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Più che la manovra economica con le sue deleterie conseguenze, più che la corruzione o l’evasione fiscale, l’attenzione di tanti italiani sarà riservata nelle prossime ore al “duello” da Ok Corrall che domenica vedrà di affrontarsi Valentino Rossi, Lorenzo e Marquez. I Dioscuri della moto Gp che se le stanno suonando di santa ragione fuori dai circuiti di gara – e vabbè – ma anche dentro gli stessi – il che è più grave -. Attorno all’episodio che ha visto il “Vale nazionale” sferrare un calcio a Marquez facendolo cadere ai 250 km all’ora, si sono aperte le cateratte su chi fosse il colpevole vero che andava punito. La cialtroneria nazionale invece di presentare l’episodio, da qualunque parte lo si veda, come un pessimo esempio di antisportività che andava sanzionato con dure parole, ha inalberato “l’orgoglio nazionale”. Il patriottismo più bieco e stantio, presentando Rossi come una vittima che perderà – forse – il mondiale perché la Spectre della moto gli ha teso un complotto. Persino il Presidente del Consiglio, che non perde occasione per raccattare qualche simpatia a prescindere, ha pomposamente dichiarato “Io sto con Rossi”. Sicuramente un campione ma anche un cittadino che qualche noia l’ha avuta con il fisco, un italiano che vince in moto ma non primeggia in altri campi come quello delle tasse. Per Renzi pare che basti l’italiano che vince. A ruota del Presidente del consiglio è andato il presidente del Coni Malagò, anche lui ci ha fatto sapere che sta con Rossi. E questo è altrettanto grave per un uomo tenuto a difendere l’onorabilità dello sport. La motivazione di questa pelosa solidarietà? “E’ arrivata prima la testata di Marquez poi il calcetto di Vale come reazione”. Se anche così fosse, Malagò stravolge un principio base presente in ogni disciplina sportiva: la reazione ad un fallo od a una scorrettezza è sempre punita con maggior rigore del fallo subito. La decisione più giusta era – forse – quella di sanzionare entrambi i galletti che hanno messo a repentaglio scriteriatamente anche la loro vita. Se fosse stato deciso così Per Valentino Rossi non cambiava niente: si sarebbe trovato in ultima posizione assieme a Marquez con Lorenzo ben lontano. In questo pasticciaccio non ci sono eroi e vittime. L’unica vittima è lo sport pulito e serio. Per questo i nostri reggitori politici e sportivi hanno perso un’occasione per richiamare valori e comportamenti sportivi che nella gara di Sepang sono stati violati. In tante discipline sportive, specie nel calcio, circolano tossine che andrebbero isolate e represse, vedi anche il recente episodio tra ‘ultras’ spallini e riminesi. Che succederà domenica in Spagna? La suspence non sarà solo per chi vince il mondiale, ma anche come reagirà la gente e quale strascichi lascerà per il futuro questa vicenda. Opportunisticamente chi doveva dire parole sagge e spegnere l’incendio ha scelto di buttare benzina sul fuoco.

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Paolo Mandini


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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