Sui CPR solo propaganda e disinformazione. Perché non ci dicono che il modello detentivo dei CPR è un assoluto fallimento?
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Ferrara, leggo dalla stampa locale, molto probabilmente sarà tra la decina di capoluoghi in tutta Italia a ospitare uno dei nuovi CPR per migranti previsti dal governo Meloni. Mi immedesimo nei panni di un cittadino ferrarese e mi sento un po’ in ansia.
Continuo a leggere e trovo un virgolettato del Sindaco Fabbri: “questo (il CPR) ci consentirà anche di poter chiedere di avere immediato e diretto accesso al sistema di espulsione di soggetti pericolosi per il nostro territorio ferrarese”.
Leggo un ulteriore articolo in cui si minacciano barricate in zona via Aeroporto, sull’esempio delle barricate di Gorino, che respinsero una dozzina di donne migranti, alcune incinta.
E mi rendo conto quanta responsabilità ha la disinformazione e la propaganda nel fare leva su un sentimento di paura ed insicurezza dei cittadini, che avrebbero diritto ad una corretta informazione.
Cosa sono i CPR?
I CPR Centri di Permanenza per i Rimpatri sono dei centri in cui le persone sono detenute per motivi amministrativi. In questi Centri finiscono non persone che hanno commesso furti, rapine o aggressioni, come lascia intendere il Sindaco e i timori di alcuni cittadini particolarmente allarmati, ma quelli che si trovano in Italia senza un regolare permesso di soggiorno, e che per questo devono essere allontanati dal territorio nazionale. I CPR sono, tecnicamente, luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione (art. 14, D.Lgs. 286/1998).
Stiamo quindi parlando di irregolarità amministrative. L’irregolarità amministrativa non equivale a criminalità. In Italia, si diventa irregolari per banali motivi burocratici, ad esempio perché si è perso il lavoro (la legge Bossi-Fini lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro), o perché si sono visti rifiutare la domanda di asilo, o per altri motivi che non hanno a che fare con la pericolosità sociale. Prova ne è che se si commette un reato non si finisce nel CPR.
Nei CPR si è detenuti a tutti gli effetti, ovvero privati della libertà personale e sottoposti ad un regime di coercizione che, tra le altre cose, impedisce di ricevere visite, di far valere il fondamentale diritto alla difesa legale e ancor più di andarsene a spasso per la città. Si entra in un CPR e si è reclusi fino allo spostamento finalizzato all’espatrio. Fareste le barricate davanti al carcere di Ferrara?
CPR: centri di detenzione in assenza di reato penale
I CPR, quindi, sono luoghi di detenzione a tutti gli effetti, in cui però sono rinchiuse persone che non hanno commesso alcun reato penale. Questi centri di detenzione, però, sono esterni al normale circuito penitenziario e non sono sottoposti ai controlli che l’autorità giudiziaria esercita normalmente nelle carceri. La loro gestione è affidata interamente alla polizia e al Ministero dell’Interno.
I tempi di durata massima della detenzione sono diventati sempre più lunghi: nel 1998 erano di 30 giorni, nel 2023 sono diventati di 18 mesi, con i relativi costi esorbitanti. A questo però non è corrisposto un tasso crescente di rimpatri, anzi: i rimpatri continuano a diminuire, dal 60% del 2014 si è passati al 49% del 2021.
CPR, storia di un fallimento: quasi il 70% dei rimpatri dai CPR è di soli cittadini tunisini
Sono questi i tratti caratteristici del sistema dei CPR raccolti nel report pubblicato pochi mesi fa “Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri” di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Un lavoro di analisi dettagliata di dati sul sistema di detenzione dei Centri di permanenza per il rimpatrio dal 2014 al 2021, raccolti grazie a 51 richieste di accesso agli atti a Ministero dell’Interno, Prefetture e Questure e a 30 richieste di riesame. Un lavoro di ricostruzione di informazioni, dal dato complessivo fino alla singola struttura, disponibile in formato accessibile e aperto a tutti sulla nuova piattaforma Trattenuti.
Fabrizio Coresi, esperto Migrazioni ActionAid, nelle conclusioni del rapporto scrive “Dall’Italia si rimpatria sempre di meno e con modalità̀ sempre più̀ coercitive. Accanto all’allarmante aumento dei costi umani ed economici della politica di rimpatrio, preoccupa la sempre maggiore diversificazione del sistema detentivo…. Ciò rischia di portare ad una moltiplicazione di strutture detentive non censite, situate in luoghi “idonei” o in aree militarizzate sottratte al controllo della società civile. Il rischio è quello di una ulteriore riduzione della trasparenza e dell’accessibilità di luoghi dove, è bene ricordarlo, le persone vengono private della libertà personale senza aver violato la legge penale”.
Restiamo umani
Alla base della nostra Costituzione, e di qualsiasi democrazia, vi è il rispetto per la dignità umana e per i diritti universali dell’uomo, che troppo spesso, vengono calpestati. Il rispetto per la dignità umana è emerso dagli orrori delle guerre e dei totalitarismi novecenteschi e rappresenta la base della nostra conquistata libertà. Dimenticarsene, spalanca le porte a venti pericolosi ed inquietanti.
Come Mediterranea Saving Humans Ferrara denunciamo la mancanza di politiche non propagandistiche, capaci di affrontare seriamente e dignitosamente i fenomeni migratori, ad esempio con corridoi umanitari che consentano a donne, uomini e bambini di ottenere dei visti regolari prima della partenza, così da evitare di intraprendere viaggi mortiferi o di finire nelle mani di trafficanti e aguzzini; la possibilità di superare il trattato di Dublino consentendo una reale ed operativa redistribuzione delle persone nel continente europeo, aumentando ad esempio il personale degli uffici pubblici preposti alla valutazione ed al rilascio dei permessi di soggiorno, così che le pratiche possano essere evase nei tempi di legge, piuttosto che in tre o quattro anni!
Questo governo sceglie, ancora una volta, di considerare la migrazione di uomini e donne come un problema securitario e di ordine pubblico, che si può affrontare solo con repressione, carcerazione, espulsione. E se i reati non sussistono, piuttosto si impiegano tempo e risorse per crearli ex novo.
Anna Zonari
Portavoce di Mediterranea Saving Humans – Ferrara
Anna Zonari
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