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Da ufficio stampa Lega Nord Emilia-Romagna

Bondisti Carife senza risposte e ritardi del governo

«E’ indispensabile ristabilire un principio di equità, tra i bondisti (e i 28mila azionisti) di Carife, che sono stati azzerati e non hanno i titoli, a causa dei paletti messi dal Governo, per nessun tipo di risarcimento, ed i risparmiatori di altre banche italiane, non altrettanto penalizzati. Il Governo si assuma la responsabilità di concretizzare le tante promesse per chi è stato escluso per motivi reddituali.» Parte da un punto fermo, la nuova crociata del capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, da sempre schierato in prima linea in difesa dei diritti “lesi” dei risparmiatori Carife. Questa volta, la battaglia si sposta sul fronte di circa un quarto degli obbligazionisti subordinati. I quali, a causa delle limitazioni inserite nel decreto ministeriale, che ha cercato sostanzialmente di mettere una “pezza” ai moltissimi errori del Salva Banche, si vedono esclusi dalle possibilità di risarcimento: per intendersi, i bondisti non potevano avere un reddito superiore a 35mila euro per il 2015 o un patrimonio immobiliare superiore ai 100mila euro (l’equivalente di un piccolo appartamento). «Le limitazioni – dice Fabbri – sono state inserite arbitrariamente dal Governo, in sfregio a quanto dice la Costituzione (articoli 3 e 47, quest’ultimo riferito proprio alla “difesa del risparmio”; ndr). La quale non prevede che ci siano distinzioni tra chi ha risparmiato di più o di meno. Per altri istituti di credito – continua – non si sono registrati gli stessi errori a danno dei cittadini, mentre i risparmiatori Carife, che hanno pagato sulla loro pelle gli effetti del bail-in, continuano ad essere trattati come gente di serie B. A Ferrara – ricorda Fabbri – circa il 25% degli obbligazionisti non rientra nei requisiti stringenti che il Governo ha fissato (per reddito o patrimonio): assieme alla Lega nazionale dei Consumatori – dice – avevamo proposto la strada dell’arbitrato Consob, che non è stata neppure presa in considerazione. In uno “Stato di diritto”, si sarebbe dovuto scegliere tra rimborsi forfettari e arbitrati, ma da noi non è così: chi è escluso per ragioni reddituali si trova in un limbo, per cercare di capire come muoversi, in attesa del più complesso arbitrato Anac. Si tratta di un ritardo ingiustificato», attacca Fabbri. Tutto questo mentre alcuni cittadini stanno optando per la via delle cause private, intentate contro le quattro banche “salvate”: «Ben vengano eventuali sentenze in favore dei risparmiatori traditi – conclude il capogruppo Ln – ma continuiamo a sostenere la necessità di una soluzione pubblica al problema.»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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