri leggesse, oltre a Uccelli di rovo che è rimasto aperto sul pavimento della sua camera. Ho ipotizzato che piacessero anche a lei Un’emozione da poco cantata da Anna Oxa o Gianna di Rino Gaetano, due pezzi del 1978, che è anche l’anno della foto.

Ascoltavo Anna Oxa mentre camminavo per Milano in una ventosa giornata di marzo e intanto a Roma avveniva il rapimento di Aldo Moro. La stessa primavera in cui lei sul Lungarno chiedeva a Francesco di conoscere la sua famiglia.

Mi sono chiesta che cosa nel romanzo mi fosse arrivato, senza poter poi defluire con il resto, assorbito e scomposto dagli enzimi della lettura. Un aspetto dell’amore di Rossella rimasto impigliato nella mente, che non rientra nella definizione che ne ho dato fin qui.

Sere fa ascolto Mia Martini che a Techetechete’ canta Gli uomini non cambianoLa canzone, bellissima, è del ’92 e Rossella non l’ha conosciuta, il testo ha parole dure, con cui inchioda gli uomini a una inaffidabilità senza riscatto.

Ascolto nella parte finale “gli uomini che nascono sono figli delle donne ma non sono come noi… gli uomini che cambiano sono quasi un ideale che non c’è” e dell’amore di Rossella percepisco l’anello che non tiene. Per lei è stato un sentimento totale, “‘unica possibilità di verità e di senso” nelle parole di Saviano. Totale ma asimmetrico.

Perché Francesco ha accettato che lei uscisse dal parlatorio del carcere dopo l’orario di visita con addosso un compito, salvargli la vita andando a parlare ai Condello per proporre la pace tra le famiglie. Questo ha accettato Francesco, il sacrificio di Rossella.

Nota bibliografica:

  • Roberto Saviano, L’amore mio non muore, Einaudi, 2025

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *