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Accettarsi per ciò che siamo e non per come ci vedono o ci vogliono gli altri.

Una commedia che racconta la diversità con leggerezza, quella diretta da Simone Godano, Marilyn ha gli occhi neri, nella storia della sempre-bugiarda ed estroversa Clara (Miriam Leone) e dell’iracondo e balbuziente Diego (Stefano Accorsi). Due vite che si incontrano, storie che si intrecciano insieme a quelle degli sgangherati compagni del Centro Diurno che si occupa della riabilitazione di persone con diversi disturbi comportamentali. Il disturbo mentale viene raccontato con una pacata leggerezza che lascia spazio anche al sorriso.

Clara oltre a dire tante bugie, ha sempre cercato, senza successo, di sfondare nel mondo del cinema e del teatro, Diego, ottimo e creativo chef, ha sempre dovuto lasciare il lavoro per la sua ira esagerata che lo ha portato a scene di folle distruzione di piatti e bicchieri in ristoranti eleganti e ben frequentati. Un “pazzerello”, come definisce sé stesso e i suoi amici.

Entrambi vengono incaricati di gestire un ristorante, il Monroe (dalla passione che Clara ha per Marilyn), senza, però, creare conflitti con il gruppo con cui collaborano.

Dietro alle brutte figure, alle ossessioni, alle parolacce di una donna affetta dalla Sindrome di Tourette e alle crisi di un uomo che grida al complotto, c’è una riflessione sull’incomunicabilità che regna nel nostro mondo, quella “cosa” che ci fa sentire soli e che allontana gli altri. “È brutto non essere visti” – dice a tal proposito Diego… Quante volte non vediamo. Qui ognuno combatte la propria battaglia quotidiana, è eroico cercare di superarsi.

Clara e Diego non hanno alcuna capacità di condurre un’impresa così grande come quella di dirigere quel ristorante sempre pieno (Clara ha fatto un tam tam incredibile sui social e tutti vogliono andare lì…) ma scopriranno che, collaborando, possono raggiungere ottimi risultati e forse anche innamorarsi l’uno dell’altra. Soprattutto quando Clara, stonata, dedica “I wanna be loved by you, just you, nobody else but you” a quel tenero ragazzo suscettibile che balbetta e che si arrabbia un po’ troppo.

Accorsi e la Leone (bellissima e affascinante) si spogliano completamente delle loro identità, si allontanano dagli stereotipi dei personaggi che siamo abituati vederli interpretare. Per questo sono irriconoscibili in questi nuovi ruoli e in ciò sorprendenti. Lei, da icona sexy, appare goffa, imperfetta, sempre fuori luogo, problematica e ingombrante, lui, da uomo affascinante, con un taglio di capelli improponibile, viene avvolto e stravolto dai tic e dalle paure. Terrorizzato, fra l’altro, di perdere l’amore della figlia. Davvero talentuosi in questa incredibile trasformazione, che spesso commuove per la tenerezza degli sguardi e delle parole sussurrate fra chi capirà che nessuna diversità è di ostacolo all’amore.

Basta accettarsi, essere un po’ più autoindulgenti, perdonarsi, amarsi, provare a migliorarsi. Ma poi, ci chiediamo, che cos’è veramente la normalità?

 

 

 

Marilyn ha gli occhi neri, di Simone Godano, con Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mariano Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Ariella Reggio, Valentina Oteri, Italia, 2021, 110 mn

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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