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Il nuovo segretario provinciale del Pd, Nicola Minarelli si candidò già quattro anni fa alla massima carica di partito e fu sconfitto da Luigi Vitellio, da cui ora riceve il testimone. E’ interessante andare a rileggere ciò che all’epoca dichiarò a Ferraraitalia, per valutare cosa permane e cosa è mutato nei suoi orientamenti nel corso di questi quattro (politicamente lunghi) anni. Le domande poste riguardavano il posizionamento del partito, il pantheon della memoria, i valori ideali, le priorità di intervento. Ecco cosa disse allora (26 marzo 2015) Minarelli.

1. Considera il Pd un partito di sinistra o di centro-sinistra?
Considero il Pd un partito di centro-sinistra nel quale convivono diverse culture, sensibilità, tradizioni politiche e partitiche che si riconoscono nel riformismo italiano.

2. Può indicare una personalità (una sola) rappresentativa della storia, della tradizione e dei valori che ritiene fondanti per il suo partito?
Senza ombra di dubbio indico il Presidente emerito Giorgio Napolitano, un uomo che ha saputo nella sua lunga storia politica essere all’avanguardia e un vero riformatore e che ha dimostrato come Presidente della Repubblica di saper guidare il paese in uno dei periodi più difficili sia dal punto di vista economico, sia politico. La lungimiranza, la capacità di guida e persuasione, la volontà di mettere al centro il Paese anche oltre le proprie forze fisiche ne fa un esempio di spirito di servizio di servizio encomiabile.

3. La questione morale, evocata come tale già da Enrico Berlinguer all’inizio degli anni ottanta, come dimostrano le cronache quotidiane è ancora drammaticamente irrisolta. Che fare per ridare un profilo etico alla vita pubblica?
Essere particolarmente intransigenti coi comportamenti illegali e moralmente discutibili. Intransigenza nella selezione della classe dirigente e ancor meglio avvicinamento al cittadino del potere decisionale. Un sano e vero federalismo, che significhi scelte fatte dal livello decisionale e di governo più vicini al cittadino, può essere la garanzia che il controllo sia esercitato “a misura d’uomo” e dunque in maniera più efficace.

4. Un cittadino condannato in primo grado (ma non ancora in via definitiva, come nel caso dell’ex sindaco di Salerno, De Luca) a suo giudizio ha titolo per candidarsi a ruoli interni al partito o di rappresentanza nelle pubbliche istituzioni?
Siamo per un partito garantista. Certamente però dovrebbe scattare una questione di opportunità politica nell’evitare situazioni di questo tipo. Ancor più certamente il Partito che immagino non può ammettere che un candidato o un eletto possa manifestare l’indifferenza verso le leggi dello stato o ancora peggio dichiari apertamente di infischiarsene.

5. Per quanto riguarda i rapporti con le minoranze, ritiene giusto che il diritto al dissenso oltre che nel dibattito interno si esprima anche esternamente con voti in sede assembleare (Parlamento, Commissioni, Consigli regionali o comunali…) contrari all’orientamento adottato dalla maggioranza dal partito?
Stare in un grande partito significa ammettere che ci siano sensibilità differenti, ma questo non può mai pregiudicare il principio che al momento delle decisioni ufficiali ci si comporta come un unico soggetto e che le decisioni prese dagli organismi dirigenti a maggioranza vadano rispettate. Altro discorso per i temi etici sui quali la libertà di coscienza credo debba essere ammessa.

6. Su cosa si deve puntare per lo sviluppo strategico di Ferrara?
Ferrara sconta tuttora un gap infrastrutturale che è una delle cause della scarsa competitività e attrattività rispetto agli altri territori. Se poi si considera che il tessuto imprenditoriale è fragile e fatto di imprese di piccole e medie dimensioni ben si comprende quanto sia importante in questa fase approfittare della nuova programmazione territoriale 2014-2020 utilizzando i fondi europei per eliminare il digital divide, favorire l’inclusione sociale, il rafforzamento della competitività delle aziende, la valorizzazione del patrimonio turistico, culturale e ambientale.

7. Quale considera essere la priorità di intervento a livello nazionale e a livello locale? (una per ciascun ambito, non un elenco di questioni)
A livello nazionale indico come priorità la riforma della pubblica amministrazione, nell’ottica della necessità di sburocratizzare un sistema ingessato, a tratti surreale. La indico prioritariamente perché non c’è altra riforma che possa reggere, implementarsi o dare i propri frutti se si trovano barriere a tratti insormontabili nel sistema pubblico. A livello locale indubbiamente il lavoro. Va messo in moto un ampio processo di coinvolgimento a livello politico e amministrativo al fine di individuare le priorità di intervento e fornire strumenti e ‘policies’ efficaci.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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