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Premio Estense 2023. Dal 1965, l’eccellenza del giornalismo italiano. Presentata la quartina finalista

Il 28 aprile, è stato il termine ultimo per candidare un libro alla 59^ edizione del Premio Estense. Moltissime le candidature pervenute e oggi, presso Palazzo Calcagnini, sede di Confindustria Emilia Area Centro, è stata presentata, dalla Giuria Tecnica, la quartina finalista che concorrerà all’assegnazione del Premio da decretarsi, il 23 settembre, insieme alla giuria dei lettori.

Alberto Faustini, direttore del quotidiano Alto Adige, è il nuovo Presidente della giuria, il suo primo anno da Presidente, non da giurato, lo è dal 2009. Un successo. “Mai visti così tanti candidati in un’edizione del Premio, ben 69”, commenta Gian Luigi Zaina, Presidente della Fondazione Premio Estense.

“La discussione è stata accesa e vivace, ma è stata ed è una grande soddisfazione. Sono presenti quasi tutte le case editrici, molti giornalisti italiani, il Premio è cresciuto, non solo per numero di libri ma anche per le collaborazioni con Ansa e Radio Rai delle scorse edizioni; quest’anno entra anche Rai Cultura. E poi ci sono le relazioni con le terze pagine dei giornali per la parte cultura, oltre a una nuova collaborazione con il gruppo Azimut, multinazionale presente in 18 paesi”, continua.

Obiettivo ultimo è quello di rimettere al centro la cultura del dialogo, valorizzare la memoria e la storia, le nostre radici e le esperienze vissute.

“Questa edizione”, conclude, “sintetizza il vero significato del mestiere di giornalista che analizza questioni italiane ed estere, quelle legate al ricordo e all’immaginazione. Con questo racconto emerge lo stato di salute del mondo. E i quattro finalisti scelti rappresentano esattamente questa storia e questo filo”. Eccoli allora.

Ezio Mauro, L’anno del fascismo. 1922. Cronache della marcia su Roma, Feltrinelli. Mauro tratteggia gli inizi fascismo, ne racconta la genesi, da vero cronista storico. Il cronista: l’essenza del mestiere di giornalista, un mestiere reinventato in chiave storica, l’abilità di raccontare vicende lontane ricostruendole con dettagli.

E qui Mauro ha un punto in comune con l’altro giornalista in quartina, Marcello Sorgi, che ha inventato un ruolo, quello di retroscenista.

Il libro con cui concorre, Mura. La scrittrice che sfidò Mussolini, Marsilio Specchi, è un ritorno al passato che, allo stesso tempo, insegna ai giovani come fare giornalismo.

Mura racconta la storia di una donna sconosciuta che seppe litigare con il fascismo, una popolare scrittrice di romanzi sentimentali ed erotici, rivale di Liala, che consegnava alle sue lettrici storie licenziose e smaliziate. Presa di mira da Mussolini in persona, su di lei si abbatte la censura fascista, consegnandola a un oblio che dura tutt’oggi.

Si tratta di una fetta di storia laterale alla grande storia del fascismo, un libro facile da leggere, utile anche per i giovani. Quasi una favola, in un certo senso.

C’è poi Gaia Tortora, con Testa alta, e avanti, Mondadori Strade Blu, il racconto di una vicenda personale che è anche racconto di una vicenda italiana, quella di un grande errore giudiziario che trasforma uno dei più noti personaggi della tv italiana in un “bersaglio”. “E’ la storia di un’Italia divisa in due”, commenta Tiziana Ferrario. “Una storia che racconta il dolore di una famiglia, ma anche di un caso di malagiustizia, un racconto del nostro paese e di un certo tipo di giornalismo, che, in certi momenti, non è cambiato.” È il 17 giugno 1983, quando Gaia, quattordici anni, esce di casa di primo mattino con lo zaino in spalla, il giorno del suo esame di terza media. Procede spedita verso la scuola e non sa che, poche ore prima, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in una camera dell’Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Un padre che finisce su tutte le tv con le manette e quell’aria incredula e stupita che molti ricordano.

Paolo Borrometi, infine, con Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italianaSolferino, ci accompagna in un viaggio nella storia d’Italia in cui denuncia i traditori, i criminali che mirano a creare confusione nel Paese per raggiungere i propri interessi illegittimi. A discapito della verità. Il giornalista, 40 anni, giovane generazione, oggi condirettore dell’Agenzia Giornalistica Italia (AGI), racconta l’Italia dei grandi misteri, delle grandi trame, da uomo oggi sotto scorta per quanto ha scritto sulla mafia siciliana.

Sono libri di scrittura di grande livello, con un filo conduttore: disegnare un racconto della storia degli ultimi anni (ma anche di cent’anni fa come nel libro di Ezio Mauro), far conoscere i misteri italiani. Perché il Premio arriva nelle case dei giurati e delle redazioni ma anche nelle aule delle scuole.

È stato anche assegnato il trentanovesimo “Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione” al giornalista che nel corso dell’anno si è distinto per correttezza, impegno e professionalità. Va a Federico Rampini. Un professionista che parla di geopolitica, di cosa accadrà, nella fame d’informazione che ci circonda, un Premio alla carriera e allo stile. Ci ricordiamo della sua scrittura ma anche del suo stile inconfondibile.

In attesa del 23 settembre, dunque, quando la Giuria di 40 lettori, accenderà il dibattito. La forza del pubblico, concludono i commentatori. E noi ci saremo, come lo scorso anno. Fra quei 40 fortunati e curiosi.

 

Canale Youtube del Premio Estense.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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