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“Per il poeta, scrivere significa abbattere il muro dietro cui si nasconde qualcosa che è sempre stata lì.”
(Milan Kundera)

Da: Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021)

Margine

Considera l’attimo
l’aria che intaglia le cose
il profilo in ombra di una madre
considera l’acqua
le sue vie calcaree
le sue furie di sale
somiglia alla grazia
questo suo scavare gelido
molle di luce
dici
non c’è scampo allo splendore
ai feroci richiami del giorno
il dolore è margine di bellezza
e noi qui
nell’eterno nitore di settembre

Trasparenze

Notte di enigmi lucenti
alla finestra crateri
aria di pietra, sabbia rossa, maschere d’oro
tempo che traspare
connubio di vetro, il respiro trattenuto delle costellazioni
qui
l’odore di un buio d’edera.
Sul pianoforte un metronomo addormentato

Notturno

Il poeta del secolo non ha antologia
è un pazzo che biascica seduto all’angolo
sotto un lampione di nebbia al neon
che crede un ventre gravido di luna

Da Memorie fluviali (MC edizioni 2022, collana Gli insetti, a cura di Pasquale Di Palmo)

Alba

Sanguina il gelso
nel pianto degli archi
un adagio in minore
suonato di taglio
si misura nel crollo
la premura d’amore
negli steli recisi
la morte che ha cura
balsamo miele
mio barbaro
mia nuda tra le dita
preghiera
e tu
candido altare
alba di vetro
che ogni cosa sai
del nuovo giorno
spezzami piano.

Al peso degli addii (poesia inedita)

Al peso degli addii
riservi la tua quiete, un albeggiare
scura il proseguire
ma tu non dire
le tue vele a chi non cade
col rosso agli occhi, nel disalbero
parlami di una porta socchiusa
idea che scivola, ipotenusa
che nega i perpendicoli della croce
una voce
che chiama, senza sera
attendimi in panne sotto la bufera
fermezza tua che rimane nella cura
dei perduti come fosse vera
tra queste case rotte una voliera
aperta, che fa tremare
di precisa primavera

Il pensiero di noi più accorto (poesia inedita)

Il pensiero di noi più accorto
vive nel buio d’alga di un lago
se sale distende un bagliore
ai segnati altipiani, guardiani
di chiuse serre al petto
dove fa equatore
quest’azzurra pena
dal pomeriggio scalzo
la città s’appende a una nube
è all’acqua, agli altari
il vederti attendere gli androni,
i tabelloni, portarmi pace
al meridiano astrale
raggio d’oro – tu – in una cattedrale

Isabella Bignozzi ha svolto a lungo attività clinica e di ricerca, ed è autore di comunicazioni scientifiche
di rilevanza internazionale. In ambito umanistico ha pubblicato racconti, prose artistiche, testi poetici,
saggi e contributi critici su varie riviste letterarie. Con alcuni suoi scritti è presente su «Inverso –
Giornale di poesia», «Poesia del nostro tempo», «Versante ripido», «Atelier poesia», «rivista
ClanDestino», «larosainpiu», «La foce e la sorgente», «Formicaleone», «Le parole di Fedro», «La poesia e
lo spirito», «Poetarum Silva», «NiedernGasse».
In poesia ha pubblicato Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021) e Memorie fluviali (MC edizioni, collana
Gli insetti, a cura di Pasquale di Palmo). Con la prosa inedita La notte è stata finalista alla 35^ edizione
del Premio Lorenzo Montano (2021), e con la poesia inedita Come madre alla 36^ edizione (2022). Con il
romanzo storico a memoriale Il segreto di Ippocrate, edito da La Lepre edizioni, è stata finalista al premio
Como 2020.
Scrive per «Pangea», cura la rubrica La parola dell’attuale su «Poesia del nostro tempo», e lo spazio web
«L’Astero rosso – luogo di attenzione e poesia».

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopioPer leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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Francesco Monini
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