Skip to main content

Vite di carta. La macchina del vento

A Ferrara è successo che qualche turista aggirandosi dalle parti delle mura della città chiedesse indicazioni sul giardino dei Finzi Contini, con l’intento di visitare il luogo incantato reso famoso dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Per i turisti mi risulta che in città siano disponibili opuscoli che guidano alla scoperta dei luoghi dove Bassani visse e dove immaginò il giardino, così come si possono conoscere attraverso un percorso mirato le case di Ludovico Ariosto sparse tra la contrada del Mirasole e la Ferrara medievale.

Con lo stesso spirito da turista qualcuno potrebbe entrare al Liceo Ariosto e chiedere informazioni sul professor Francesco Viviani, sapere dove abitava e quanti anni ha trascorso dentro al Liceo come docente di Greco e Latino. Viviani è nominato in non poche occasioni nel romanzo di cui intendo parlare, quando il narratore ricorda di essere stato suo allievo e di essere diventato antifascista grazie ai suoi insegnamenti. Dunque il Liceo Ariosto è uno dei luoghi che i turisti potrebbero visitare, un piccolo parco letterario che ha ospitato le vite di personaggi letterari veri e verosimili e dei loro autori, da Giorgio Bassani a Roberto Bui, in arte Wu Ming 1.

Per avvicinarci al nostro romanzo andiamo via da Ferrara e ci spingiamo nel mare. C’è un’isola nel Mar Tirreno dove il vento la fa da padrone, è una delle isole dell’arcipelago ponziano e il suo stesso nome ricorda che l’isola il vento tiene. Ventotene è dunque il regno di Eolo. Lì ci conduce La macchina del vento, che è uscito nel 2019 dopo una lunga fase di composizione ed è incentrato sul carisma dell’isola, come luogo ma anche come tempo speciale, un tempo segreto che non è quello degli orologi. Da Ferrara, che invece è la città che non ha vento e non ha fontane, proviene il narratore interno al libro: si chiama Erminio Squarzanti e prima di essere condannato al confino è stato allievo del professor Viviani presso il cittadino Liceo Ariosto e in seguito studente di Lettere all’Università di Bologna.

Per ammissione di Wu Ming 1 il personaggio di Erminio ha avuto una lunga gestazione, è nato da una lettura fatta nel 2005 e ha trovato il proprio nome nel 2018.  Nel romanzo, molti anni dopo essere tornato libero, rilascia una lunga intervista sulla propria storia nel periodo del confino a Ventotene e diviene la fonte della narrazione. Il suo racconto ha per protagonista una moltitudine di soggetti: oltre a lui, i confinati di varia origine e posizione politica, tra cui ci sono i nomi illustri di Pertini, Terracini, Spinelli e molti altri, l’isola che li ospita e gli dei dell’Olimpo.

La storia si dipana tra il 1939 e il 1943: attraverso lo sguardo attento di Erminio arrivano al lettore le difficili condizioni di vita dei condannati al confino, c’è una coralità di fondo nelle vite di questi oppositori che trascorrono le loro giornate muovendosi tra regolamenti bislacchi ma rigidissimi, passeggiate brevi nel piccolo spazio concesso loro e tante ore chiusi nelle camerate inospitali, tra le pulci e gli spifferi di vento.

Patiscono anche la fame nei momenti peggiori della guerra, alcuni vengono anche brutalmente picchiati, altri si sono inventati un lavoro che li aiuta a trascorrere le giornate tediose e tutte uguali. Non possono creare assembramenti, scrivono su quadernetti che passa la direzione e che vengono tenuti sotto controllo, leggono i testi della piccola biblioteca gestita da loro, ma anche i libri sono controllati e subiscono censura, così come la corrispondenza che arriva da familiari e amici.

Dal coro dei quasi ottocento confinati spiccano le storie di alcuni di loro. Sono i capi riconosciuti dei vari gruppi politici e non, Erminio le chiama “tribù” accennando così a un lessico specifico che si è formato nel tempo sull’isola: l’espressione base è “Pasta-e-fagioli” per indicare il Duce, altri nomignoli più o meno altisonanti designano i fascisti addetti al controllo dei confinati.

Le due storie dominanti riguardano Erminio, che si trova a Ventotene dal 1937 e da lì partirà solo nel luglio del 1943, e Giacomo Pontecorboli, un fisico amico di Ettore Majorana che arriva nel novembre del 1939 e che morirà sull’isola per tisi.

Erminio e Giacomo hanno una particolare sensibilità conoscitiva: entrambi leggono la realtà dell’isola con altri occhi e la collocano in una dimensione metastorica. La storia attorno a loro c’è, Erminio la racconta. Tutte le fasi della seconda guerra vengono ricostruite dai confinati attraverso la lettura dei giornali, le trasmissioni radio, il passaparola. Le discussioni fervono, anche se di nascosto, e le tribù dei socialisti, dei comunisti, degli anarchici e dei giellini si scontrano nel commentare i fatti che accadono fuori e nel prefigurare il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Tuttavia l’isola vista dagli occhi di Erminio e Giacomo, anzi dalle loro ‘visioni’, è anche altro. Erminio vi riconosce la presenza degli dei, soprattutto di Poseidone e di Eolo. Il dio del mare deve avere posto la propria forza al servizio dei fascisti: il mare si fa crudele quando è in burrasca e di notte impedisce di dormire, o impedisce che arrivino col piroscafo i rifornimenti essenziali e la corrispondenza. Eolo invece sostiene con i suoi venti le sorti dei confinati e fa un capolavoro quando si infuria e fa cadere un masso sui fascisti più cattivi, i cosiddetti fratelli Chiaramantesi.

Atena fa la sua comparsa nei momenti decisivi, portando con sé lucidità e assennatezza. E’ lei a convincere Eolo a chiudere l’otre quando Erminio conversa per l’ultima volta con l’amico morente, così le raffiche non coprono “la fievole voce di Giacomo”.

Giacomo, dal canto suo, ha colto fin dal primo giorno la stranezza dell’orologio nella piazzetta dell’isola: va troppo avanti e nessuno è riuscito finora a ripararlo. Prende a  pensarci di continuo; è un fisico geniale, soltanto a Erminio ha confessato di avere costruito la macchina del tempo, quando era a Roma nella primavera del ’38 e su quella stessa macchina è partito per un viaggio senza ritorno l’amico Ettore Majorana. Chi più di lui può interpretare lo strano comportamento dell’orologio; dalle sue elucubrazioni emerge l’ipotesi che il tempo a Ventotene trascorra più veloce e che l’isola sia un giorno avanti rispetto al continente.

Eccoci arrivati al titolo del romanzo. La macchina del vento è l’isola come punto incontro di mondi e tempi diversi, come fucina di idee e di fantasie costruttive sull’Italia e sull’Europa. Ma l’isola è anche La macchina del tempo, citando il romanzo di fantascienza pubblicato da H.G Wells nel 1895 che viene più volte richiamato da Giacomo e poi fatto venire alla biblioteca dell’isola perché Erminio e gli altri lo possano rileggere e meditare.

Un vento e un tempo non convenzionali agitano Ventotene, insieme a Erminio ne discutono Pertini e altri, tutti perplessi sulla possibilità di viaggiare nel passato o nel futuro e disposti tuttavia ad avvalorare la voglia di fuga dal proprio tempo, quello della dittatura, della guerra, del confino.

A un certo punto viene fuori da Ravaioli la pensata giusta, egli sbotta con queste parole: “Su quest’isola c’è il meglio dell’antifascismo, in tutte le sue componenti vecchie e nuove… Negli ultimi sei mesi …il tempo qui sull’isola è accelerato più che altrove, o meglio è il nostro sguardo a correre più avanti…Invece là, – puntò il bastone in direzione del continente, – la maggior parte della gente ancora sonnecchia, intorpidita dal fascismo. Qui vediamo il futuro, mentre nel resto d’Italia non ne hanno la minima idea!… Datemi retta, la macchina del tempo siamo noi!”

Andando per parchi letterari chi volesse fare visita al Liceo Ariosto potrebbe a questo punto mettersi sulle tracce di un ex studente, divenuto antifascista grazie al suo professore e poi mandato al confino. Ne parlano due testi: il Quaderno del liceo classico L. Ariosto n.14 scritto dal professor Claudio Cazzola, dal titolo La figlia postuma di Carneade, e il nostro romanzo di Wu Ming, dove ha preso il nome Erminio. Ora dunque è diventato anche un personaggio di carta, immortale come gli dei che a Ventotene continuano a popolare un altro tempo.

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

tag:

Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it