Francesco Reyes
Oggi mi sono svegliato e, come diverse altre volte, ho trovato il mio computer acceso.
Occhi ignari
Windows aveva deciso di aggiornarsi nella notte. Per sua disgrazia (di Windows), il mio computer è impostato con un “double boot”, cioè la possibilità scegliere con quale sistema operativo avviarlo, Linux (scelta automatica) o Windows (se richiesto dall’utente). Windows tenta spesso di modificare aspetti software del computer, lontano dagli occhi ignari del proprietario, con collegamenti a internet e aggiornamenti notturni, che a volte lo portano a multipli riavvii consecutivi. Prima di spegnersi automaticamente, prima del mio risveglio. Nel mio caso, il poveretto si è trovato bloccato da un riavvio impostato di serie su Linux.
Il mio computer?
Riavvio la macchina in Windows e… sorpresina! Il sistema mi annuncia orgogliosamente che mi ha messo a disposizione l’ultimo aggiornamento di Microsoft Edge (un navigatore per internet), il quale si avvia automaticamente e si frappone tra me e l’uso del computer. Mi propone di un tour dell’applicazione obbligatorio. Per riuscire a interromperlo sono costretto a forzarne la chiusura da Gestione attività (Ctrl +Alt + Canc).
L’espropriazione del computer non si ferma qui. Decido di rimuovere l’applicazione, per la quale installazione sul mio computer non ero stato consultato. Ma il pulsante “Disinstalla” risulta disattivato da Installazione Applicazioni. Apparentemente c’è una lobby dentro il mio computer più influente di quello che sono io, che, scioccamente, mi credo ogni volta proprietario di questa macchina sottomessa a voglie di terzi.
Autodeterminazione
Credo di aver esitato abbastanza. E’ il momento che la faccia finita con questo sistema operativo. Nel anno 2020 penso che l’umanità (e io come sua parte) meriti poter gestire autonomamente il proprio computer. E’ il momento che adotti definitivamente un Linux (come peraltro già fanno 2 dei miei coinquilini).
Buona autodeterminazione a tutti
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Francesco Reyes
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it