Minarelli e Vitellio, le sette domande capitali nella corsa alla segreteria Pd
Tempo di lettura: 6 minuti
Vitellio e Minarelli, in ordine di presentazione della candidature. Oppure Minareli e Vitellio in ossequio all’alfabeto. Comunque li si guardi e li si giudichi sono loro gli sfidanti al ruolo di segretario provinciale del Partito democratico di Ferrara. Luigi Vitellio è l’attuale segretario cittadino del partito. Nicola Minarelli è sindaco di Portomaggiore. Entrambi ambiscono alla sucecssione di Paolo Calvano, avviato alla nomina plebiscitaria a segretario regionale dell’Emilia Romagna. Ad ambedue abbiamo posto per iscritto le stesse domande per cercare di comprenderne meglio i tratti politici, il profilo identitario, le linee strategiche d’azione. Le domande vertono sul posizionamento del partito, il pantheon della memoria, i valori ideali, le priorità di intervento. Ciascuno aveva a disposizione lo stesso spazio complessivo, tremila caratteri. Entrambi hanno aderito all’invito. Minarelli ha disciplinatamente onorato l’impegno. Vitellio è arrivato un po’ lungo nei tempi e negli spazi, salvo riaggiustare il tiro in corsa. Sarà il presagio di un tribolato finale al fotofinish?
Ecco di seguito gli interrogativi e le risposte.
1. Considera il Pd un partito di sinistra o di centro-sinistra?
M: Considero il Pd un partito di centro-sinistra nel quale convivono diverse culture, sensibilità, tradizioni politiche e partitiche che si riconoscono nel riformismo italiano.
V: Il Pd è una formazione politica nata per cambiare il nostro modo di affrontare i temi e le questioni che la complessità dei sistemi sociali ci pongono con i loro continui mutamenti. I grandi temi dello sviluppo sostenibile, del lavoro, dell’istruzione e del rispetto delle persone e dei loro diritti a fronte dell’impegno che tutti noi abbiamo nel mantenere i “ nostri doveri”. Quindi schematicamente la risposta è il Pd è un partito di centro sinistra, con l’ambizione di rappresentare con i suoi valori anche chi finora ha guardato da altre parti.
2. Può indicare una personalità (una sola) rappresentativa della storia, della tradizione e dei valori che ritiene fondanti per il suo partito?
M: Senza ombra di dubbio indico il Presidente emerito Giorgio Napolitano, un uomo che ha saputo nella sua lunga storia politica essere all’avanguardia e un vero riformatore e che ha dimostrato come Presidente della Repubblica di saper guidare il paese in uno dei periodi più difficili sia dal punto di vista economico, sia politico. La lungimiranza, la capacità di guida e persuasione, la volontà di mettere al centro il Paese anche oltre le proprie forze fisiche ne fa un esempio di spirito di servizio di servizio encomiabile.
V: Barack Obama è la persona che rappresenta di più il cambiamento, la rottura con la continuità. Come deve essere il Pd. Il mio personaggio è lui.
3. La questione morale, evocata come tale già da Enrico Berlinguer all’inizio degli anni ottanta, come dimostrano le cronache quotidiane è ancora drammaticamente irrisolta. Che fare per ridare un profilo etico alla vita pubblica?
M: Essere particolarmente intransigenti coi comportamenti illegali e moralmente discutibili. Intransigenza nella selezione della classe dirigente e ancor meglio avvicinamento al cittadino del potere decisionale. Un sano e vero federalismo, che significhi scelte fatte dal livello decisionale e di governo più vicini al cittadino, può essere la garanzia che il controllo sia esercitato “a misura d’uomo” e dunque in maniera più efficace.
V: Il non rispetto per i cittadini e delle risorse pubbliche, l’occupazione di parti delle Istituzioni per interesse personale noi oggi la definiamo “questione morale”. Per combattere corruzione e malaffare serve uno sforzo comune che si deve basare su una cosa semplice: il buon esempio.
4. Un cittadino condannato in primo grado (ma non ancora in via definitiva, come nel caso dell’ex sindaco di Salerno, De Luca) a suo giudizio ha titolo per candidarsi a ruoli interni al partito o di rappresentanza nelle pubbliche istituzioni?
M: Siamo per un partito garantista. Certamente però dovrebbe scattare una questione di opportunità politica nell’evitare situazioni di questo tipo. Ancor più certamente il Partito che immagino non può ammettere che un candidato o un eletto possa manifestare l’indifferenza verso le leggi dello stato o ancora peggio dichiari apertamente di infischiarsene.
V: Chi ha subito condanne in primo grado è opportuno che non si candidi a ruoli interni al Partito o di rappresentanza nelle istituzioni.
5. Per quanto riguarda i rapporti con le minoranze, ritiene giusto che il diritto al dissenso oltre che nel dibattito interno si esprima anche esternamente con voti in sede assembleare (Parlamento, Commissioni, Consigli regionali o comunali…) contrari all’orientamento adottato dalla maggioranza dal partito?
M: Stare in un grande partito significa ammettere che ci siano sensibilità differenti, ma questo non può mai pregiudicare il principio che al momento delle decisioni ufficiali ci si comporta come un unico soggetto e che le decisioni prese dagli organismi dirigenti a maggioranza vadano rispettate. Altro discorso per i temi etici sui quali la libertà di coscienza credo debba essere ammessa.
V: Vogliamo rappresentare una parte ampia della società. Nei partiti grandi succede che ci sono molte persone, molte idee. Vedere più opinioni come un problema è sbagliato. Alla fine della discussione è necessario fare una sintesi e i gruppi dirigenti servono a quello. Altrimenti non dirigono più, sono diretti. Allora credo che chi ha delle responsabilità deve sapere che quando ha l’onore di ricoprire una carica pubblica per rappresentare non solo un partito, ma dei cittadini, ha anche il dovere di rispettare le decisioni che vengono prese dalla maggioranza.
6. Su cosa si deve puntare per lo sviluppo strategico di Ferrara?
M: Ferrara sconta tuttora un gap infrastrutturale che è una delle cause della scarsa competitività e attrattività rispetto agli altri territori. Se poi si considera che il tessuto imprenditoriale è fragile e fatto di imprese di piccole e medie dimensioni ben si comprende quanto sia importante in questa fase approfittare della nuova programmazione territoriale 2014-2020 utilizzando i fondi europei per eliminare il digital divide, favorire l’inclusione sociale, il rafforzamento della competitività delle aziende, la valorizzazione del patrimonio turistico, culturale e ambientale.
V: Ferrara deve avere un ruolo strategico nel contesto regionale e nazionale e su questo innestare le politiche di sviluppo locale, oltre a quelle già esistenti. L’area vasta è questa grande opportunità. Penso alla Cispadana e all’autostrada regionale ,che ci congiunge al Brennero, all’idrovia che termina a Porto Garibaldi a pochi chilometri dal porto di Ravenna, alle eccellenze dell’Università, del petrolchimico, ai possibili scenari dettati dal parco del delta del Po, alla grande opportunità di avere lo snodo ferroviario di Bologna molto vicino e nello stesso tempo al sistema fieristico. Al valore stesso della città di Ferrara turistico e culturale. E’ necessario mettere a sistema queste e altre opportunità che esistono in un a ottica territoriale complessiva e condivisa. A livello nazionale le priorità sono i temi del lavoro, come a livello locale, la lotta all’evasione e la sicurezza, che per troppo tempo abbiamo lasciato in mano alla Lega nord. Ma anche la sicurezza ambientale e le nuove forme di economia, quella verde e quella blu.
7. Quale considera essere la priorità di intervento a livello nazionale e a livello locale? (una per ciascun ambito, non un elenco di questioni)
M: A livello nazionale indico come priorità la riforma della pubblica amministrazione, nell’ottica della necessità di sburocratizzare un sistema ingessato, a tratti surreale. La indico prioritariamente perché non c’è altra riforma che possa reggere, implementarsi o dare i propri frutti se si trovano barriere a tratti insormontabili nel sistema pubblico. A livello locale indubbiamente il lavoro. Va messo in moto un ampio processo di coinvolgimento a livello politico e amministrativo al fine di individuare le priorità di intervento e fornire strumenti e policies efficaci.
V: Se dovessi dire una cosa che le racchiude forse tutti vorrei veramente un sistema di redistribuzione della ricchezza che funzionasse molto meglio ed aiutasse chi più ha bisogno e se lo merita: è abbastanza di centrosinistra questo?
Sergio Gessi
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it