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6 Gennaio 2016

Syd

Tempo di lettura: 3 minuti


Oggi è il 6 gennaio e in barba alla befana, da quando ho ricevuto il mio attestato con su scritto “libero arbitrio” questa data per me vuol dire solo Syd Barrett.
Quest’anno ne farebbe 70, porca vacca.
Mi ricordo ancora come se fosse ieri il giorno in cui andai a comprare la mia chitarra acustica e proprio dentro al negozio la radio passò la notizia.
Syd era sparito da un bel po’ già a quell’epoca ma scoprire che non era più su questa palla che gira fu un bruttissimo colpo.

Brano: “Opel” di Syd Barrett Album: “Opel” del 1988
Brano: “Opel” di Syd Barrett
Album: “Opel” del 1988

Con tutti gli stronzi che ci sono in giro poi.
Primi fra tutti i suoi ex compagni nei Pink Floyd.
Perché sì, io sono uno di quelli.
A me e a un sacco di altra gente QUEI Pink Floyd non sono mai andati giù.
E penso che il tempo ci darà ragione.
Anche senza tirare in ballo le porcate di uno come Roger Waters.
È verissimo che i Pink Floyd senza Syd sono passati a un altro sport.
Ma mi sono sempre chiesto cosa me ne fregasse di quella roba melliflua quando potevo avere il disco con Syd e la sua ancora più fenomenale roba solista.
E infatti l’ho lasciata là dov’era, nel reparto dischi che si regalano a Natale.
In edizione rimasterizzata ogni cinque anni così da poter godere ancora meglio di quella ruffianata con il prisma in copertina, quella corista orgasmica e pure quell’altra masegna che non sono mai riuscito ad ascoltare a metà con quel muro in copertina buono al massimo per farci la pipì.
So che questi miei pensierini possono far arrabbiare qualcuno.
Ma per una volta vorrei vuotare il sacco io perché per anni mi sono dovuto sorbire tutti i tipi di fan dei maledetti Pink Floyd, ognuno con le sue idee sui Pink Floyd ma sempre e solo una garanzia: un tono pesante e sufficiente quanto i loro amati Pink Floyd tutte le volte che si arrivava all’argomento Barrett.
Perché con Barrett erano solo canzoncine (e cos’hanno di male le canzoncine?) e perché Gilmour è un chitarrista e via di luoghi comuni.
Puntualmente poi magari si commuovono con la storia su Wish You Were Here e il ciccionissimo Barrett rasato che va in studio a trovare i Pink Floyd così a sorpresa, proprio mentre sono intenti a registrare quel CAPOLAVORO assolutamente non svenevole e banale che intitola quel disco.
Ma dimenticano sempre la risposta di Syd interpellato su quel pezzo: non vi sembra un pochino datato?
Quindi se qualcuno si arrabbiasse arrabbiatevi pure con Syd.
E godetevi la sua risposta nella foto.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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