Skip to main content

 

Come premessa

La scuola non è sempre un luogo sicuro: i “Libri Viventi” nei corpi adolescenti  dei giovani attivisti e attiviste lgbtqi+, ci raccontano di bullismo, incomprensione , discriminazione ed esclusione. Raccontano di sofferenza e solitudine accentuate dalla incapacità degli insegnanti di vedere o di intervenire ed anche dalla impossibilità di esprimersi completamente perfino in famiglia.

Non avrei mai pensato che ragazzi e ragazze tanto spigliati a presentarsi in pubblico e su temi tanto personali avessero problemi di rendimento scolastico. Eppure avrei potuto facilmente intuirlo: il bullismo è una delle cause del ritiro sociale e del rifiuto di tanti ragazzi e ragazze di andare a scuola. Dobbiamo fare tesoro delle loro esperienze e dei loro giudizi, perché quello che ci piace del nostro lavoro è la possibilità di essere facilitatori della ricerca di identità, della ricerca di senso, dell’incontro delle diversità.

In questo resoconto si leggeranno forti critiche agli insegnanti. Credo non ci si possa stupire di questo: nessuno e nessuna è attrezzata per natura a gestire situazioni, che non si possono affrontare solo con buona volontà, le buone intenzioni, il buon senso. Non bastano.

Purtroppo non basta nemmeno informarsi: nella mia esperienza di insegnante e di genitore, tante cose che ho ‘studiato’ le ho fraintese nella pratica, o applicate male, nel senso che non ne ho colto la sostanza o che ho dovuto prima fare un lavoro su me stessa per poterci arrivare con l’emozione, non con la ragione. Per questo è molto importante quello che ha detto una delle mamme: non è necessario capire, quello che è importante è esserci.
Vi rimando anche al primo post del mio blog, che vuole essere il programma di quello che scrivo: vietato rimproverare prima di avere ascoltato dovrebbe essere il nostro mantra .

Penso che sarebbe bastato questo, nei casi raccontati, per evitare tante sofferenze: interessarsi, ascoltare, credere, dare fiducia. Di questo parlerò nei miei prossimi articoli. Intanto aggiungo che sono convinta che l’ascolto serva anche a ridimensionare il bullismo, perché anche il bullo, la bulla, hanno bisogno di dire delle cose, ma devono imparare come dirle.

I Libri Viventi ci insegnano
Parlano i Libri Viventi
Il Banchetto dei Diritti di Arcigay

Al “Banchetto dei Dirittisabato 24 settembre 2022 organizzato da Arcigay Ferrara ‘Gli Occhiali d’Oro’, si è detto No alla disinformazione. É servito a tutti per la formazione e informazione sul tema dell’identità sessuale.
Abbiamo ascoltato e dialogato con giovanissimi attivisti e attiviste che hanno animato la Biblioteca dei libri viventi “perché raccontare e raccontarsi è l’unico strumento per superare stereotipi e pregiudizi. Conoscere è l’unica via per non discriminare”. Conoscere e conoscersi: “So quello che sono io” ha detto Nico, 15 anni: mi ha suscitato ammirazione per la consapevolezza che io nemmeno a più di 60 anni ho.

La consapevolezza del limite che indica la capacità di comprendere quello che c’è oltre. e di fare comprendere. È stato un pomeriggio illuminato, nonostante il grigiore, dalle voci squillanti e orgogliose di questi cuori a colori, così capaci di introspezione, così maturati dal dolore, così unici eppure così uguali nell’esperienza del bullismo, della discriminazione, dell’emarginazione.  Mi è parso che le parole e le riflessioni di questi giovanissimi e giovanissime abbiano gettato luce anche su chi sono io, chi siamo noi. 

“Io so quello che sono io. ”Gli altri vogliono rimanere ignoranti”. La consapevolezza per tutti e tre i protagonisti “Libri Viventi” (ho inventato i loro nomi) è arrivata verso i 12 anni.

Si sono dovuti documentare da soli e da sole su Internet, perché gli adulti non c’erano con loro,  prima di scoprire quale fosse la loro identità, unica, e prima di sapere dell’esistenza dell’ Arcigay, dove hanno finalmente individuato un ritrovo senza pericoli. Non è poco, visto che la loro breve vita è stata purtroppo piena di maltrattamenti e violenza fisica e psicologica, anche e soprattutto a scuola, dove non hanno trovato sempre la protezione degli insegnanti, dove hanno subito bullismo, derisioni, offese.

Fede e Ethan sono stati compagna e compagno nelle scuole medie e hanno avuto l’esperienza della bocciatura insieme. È importante avere almeno un insegnante vicino, ma per tante ore, perché se l’insegnante ha poche ore nella classe, è più un tormento che un aiuto, dicono all’unisono. Le affermazioni  risuonavano dall’una all’altro, a riportare lo stesso stato di angoscia, tristezza, frustrazione, rabbia, depressione. Ma anche di orgoglio: per essersi trovati, per avere raggiunto il proprio equilibrio e per avere il coraggio di manifestare e di manifestarsi per quello che sono, sapendo quanto valgono.

C’è stata anche la descrizione dello studio delle tattiche per manifestarsi con i compagni e compagne di scuola, con i genitori, fratelli e sorelle. E il problema con i nonni: già in famiglia inizia la solitudine e l’impossibilità di essere ciò che si è, perché i genitori non capirebbero e anche se ti ‘accettano’. Appunto, ti accettano soltanto. È anche vero, però, che ora, i genitori e anche zie, fratelli e sorelle sono venuti alla manifestazione a fare il tifo per loro.

Tante offese dai compagni e compagne di scuola, continue:
“Cambi tanto i tuoi comportamenti, dopo certi commenti mi chiudevo in camera non vedevo nessuno, non uscivo, non ero accettato, non ero benvenuto” .
“I
 commenti mi hanno formato il carattere: da timida e fragile, per via del bullismo, sono cambiata, rispondevo per le rime, come non avevo mai saputo fare”.
“I commenti mi hanno formato uno scudo, mia madre mi diceva che mi avevano tolto la luce negli occhi, mi chiudevo in camera, a volte non avevo la forza di alzarmi; mia madre e mio padre questo non lo accettavano”.

Ethan, Fede e Nico

L’anno in cui è stato bocciato, per un lungo periodo Ethan non è andato a scuola, si comportava male con i professori perché i compagni lo chiamavano con il nome e con il pronome che lui non voleva. Ethan infatti ha vissuto da bambina per i primi anni della sua vita, per poi scoprire di sentirsi un ragazzo.

Non si sentiva accettato nemmeno dai professori. Quando tornava a scuola dopo un’assenza veniva accolto con scenate perché gli insegnanti non coglievano la sofferenza che gli impediva di frequentare.  Lui rispondeva per le rime, anche sbattendo la porta.
Si sentiva triste, e solo la sua amica Fede gli dava comprensione. I compagni sapevano che stava male, ma a loro non importava niente, anzi infierivano. Ethan non accettava che ragazzi della stessa età lo insultassero e ha anche finito per aggredirli. 

Fede è stata bocciata sia per insofferenza all’ambiente ostile che per motivi di salute: i professori le hanno detto che avrebbe potuto portare il certificato medico per giustificare le assenze solo a cose fatte.  Quando Ethan aveva attacchi di panico gli insegnanti lo ignoravano, non lo lasciavano uscire dalla classe. 

Dice Nico: “Mi è caduta la motivazione e ho smesso di studiare”. Non si sentiva sicura in classe: è stata presa a pugni: lo ha detto alla coordinatrice, ma questa ha sospettato che fosse stata lei a provocare i compagni.

L’ambiente di scuola influisce enormemente sulla motivazione a studiare: la può far passare come può farla venire: “Essere bocciati è una crescita, abbiamo cambiato scuola, abbiamo imparato molto. Ai compagni non importava niente di me, prima, ma se ti trovi bene con i compagni ti viene più voglia di studiare”. 

Le parole della mamma di Ethan ci hanno commosso: sono state una dichiarazione di amore per il figlio, di fiducia, di stima, di sostegno senza se e senza ma. Un grande cuore accogliente e nessun argomento razionale. Anche se non comprende tutto, ha detto. lo sosterrà in tutto e per tutto.
Per la scuola c’è amarezza, da una parte, e gratitudine dall’altra, perché non sempre Ethan è stato accettato e protetto a scuola, ma ci sono insegnanti e presidi che lo hanno saputo accogliere.

Nico ha concluso con una riflessione: “Siamo tutti diversi nell’uguaglianza e tutti uguali nella diversità”.

Nota: Ovviamente Ethan, Nico e Fede sono nomi inventati 

tag:

Daniela Cataldo

Scrivo regolarmente sul blog UnaScuolaFuoriclasse a partire dall’esperienza in prima persona, anche come insegnante. Ho riscontrato che non sempre la scuola sa orientarsi e orientare riguardo a certe problematiche, lasciando i genitori soli e incompresi. Quando insorgono difficoltà, più o meno temporanee, quali la dislessia, un disagio emotivo, un disagio psichico, il segnale principale è “andare male a scuola”. Per me, però, è la scuola che “va male” quando non si adatta alla extra-ordinarietà. Vorrei raccontare la mia esperienza sul tema, offrire ascolto a genitori e insegnanti e dare indicazioni su come e dove chiedere aiuto e informazioni. Mi piacerebbe che l’accoglienza e il supporto che i genitori, per necessità vitale, imparano a dare, giungessero ai ragazzi e alle ragazze direttamente, senza necessità di sollecitazioni, da insegnanti consapevoli e competenti che sanno osservare ed ascoltare

Comments (2)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it