Un grande musicista deve concentrarsi per scrivere la sua musica, non può certo perdere tempo ad ascoltare un piccolo musicista che suona per la strada. Ma se quel piccolo musicista, con la grazia del suo talento, ricorda al grande musicista perché lui ami la musica, allora qualcosa può ancora succedere.
Grandi e piccoli musicisti. Chi è famoso e chi lo è meno, chi ha il pubblico prestigioso delle grandi sale da concerto e chi ha quello della strada, che meno prestigioso non è.
Paiono tanto diversi ma ad accomunarli c’è lei, la musica. Il filo conduttore dell’albo, appena uscito in libreria, di Alexandra Mitsiali, “Il Piccolo musicista”, illustrato da Svetlin Vassilev, Kite Edizioni. Un’ennesima bella sorpresa.
Gli strumenti musicali non dovrebbero vagare sui marciapiedi, confondersi tra la folla, esporsi al freddo e alla pioggia, quella non è la vera grande musica che scrivono musicisti come lui, pensa, dal suo elegante attico il grande musicista, all’udire le note che escono dalla fisarmonica del piccolo musicista che suona, allegramente, in strada.
Gli ambulanti, che piaga, che onta! Se poi disturbano la sua concertazione mentre cerca di creare, fra mille fogli sparsi e note, la sua importante composizione, il dramma è completo. Che fastidio, che insofferenza. Ma quel bambino narra la sua storia e le note volano come uccelli migratori che hanno attraversato il lontano orizzonte alla ricerca di climi più accoglienti. I passanti sono attirati e trasportati dal ritmo della musica, incantati. Volteggiano. Mentre la sua musica gli appare fredda e vuota e l’ansia sale.
Accanto al letto un grande baule, ci si avvicina ma non lo sfiora. Suspense…
All’auditorium deve provare la sua composizione, la sua orchestra sinfonica lo attende. Ma quella musica del piccolo musicista ritorna prepotentemente. Pare un suono familiare, insistente, insidioso: il piccolo guarda lontano, gli occhi seri, le dita volano sulle tastiere della fisarmonica. Forse viene da lontano, lungo è stato il percorso per arrivare in quella città, sullo sfondo un maestro di musica che è rimasto indietro e forse non esiste più.
Il grande musicista è seduto nella sala da concerto, un grande direttore d’orchestra dirige la sua ultima opera. Ma lui non sente la sua musica, vede solo gli occhi del ragazzo che seguono il volo degli uccelli all’orizzonte. Un insolito calore lo avvolge.
La notte, però, un sogno terribile lo sveglia. Si alza e prende la fisarmonica dal baule, l’abbraccia e suona la musica del piccolo musicista. Sì, proprio quella.
Grande e piccolo si riavvicinano, si ricompongono. Maestro e allievo saranno accanto, si vede di rado, nessuno ha mai visto un musicista così piccolo in una sala così grande.
Una storia che racconta, con disegni e riferimenti artistico-musicali Art déco, di come forse, ad un certo punto della vita, viene il momento di “fare i conti” con il passato e di accogliere nuovamente quella parte di sé sacrificata per costruire ciò che si è diventati.
Un albo bellissimo dedicato a chi ha perso l’ispirazione, magari chiudendola, a doppia mandata, in un impolverato e buio baule dimenticato, in un angolo della casa, insieme alla sua infanzia e ai ricordi e ai sogni che essa porta con sé. Originale e intenso.
Alexandra Mitsiali è nata e cresciuta a Corfù e attualmente vive a Salonicco. Si è laureata presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Aristotele di Salonicco ed è dottore di ricerca in Pedagogia. Lavora nell’istruzione secondaria e occasionalmente nell’istruzione superiore. Scrive libri per bambini, romanzi per giovani adulti e adulti, pubblica racconti brevi su riviste letterarie e contribuisce occasionalmente con articoli a media online e cartacei. Il suo romanzo “Ti salverò, non importa cosa succeda” è stato premiato con il Premio Letterario Nazionale per Giovani nel 2014, mentre il suo romanzo “Eroi scalzi” ha ricevuto il Premio Letterario Nazionale per Giovani nel 2017 e ha vinto il Premio Romanzo Giovani dalla sezione greca di IBBY nello stesso anno.
Alexandra Mitsiali, Il Piccolo musicista, illustrato da Svetlin Vassilev, Kite Edizioni, Padova, 2023, 32 p.
Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti.
Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara
Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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