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“Settembre poi verrà ma senza sole” sono le parole di una strofa di Settembre, una canzone di Peppino Gagliardi, famosa negli anni Settanta. Le stesse parole potrebbero essere adatte per definire la situazione che sta vivendo la nostra scuola pubblica; infatti, pur avendo la certezza che a settembre la scuola non ripartirà ‘normalmente’, gli amministratori nazionali e locali stanno lavorando con grande lentezza. assolutamente ‘al buio’ per preparare le condizioni per il rientro.
È evidente che a settembre la comunità scolastica ha un assoluto bisogno di ripartire in presenza: bambine, bambini, ragazze, ragazzi, insegnanti, lavoratori, lavoratrici e famiglie hanno resistito per tre mesi, materialmente e psicologicamente, per far fronte all’emergenza.

Dopo questo enorme sforzo collettivo, e quando ormai tutte le attività produttive del Paese sono già state riavviate, la scuola ha bisogno di ricominciare in presenza perché senza scuola non c’è politica, non c’è giustizia, non c’è uguaglianza, non c’è crescita umana e nemmeno economica.
Per quanto il problema della ripartenza sia complesso, io penso che non ci potrà mai essere una soluzione ‘lluminosa’ se non ci si avrà il tempo di lavorare seriamente, insieme, con tempi distesi, guidati dalla luce di un faro rappresentato dalla scuola in presenza.

È sotto gli occhi di tutti come il nostro non sia un Paese che investe sulla sua scuola per investire sul proprio futuro-. Io però speravo, ingenuamente, che in un momento così delicato si sarebbero unite le forze per reperire le idee e le risorse necessarie per mettere la scuola, intesa come ‘organo costituzionale’, in grado di poter esercitare la propria funzione. Invece, le priorità di questa classe politica sono altre: basta guardare alle risorse promesse ad Alitalia e FCA e confrontarle con quelle destinate alla scuola per accorgersi subito della sproporzione a sfavore del nostro sistema educativo.

Inoltre, dopo mesi di ‘scuola dell’assenza’, ancora oggi – nonostante la Commissione Tecnico Scientifica presieduta dal Professor Patrizio Bianchi abbia concluso i suoi lavori un mese fa – il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina non ha ancora emanato le linee guida indispensabili per far ripartire le scuole in presenza e in sicurezza.
Le anticipazioni relative a questo documento destano molta preoccupazione. Non sono infatti previste risorse straordinarie, né investimenti strutturali, né personale aggiuntivo. Non c’è nessun impegno per garantire una riapertura in sicurezza. Si parla di “riduzione del tempo scuola”, di didattica a distanza, di formazione sulle nuove tecnologie… e non è un caso che siano in uscita proprio le linee guida per la didattica digitale integrata e per la sua valutazione. Si rischia lo stravolgimento della scuola della Costituzione.

Non è quello che i genitori si aspettano.
Non è quello che gli insegnanti chiedono..
Non è quello che serve al mondo della scuola.
Non è quello di cui il Paese ha bisogno.

In un momento in cui occorreva unire gli sforzi per mettere la scuola al centro dell’agenda politica, in cabina di regia stanno lavorando al risparmio e in maniera raffazzonata per indirizzare la scuola verso un settembre di didattica a distanza, di spezzatini organizzativi senza logica e criterio, di tempi ridotti e di spazi democratici ristretti.

Wake me up when september ends (“Svegliami quando settembre finirà”) dei Green Day, una canzone di tutt’altro genere musicale rispetto a quella citata nell’incipit, interpreta bene il modo di vivere dei molti che si aspettano che una soluzione, prima o poi, cadrà dal cielo. Mi spiace ma credo che la scuola di tutti debba essere progettata insieme. E credo che nessuno meglio di chi vive la scuola quotidianamente, possa occuparsene con cognizione di causa portando avanti i sogni e i bisogni collettivi.

Un’altra scuola è possibile rispetto a quella che sembra uscire dalle linee guida del Ministro ma, ora come mai, è necessario che i genitori, gli insegnanti, gli educatori, il personale amministrativo, i dirigenti, i cittadini uniscano le proprie forze per chiedere che i Comuni e le Province trovino spazi per tutte le scuole di ogni ordine e grado, per reclamare risorse straordinarie, per avere personale docente e Ata adeguato alle esigenze della scuola, per assumere i docenti precari, per ottenere degli investimenti strutturali per l’edilizia scolastica, per avere una corretta prevenzione sanitaria, per pretendere di essere informati, per poter partecipare al progetto di ripartenza e per scrivere insieme le pagine di questo nuovo patto di corresponsabilità educativa.

Per questo, anche a Ferrara si è costituito il Coordinamento  “Priorità alla scuola”: un movimento formato da cittadini, genitori, insegnanti, educatori, operatori della scuola, professionisti che, come in altre 70 città italiane, porterà in piazza queste rivendicazioni. Per Ferrara la manifestazione, quindi l’appuntamento per tutti coloro che vogliono la scuola al primo posto (#scuolafirst), è il 25 giugno, in piazza Savonarola, alle ore 18,00.
Dopo avergliele “cantate”scendendo in piazza, avremo più forza e forse dovranno ascoltarci. Anche a Ferrara chiederemo impegni precisi ad amministratori pubblici e dirigenti scolastici. C’è in ballo la nostra scuola pubblica, un Bene Comune, un bene prezioso che oggi è in pericolo. Siamo in tanti, e siamo disposti a rimboccarci le maniche: settembre è vicinissimo e non c’è un minuto da perdere.

Comunque la pensiate, buona partecipazione alla manifestazione e alle iniziative successive.
Qui la pagina facebook di Ferrara: https://www.facebook.com/PasFerrara/ 
Qui la pagina nazionale: https://www.facebook.com/prioritaallascuola/
Qui la mail per segnalare il proprio interesse alle iniziative future: prioritaallascuolaferrara@gmail.com

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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