Parole a Capo
Gabriele Turola: “La lettera Enne” e altre poesie
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Gabriele Turola (Ferrara 1945-2019) è stato una figura composita di intellettuale Ferrarese. Giornalista pubblicista, scrittore, critico d’arte, conferenziere, guida a rassegne pubbliche e private, poeta e pittore e forse anche chissà quant’altro. Nel settembre 2024, a cinque anni dalla sua scomparsa, ho curato una esposizione dei suoi dipinti presso la Galleria del Carbone di Ferrara. Il taglio di questa retrospettiva “Dedicato a Gabriele Turola” è stato antologico, cercando di incominciare a mettere ordine alla sua cospicua produzione artistica, Ho diviso la produzione per periodi, tecniche adoperate e supporti: Tempere su masonite, tempere e chine su carta ed acrilici su tela. Le tempere su masonite documentano la fase iniziale della sua produzione, le carte quella centrale e finale (questa arricchita da collages) e le tele la fase di maggior successo critico e commerciale dei suoi lavori. Gabriele dopo il 2004 non ha più esposto una sua opera, appositamente creata, a Ferrara, l’ultima è stata “L’antimisoneista” un monotipo, dipinto ad olio su vetro ed impresso in 3 esemplari, proprio per la Galleria del Carbone. I suoi lavori sono stati esposti con successo a Trieste, Milano, Roma, Vicenza, nelle principali fiere del settore ed anche all’estero. Assieme a Sergio Zanni ha avuto l’onore di avere un’opera scelta per diventare un mosaico a Tornareccio. Hanno scritto della sua pittura firme di valore come Lisa Ponti, Elena Pontiggia e Nicola de Maria. Sue opere assieme al sodalizio Portofranco sono state esposte alla Triennale a Milano ed ha avuto una personale alla Bocconi. L’ultima esposizione a cui aveva collaborato a Benevento nel 2019 è stata purtroppo la sua prima mostra postuma. Nel curare il catalogo della esposizione alla Galleria del Carbone ho edito quella che fino ad oggi è stata la più ricca cronologia delle sue esposizioni pittoriche e dei suoi libri, ho evitato di firmarla perché il suo arricchimento possa diventare un contributo collettivo. Infatti ho già raccolto suggerimenti, indicazioni e documentazione ed ho prontamente aggiornato il file, a disposizione degli studiosi e degli interessati. Durante l’esposizione alla Galleria del Carbone è stato dedicato un pomeriggio alla lettura di alcune poesie di Gabriele, tratte da “Ferrara visitata nel sogno“, il suo primo libro di poesie. Dopo l’esposizione “Officina Ottanta” in Castello Estense, che faceva il punto sullo stato dell’arte a Ferrara alcuni intellettuali si accorgono di Turola. Renato Sitti, allora direttore del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, è il motore della prima uscita pubblica di Gabriele poeta. Scrive Sitti nella prefazione: “In questi anni così faticosi per il cammino della poesia, così facilmente sdrucciolevoli verso le soluzioni espressive a facile effetto, a volte verso le fatue sofistificazioni formali, il ritorno a spessori un po’ “grossi”, a riferimenti coerenti, a nomenclature non allusive, a un verso aperto a intera pagina, rappresenta indubbiamente un dato positivo, fautore di una premessa libera dalla frivolezza, rivolta alla ricerca di un nuovo incontro con il reale al di fuori di ogni illusoria soluzione sovrastrutturale o puramente formale.” Il libro di poesie successivo “La voce delle cose” è il capolavoro della sua poetica. Sue poesie e racconti saranno poi pubblicati nei cataloghi delle mostre di Milano, Torino, Vicenza e Benevento. Gli scritti come critico d’arte, giornalista e storico attendono ancora una necessaria archiviazione.
Scheda di Corrado Pocaterra (corradopocaterra@virgilio.it)
La lettera Enne
Un giorno la lettera Enne
perse i sensi e svenne.
La risollevò babbo Alfabeto
che le disse turbato e inquieto:
“Povera figlia mia
il tuo è un caso di anemia,
sei troppo debole e ti dimostro
che puoi ricostituirti se bevi un goccio d’inchiostro!”.
La lettera Enne ne assaggiò un sorso
e dopo che il tempo della sua convalescenza fu trascorso
si sentì così forte che con le sue due gambe snelle
saltellò fino ad arrivare sulle Stelle,
le quali le chiesero curiose:
“Chi sei tu che vieni qui fra noi?”. Ella rispose:
“Io mi chiamo Enne e sono l’iniziale della Notte,
dovreste saperlo voi che siete dotte,
perciò ho diritto a restare fra voi!”.
Le Stelle ripresero: “Che cosa vuoi?
Sei così piccola e hai così alte mire!”.
La lettera Enne si sentì arrossire.
*
Il signor Bonaventura visita Ferrara
a Valeriano Lazzari
Il signor Bonaventura visita Ferrara
per rendersi conto del nero fondamentale
lungo braccio di automa
proprio ieri lunedì cinquanta Settembre
l’ho visto che passava per Via Carlo Mayr col suo cane bassotto
la morte a distanza che si ricostruisce
si è fermato al Bar Condor
ha bevuto una tazza di avverbi caldi
attraversando Via San Romano
ha incontrato un califfo dalla faccia di tritolo
che gli ha chiesto l’ora
il signor Bonaventura ha risposto:
“cosa importa l’ora il minuto-mulinello
il luogo del delitto o del diletto?
la vita non esiste
noi uomini non siamo che fantasmi proiettati nel Nulla
reincarnazioni di mosche deliranti
personaggi di un incubo piccolissimo…”
il califfo dalla faccia di tritolo
per premiare la sua gentilezza e la sua saggezza
manco a dirlo gli ha consegnato il solito milione
poi il signor Bonaventura non è vero
grande allievo del passato o del futuro
palma che si dondola nel vento di midollo
voltando per Corso Porta Reno
si è sprofondato nella dimensione del microbo erotico
nel volo del periodo che funziona nel colore del bisticcio
precisamente nel Corriere dei Piccoli
nella vendemmia a ventaglio di Sergio Tofano
*
Tugnin d’il cicch
Apollonio Formaggi detto Tugnin d’il cicch
dormivi sullo scalone del Teatro Comunale e sognando
preparavi l’elenco degli invitati mai nati
conoscevi l’ingresso dei grilli senza biglietto
nelle ore serali con una lanterna
cercavi mozziconi di sigari e sigarette
saltellandovi intorno infilavi le cicche con un bastone
che era completato alla base da una punta di chiodo
e per ogni cicca trovata un grido di gioia una vittoria
nessuno poteva comprarti
la moda dei cervi trasformati non ti interessava
ti lavavi sotto una pioggia di tuberose
risparmio giusto per dimenticare i delitti dei benpensanti
che correvano dentro i clarini di nailon
di medicina che fa accettare le cose come sono
qualche socio del Circolo ti buttava una moneta
solo perché era credenza che portasse fortuna il fatto di assisterti
con un sorriso simile a una smorfia raccattavi l’offerta in tutta fretta
però nulla chiedevi né tendevi la mano
povero sì ma orgoglioso!
e poi il Tempo aiutava la tua libertà di scimmia mai ammaestrata
senza rapporti umani senza illusioni senza speranze
ti sentivi ricco nella tua miseria di pollo senza penne
allevatore di pulci acrobata della dignità e dell’anarchia
spinta fino a toccare il culo della luna
senza scontare nessun castigo
senza conoscere la politica
dei tenori affogati in un mare di fragole
ti spegnevi per assideramento
in Ferrara il 7 febbraio 1929
bello come una ricerca scientifica
*
Ferrara non è il paese dei balocchi
a Giuliana e Massimo Roncarà
E lo chiami mondo
questo fiocco di ovatta sporco di sangue?
e la chiami città
questa spiaggia di cocker di manichini al prezzemolo?
gli abeti col loro calcolo di ombra verde
sconvolgono ogni regola del gioco
la caserma di Via Scandiana con i soldatini di piombo
che marciano caricando Marilù
e fanno le esercitazioni per un pizzico di buio
sotto il Volto del Cavallo
un pagliaccio di stoffa bacia una bambola di porcellana
in Piazzetta Municipale
un cormorano comunista tiene un comizio
applaudito da una folla di barbieri nudi
con in mano rasoi di corallo
di cresta di gallo
di luna che ride
di lumaca che predice la buona ventura
un gambero vestito da vigile urbano
in Via Borgo di Sotto
fa la multa alla Befana
perché gira in triciclo senza patente
gli uomini sono bambini che non sanno giocare
che rendono la vita una favola brutta
con orchi che detengono il potere
con gnomi che s’inseriscono nel solco della solita stupidità
Ferrara non è il paese dei balocchi
non è nemmeno una città
le sue radici risalgono ai vermi della nebbia
ai simboli assurdi del caso
chi può capire Gandhi o Martin Luther King?
chi può penetrare nella profondità
dei loro occhi di anemoni armoniosi?
*
Pendenza
Io propongo di erigere un monumento a Pendenza
chi è Pendenza?
è la torre di Pisa in chiave umana
è un centauro allegro che mangia bottoni ed elastici
è la mascotte delle giraffe travestite
è l’amico che tutti possono trovare
in ogni tempo in ogni luogo
passa per le strade fischiettando e cantando
non esiste ferrarese che non lo conosca
lui si ferma portando un raggio di luna in pieno giorno
Piazza Trento Trieste è il suo salotto
i paracarri sono i suoi tavolini con servizio da the
un mare in miniatura che fornisce voli di ostriche
quando parla svela i trucchi dei poliziotti
i segreti degli scarabei stercorari
il quadro completo della gente fidata
che ha l’incarico di coltivare pompe funebri
peperoncini e balli impossibili
insomma Pendenza è l’eroe dell’individualismo
che si traduce nell’ippogrifo di messer Ludovico Ariosto
trauma complicato condito con cicoria effervescente
la vendita di tutti gli ideali
la strage di tutti i sogni
un filo di fulmine che si collega con le orecchie asinine di Re Mida
i buoni borghesi pisciano dentro pitali di limone
prendono i mendicanti con trappole di cielo
ma Pendenza se ne infischia
lui si è messo al di sopra di questa commedia banale
perla falsa
bolla di sapone che vaga nella notte
e che scoppi alla prima denuncia del sole
i delinquenti organizzati
che occupano il privilegio dei posti più in vista
gli esperti di cultura greca
inventano nuovi tempi per Pendenza
ma Pendenza è al di fuori del tempo
ranocchio che indovina il quiz telepatico
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica.
Ferrara film corto festival
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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.
Pierluigi Guerrini
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
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