17 Febbraio 2023

Storie in pellicola /
#IoSonoQui

Simonetta Sandri

Tempo di lettura: 3 minuti

#IoSonoQui

Crisi di mezza età, voglia di scappare alla ricerca di nuovi stimoli e scoperte, viaggi mai fatti e che ora si vuole fare, leggerezza e spensieratezza. Nella modernità dei social.

Stéphane (Alain Chabat) ha una vita tranquilla nel sud della Francia, nei paesi baschi, ha un rinomato ristorante, ereditato dal padre, che gestisce con i figli, una ex-moglie con cui va d’accordo (cosa piuttosto rara) e non gli manca nulla. Almeno così sembra.

Il suo vero difetto? Non portare nulla a compimento, dall’Accademia delle Belle Arti al tatuaggio di un’anatra lasciato a metà. Ed è avventato e un po’ sprovveduto.

Instagram innescherà una crisi esistenziale senza precedenti, che lo farà intraprendere avventure mai immaginate e sognate, dalla Francia alla Corea. Attraverso questo mirabolante canale social inizierà a conversare con Soo (Doona Bae, attrice coreana dal profilo internazionale che ha lavorato con Kore-edaPark Chan-wook Bong Joon-ho di Parasite), una misteriosa donna coreana che dipinge delicati paesaggi e gli parla dei bellissimi ciliegi in fiore. Acquisto di un quadro, a ornare le pareti svecchiate del suo ristorante, messaggi e videochiamate, ed eccolo pronto a decollare per Seoul. Decisione impulsiva unilaterale che non sarà apprezzata dall’altra parte.

Il regista Eric Lartigau, noto per La famiglia Bélier, firma questo feel-good movie, #IoSonoQui che diverte ma che fa anche pensare. Un po’ ci si ritrova anche, in Stéphane. Con quella voglia di stupire, se stessi per primi, di scappare, di divagare, di prendere le cose con più leggerezza, di prendersi in giro, di seguire i propri sentimenti, di perdersi.

Il film, che ricorda le atmosfere di The Terminal di Steven Spielberg – per quel restare chiuso per giorni nell’aeroporto “spaziale” di Seoul in attesa di Soo che non arriva -, sbeffeggia il mondo digitale con i suoi numeratori di followers e like compulsivi e ne amplifica i danni e la derisione che ne possano derivare da un eccessivo e scorretto. Lo spunto iniziale è proprio l’impaccio della generazione boomer di fronte alle nuove forme tecnologiche di comunicazione interpersonale. Il confronto con l’aspetto social e virtuale permea tutto il film, dallo stesso titolo alle continue sessioni di chat Instagram sovrapposte all’immagine.

In questo caos digitale, Stéphane diventa suo malgrado un fenomeno social di successo con il nome di French Lover, e, mentre Soo non si presenta, inizia a vagare per l’aeroporto e la capitale asiatica alla ricerca della donna, scoprendo qualcosa di nuovo o di dimenticato di sé stesso. L’incontro con tanti “personaggi” sarà una vera sorpresa.

È un film sulla ricerca, sulla voglia di conoscere altro e, soprattutto, sé stessi.

Avventure, colori, sapori, viaggi, corse, girotondi, un ponte fra due paesi tanto lontani ma così affascinanti, l’incontro con Soo, motore inconsapevole di tutto, che torna alla sua vita normale, i figli ritrovati e… tutto è bene quel che finisce bene.

Commedia deliziosa, che merita uno spazio in una serata di relax.

 

 

 

 

 

#Io SonoQui, di Eric Lartigau, con Alain Chabat, Doona Bae, Ilian Bergala, Blanche Gardin, Delphine Gleize, Francia, 2019, 97 minuti.

 

Storie in pellicola, la rubrica di Simonetta Sandri, esce su Periscopio tutti i venerdì. Per leggere gli articoli precedenti clicca su: Storie in pellicola


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L’autore

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Da sempre appassionata di scrittura e letteratura, ha pubblicato su riviste italiane e straniere, è autrice del romanzo, “Il Francobollo dell’Avenida Flores”, ambientato fra Città del Messico, Parigi e Scozia e traduttrice dal francese, per Curcio Editore, di La Bella e la Bestia, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Ha collaborato con BioEcoGeo, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, Mosca Oggi, eniday.com e coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma. Scrive su Meer (ex Wall Street International Magazine).
Simonetta Sandri

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