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La NATO vuole il 5%, ma già oggi l’Europa spende in armamenti 3 volte più della Russia

Già oggi la NATO nel suo insieme spende dieci volte più della Russia in ambito militare. E se si guarda alla sola Europa — somma dei bilanci militari dei Paesi dell’Unione Europea e del Regno Unito — la spesa militare europea è tre volte superiore a quella russa. Con il 5% supererebbe le sei volte.

Le spese mondiali nel mondo

Il vertice NATO dell’Aja si candida a essere uno spartiacque inquietante: l’obiettivo è quello di raddoppiare la spesa militare degli Stati membri, portandola al 5% del PIL. Un salto gigantesco rispetto all’attuale obiettivo del 2%, già ampiamente contestato da molti settori della società civile pacifista e nonviolenta.

Ma qual è il contesto reale? La NATO nel suo insieme spende dieci volte più della Russia in ambito militare. E se si guarda alla sola Europa — somma dei bilanci militari dei Paesi dell’Unione Europea e del Regno Unito — il confronto è comunque nettamente sbilanciato: la spesa militare europea è tre volte superiore a quella russa.

Se davvero si attuasse l’aumento al 5%, il rapporto salirebbe a sei volte: un’enorme sproporzione, difficile da giustificare anche con la più spregiudicata retorica securitaria. La domanda scomoda che dovremmo porci è: perché si alimenta la percezione di una minaccia esistenziale, quando i dati mostrano già oggi un netto vantaggio militare europeo?

La risposta è dolorosa ma necessaria: per sostenere un progetto così ambizioso (e devastante per le finanze pubbliche) è essenziale instillare paura, alimentare l’idea che l’Europa sia sul punto di essere aggredita.La spesa di Europa, più Gran Bretagna e Canada comparata con quella USA all'interno della Nato

In questo scenario, la verità diviene un ostacolo alla manovra di cambio della percezione pubblica che può poggiarsi solo su una cosa: la disinformazione. Quella disinformazione rimproverata alla Russia diviene ora l’arma fondamentale della Nato per poter convincere un’opinione pubblica tutt’altro che convinta.

L’operazione di disinformazione deve avvenire attraverso l’omissione dell’informazione chiave: il divario schiacciante della spesa militare della Nato che da sola supera la metà della spesa militare mondiale.

L’enorme divario già esistente tra le spese militari europee e quelle russe non deve arrivare all’opinione pubblica, perché l’illusione dell’insicurezza è l’unico collante narrativo di questa corsa al riarmo.

Nel frattempo, l’industria bellica ringrazia. Il business delle armi è il grande vincitore di questo scenario, tra contratti miliardari, lobbisti scatenati e ministri pronti a firmare forniture su forniture. E i cittadini? Pagano il prezzo. Non solo con le tasse, ma con ospedali con code di attesa insostenibili, scuole in difficoltà e servizi pubblici che arretrano. Non ci sono soldi per gli anziani, ma ci sono sempre più fondi per carri armati e jet da combattimento.

 

Intanto il cambiamento climatico avanza e le ondate di calore quest’anno uccideranno diciottomila persone solo in Italia.

Iniziative per la pace

Il modello di sicurezza che ci viene proposto è solo militare e tutto ciò rischia di sfuggire alla consapevolezza sociale e politica.
Come movimento per la pace, non possiamo tacere. Inceppare il meccanismo di questa escalation nella spesa militare è un dovere morale. Dobbiamo smascherare le falsità, denunciare la distorsione delle priorità, e ricordare che la vera sicurezza nasce dalla giustizia sociale, dalla salute pubblica, dall’istruzione, dalla cooperazione internazionale e dalla pace.

Cover: Capi-di-stato-e-di-governo-al-vertice-nato-del-24-e-25-giugno-2026-foto. Copyright Tiberio Barchielli – Flick.jpg

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ALESSANDRO MARESCOTTI

Sono nato nel 1958. Laureato in Filosofia nel 1980, subito dopo mi sono avvicinato al mondo dei personal computer. Nel 1991 sono stato fra i fondatori di PeaceLink. Insegno Lettere a Taranto in una scuola media superiore. Collaboro con la dottoressa Chiara Castellani (www.kimbau.org). Mi interesso dell’inquinamento a Taranto e in particolare di diossina.

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