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È sufficiente ascoltare le prime note di “Vegano no”, per riemergersi nel pop surreale e grottesco anni ’80 dei Radar, un viaggio nel tempo senza teletrasporto o distorsioni temporali.
Attenzione! Come ci ha insegnato “Back to the future”, il viaggio nel tempo può portare anche nel futuro, da qui il senso del titolo dell’album e del rinnovato sound dello storico gruppo veronese. A distanza di 34 anni dal loro primo disco i Radar tornano con la formazione composta da Nicola Salerno (fratello di Nini dei Gatti di Vicolo Miracoli), Gaetano Lonardi e Joyello Triolo.

La copertina del nuovo album

“No vegano” traccia la linea del disco, tra ironia e paradosso, cavalcando le pretese vegetariane di una morosa che vincola il matrimonio a insalate e cicoria. Meglio riempiere il piatto di salsicce, burrate e frittate, cibi che rendono più felici delle fidanzate intransigenti, alle quali non resta che pentirsi e riconvertirsi, ballando e muovendosi al ritmo di un fresco electro-pop.
“re-pop”, titolo volutamente in minuscolo, contiene dieci brani suonati con una timbrica particolare, ricca di contaminazioni, voci, fiati, percussioni, drum machine e qualche assolo quando serve. “Una cuoca calabra” completa la visione musicale con spunti jazz e pensieri improvvisati, un brano colorato che invoglia all’ascolto e a qualche passo di dance. “I formaggi di Lanzarote” alterna coro e fiati, mentre Cinzio, cuoco improvvisato, segue Master Chef spendendo una fortuna per cucinare il brasato. In “Grugy”, Zia Lina sembra casta ma poi si trasforma in qualcos’altro. Una melodia semplice, arrangiata con fiati e archi, aiuta a comprendere come la mente di un idiota abbia la profondità di un fiume.

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“James Carruba” si muove tra peperoni e valvole, una sorta di ballata surreale a ritmo sincopato, tanto di moda negli anni ottanta. Il riferimento alla musica di quel periodo non confina il disco nel revival, tutt’altro! Si tratta di un’esperienza arricchita da trent’anni di mestiere e dalla voglia di proporsi in una nuova veste, come in “Plastic People”, il cui testo è tratto da una poesia di Aldo Nove: “La plastica mentale elettorale, liberale. La plastica mentale esagonale, intestinale, macchinale, ombelicale…”.
Aldo Nove, nome d’arte del poeta e scrittore Antonello Satta Centanin, è considerato uno degli autori che chiude il secolo delle avanguardie (Atlante del Novecento italiano).
Nicola Salerno, fondatore dei Radar, così ha commentato il nuovo album: “È un caso divertente che il nostro ritorno coincida con un gruppo di tutt’altro genere, ma in qualche modo paragonabile a noi: Il Volo. Il confronto è buffissimo: loro sono giovani e noi siamo vecchi ma paradossalmente loro cantano canzoni antiche e sembrano cantanti cinquantenni, noi invece cerchiamo un linguaggio originale e più in sintonia coi tempi all’interno della musica elettronica “commerciale”, pur restando anagraficamente vecchi, non vogliamo fare i finti giovincelli, pietà. I tre del Volo hanno una tecnica vocale ineccepibile, noi siamo assolutamente ruspanti e imprecisi. Loro cantano col vibrato, con uno stile vocale anni ’60, lasciando spesso ampio spazio a virtuosismi, noi usiamo filtri, vocoder e Melodyne per alterare le voci qui e là. Non vibriamo quasi mai”.

 Lo stesso Salerno ha definito la musica dei Radar: “Il nostro genere è musica per grandi e piccini, spesso piacciamo anche ai bambini perché siamo sostanzialmente un gruppo giocoso”.
“re-pop” è un bel regalo anche per chi era “piccino” soltanto qualche mese fa e naturalmente per chi era “analogico” nel 1982, citazione tratta dal testo di “Sul Vesuvio”, brano attuale, nostalgico e lucido.

“Grugy” – Il video ufficiale

I Radar sono:
Nicola Salerno | Voce e Soundmaster
Joyello Triolo | Voce
Gaetano Lonardi | Voce
Parole, musiche e arrangiamenti di Nicola Salerno;
“James Carruba” e “Sul Vesuvio” parole di J. Triolo e N. Salerno;
“Plastic People” (N. Salerno – Antonello Centanin – N. Salerno), da una poesia di Aldo Nove

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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