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Durante il prepartita di Manchester City-Everton del 20 dicembre 2010, il giornalista di Sky Sports Richard Keys chiese all’ex attaccante scozzese Andy Gray un giudizio su un’ipotetica carriera di Messi in Premier League. La risposta di Gray fu talmente originale che ci mise ben poco a diventare quello che, dalle nostre parti, definiremmo un tormentone.
“It’s all well and good walking the ball into the net against your Getafes and your Almerías, but could he do it on a wet Wednesday night in Stoke?”
In quegli anni lo Stoke City di Tony Pulis esprimeva un gioco piuttosto ruvido, incentrato perlopiù sulla fisicità e sulle qualità aeree dei suoi giocatori, al punto che Alex Ferguson definì i Potters “la squadra dei Jolly Green Giants” in riferimento all’enorme mascotte di un’azienda alimentare americana [Qui]. Aggiungete a tale caratteristica le impervie condizioni atmosferiche del Britannia Stadium – pioggia e vento sono ospiti più o meno fissi in inverno – e capirete perché la trasferta di Stoke-on-Trent divenne tutt’altro che agevole per le squadre di Premier League. Stando a quanto dichiarato dall’ex portiere dei Potters Thomas Sorensen, l’Arsenal di Wenger soffriva particolarmente quelle avversità.
“They were so well known for their fantastic play under Wenger. But standing there on a Tuesday night, in the tunnel, just looking out: wind and rain sideways. We looked at them and we had already won. You could just look in their faces. They didn’t fancy it whatsoever.”
Sembrava quindi che la provocazione di Andy Gray, per quanto azzardata, potesse basarsi su qualcosa di concreto. Così, in seguito all’improvvisa popolarità di tale affermazione, il giornalista della BBC Jonathan Jurejko si è chiesto se giocare al Britannia Stadium di martedì o mercoledì fosse davvero così difficile per gli avversari dello Stoke City. Dati alla mano, la risposta è stata perlopiù negativa: il suo articolo [Qui] dimostra infatti che, a partire dalla stagione 2008/2009, ben otto squadre hanno fatto meglio dei Potters nei turni infrasettimanali disputati sul proprio campo.
Insomma, la domanda “but could he do it on a wet Wednesday night in Stoke?” è entrata a far parte del frasario del calcio d’oltremanica non tanto per la sua veridicità, quanto per l’ilarità con cui è stata accolta dall’eterogeneo pubblico della Premier League. Sì, perché in questi tredici anni la popolarità di quella provocazione è andata ben oltre i confini inglesi, come dimostra questa recente intervista a Thomas Müller.[Qui]
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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