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Quaderni Poggesi Anno 2024: che traguardo

Vorrei poter dire in tutti i sensi che questa volta, scrivendo sulla presentazione del Quaderno Poggese n.14 avvenuta lo scorso 13 dicembre nella sera di Santa Lucia, faccio del campanilismo. Alla lettera, però, la battuta non può funzionare, dal momento che il campanile della Chiesa Abbaziale di Poggio Renatico è stato abbattuto il 4 giugno del 2012, due settimane dopo il terremoto e ne rimane soltanto la struttura di base, più antica. Un mozzicone di pietre che da qualche mese si vede circondato dai ponteggi e dai tralicci della ristrutturazione, attesissima, del complesso edificio della Abbazia.

Tengo per buona la metafora del campanile e vado a dare conto di una serata importante per la Associazione Storico-Culturale Poggese, la quale si è costituita nel 2007 con la vocazione allo studio del territorio sotto il profilo storico e nelle sue manifestazioni culturali passate e presenti.

La pandemia da Covid ha interrotto al n.12 la serie dei Quaderni Poggesi pubblicati annualmente; dalla ripresa delle attività nell’aprile 2023 e dalla pubblicazione del Quaderno n.13 dopo un anno di lavoro nello scorso mese di marzo, eccoci dunque al traguardo del n. 14, col quale si è ripristinata la tradizionale ricorrenza prenatalizia di dicembre per la presentazione a soci, compaesani e sostenitori.

Mentre ne scrivo e ci ripenso ritrovo il filo tenace che dall’atto della fondazione della Associazione ha condotto fino a qui tutti coloro che hanno scritto sulla Storia del paese e le storie della gente che qui è nata e ci ha vissuto o ci vive ancora, esprimendo il senso forte della comunità e al contempo spaziando nei mosaici della storia grande.

Quanti punti di incontro si trovano tra le vite dei singoli e i quadri epocali che le accolgono. Che le determinano e, voglio credere, ne sono talvolta determinati. Sono affreschi della vita politica, del contesto ambientale e della cultura paesana in tutte le sue manifestazioni.

A scriverle, alcuni soci fondatori che con continuità in questi anni hanno studiato e poi restituito a noi il nostro territorio, più altri soci che si sono avvicendati nel tempo a dare le pennellate più variopinte al quadro.

Il mio ruolo di neo-presidente prevede che presenti  in rassegna i tredici articoli del nuovo Quaderno, i quali intanto vengono proiettati su un grande schermo e il centinaio di persone sedute nel bell’auditorium delle Scuole Medie può condividere i testi e le tante foto che li corredano. Vedo molti sfogliare curiosamente la copia che hanno appena ricevuto in qualità di iscritti.

Indico i contenuti essenziali di ogni contributo, cerco di mettere in evidenza gli intrecci tra le storie, spostando di volta in volta il cursore del tempo dal passato all’oggi.  Mi soffermo sui documenti storici salienti riprodotti nelle foto e cito dai testi passi significativi.

Prima di tutto ho esplicitato il motivo per cui la copertina ritrae il Palazzo Lambertini ristrutturato, con la nuova torre riedificata dopo il rovinoso crollo del 2012 e l’intera struttura riportata a nuova vita. Per la nostra comunità l’inaugurazione di quello che chiamiamo comunemente Castello rappresenta sicuramente l’evento più importante di questo 2024.

Il primo articolo è rivolto proprio alla sua storia plurisecolare: indagando sulle origini della casata Lambertini porta indietro il cursore del tempo fino al Medioevo e si fissa in particolare sul 1377, anno fondamentale per la storia della Chiesa e per noi poggesi: papa Gregorio XI ricondusse la corte papale a Roma dopo il lungo periodo avignonese e intraprese una politica di forte controllo sulle città italiane che intanto avevano tentato di affermare la propria autonomia.

Egano Lambertini, esponente di una delle famiglie nobili più potenti di Bologna, scelse non a caso di far costruire qui il suo Palazzo, per prendere le distanze dagli attriti che ribollivano in città tra controllo papale e aspirazioni del Comune cittadino a mantenersi autonomo.

Passo a mostrare nell’articolo successivo l’interessante documento che elenca i 32 componenti della Banda Musicale Poggese nel 1860: di ogni elemento vengono indicati il nome, il ruolo rivestito nell’organico e lo strumento suonato. Gran bella storia questa della banda, che accompagna tra Ottocento e Novecento la Storia e le storie che dicevo. Un esempio soltanto:  siamo risaliti col cursore all’ottobre del 1859, quando il suono della Banda Comunale accompagnò l’innalzamento dello Stemma Sabaudo “con molta affluenza di popolo che echeggiava con molti Evviva all’Italia Unita ed al Re Vittorio Emanuele II”.

Se lo zoom torna a restringersi dall’intera nazione al nostro paese, nello stesso anno 1859 assistiamo al riordino amministrativo dei territori dell’Emilia-Romagna e al passaggio di Poggio Renatico dalla giurisdizione amministrativa di Bologna perdurata per circa un millennio alla provincia di Ferrara.

Eccoci ora alle storie. Mostro le foto di un poeta poggese del primo Novecento, dei due libri che ha pubblicato sui quali ho lavorato con una giovane laureanda in Lettere. Racconto di lui e della moglie legati da un amore fortissimo, del suo talento multiforme e della cifra pascoliana dei suoi versi.

Lascio la parola a due giovanissime autrici e sono davvero contenta della loro partecipazione al Quaderno e a questa serata. Hanno scritto sulle attività di Estate ragazzi, il campo estivo parrocchiale che da trent’anni  aggrega molti bambini tra i 6 e i 14 anni e i loro animatori.

Sono precise e aggraziate nel resoconto delle tante avventure che hanno condiviso, prima da bambine e ora come animatrici. Giovani come sono, delle liceali, fanno pensare alla continuità che si realizza tra come eravamo e come siamo in una lunga catena di generazioni.

Alla vita attiva della parrocchia e alla crescita spirituale che si realizza nella solidarietà e nell’amicizia rimandano anche l’articolo sulla Compagnia del Santissimo Sacramento e sul Coro Giovani.

Figure di paesani, donne e uomini dal profilo tratteggiato con parole di affetto (e di effetto) si alternano negli altri articoli. Sono ricordati per un modo di dire, un mestiere (come Carlo, titolare storico della Salumeria Montanari e come Fonso il fabbro), una visione tutta personale del mondo (la Nina), un modo speciale di fare del bene al prossimo, come Riccardo e don Renato.

Si riscostruisce la storia della pallavolo poggese dai suoi esordi negli anni Settanta a oggi, e ci sono le foto di amici e coetanei miei e di altri che sono qui stasera.

Vicini al Natale come siamo,  la consueta rassegna sui cibi del nostro territorio non può che riguardare i salumi e non può che dare risalto alla bondiola tutta nostrana. Con un briciolo di rigorosa storia sulla conservazione delle carni e sui salumi, appunto, dalla preistoria a oggi!

La rubrica che chiude il Quaderno si chiama A Poggio si parlava così e potete credere che con altrettanto rigore contenga la ricostruzione storica di modi di dire e vocaboli del nostro dialetto, comprensibilmente vicino al bolognese. Prendo commiato con questa espressione, che vale come esempio e che ben si addice al mangiar leggero consigliabile in mezzo ai tanti mangiari delle feste. “L’è trést cume al buié”: cibi così dovete mangiare per tenere leggero lo stomaco. Buon Natale a tutti.

Le immagini nel testo e in copertina sono opera dell’autrice

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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