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da: Laura Rossi

Centinaia di vignettisti anche europei fra cui qualche italiano, dal 9 maggio esporranno le loro “sublimi” vignette al museo di Teheran allo scopo di ridicolizzare milioni di uomini, donne e bambini sterminati nei lager nazisti. Questa è la seconda edizione della “genialata” iraniana: la prima fu tenuta nel 2006, dove dominava la demenziale negazione dell’Olocausto. Si era detto che non si sarebbe più ripetuta una nefandezza simile e invece i “petrodollari” fanno ballare le marionette… Che pena.

Olocausto: fare satira su queste povere e innocenti vittime è una cosa immonda.
L’Iran vi sembra un Paese con un gran senso umoristico? E’ umoristico eseguire centinaia di condanne a morte sulle pubbliche piazze? E’ umoristico trattare le donne peggio delle capre? E la lista sarebbe ancora lunga… Ci dovremmo preparare anche al concorso di vignette satiriche sul genocidio siriano e armeno? Ridicolizzare i morti: a chi e a cosa serve?
Speravo che questa ulteriore porcheria iraniana-antisemita, gli occidentali e soprattutto gli italiani la sdegnassero, invece mi sbagliavo: “In Iran si ride dell’ Olocausto coi disegni del vignettista Rai”. E questo vignettista Rai, con mio grandissimo stupore e sdegno si tratta del ferrarese (come la sottoscritta) Achille Superbi (dipendente del centro produzione Rai) Il tema:”Negazione della Shoah: negazionismo disegnato”.
Di Superbi conoscevo le simpatiche caricature in tema di sport e politica. A questo punto sarebbe stato preferibile e più dignitoso avesse continuato in questo campo…
Ciò che meraviglia ancor di più è il suo “datore” di lavoro: ovvero la Rai, che ha sempre dimostrato molta sensibilità nel ricordo della Shoah, e permette ad un suo collaboratore una scelta molto discutibile e vergognosissima!
Mi fermo qui… non perché non avrei altri argomenti da aggiungere ma perché esiste la censura…

 

Dopo la pubblicazione di questo intervento di Laura Rossi, il disegnatore Achille Superbi ci ha contattato per prendere le distanze dall’iniziativa e dichiarare la sua totale estraneità. “Nessuno mi ha interpellato, non so come sia saltato fuori il mio nome”. Dato che la notizia è apparsa prima sul Foglio, poi sul Corriere Veneto e ripresa persino dal Corriere della Sera in una nota nientemeno che di Pierluigi Battista, c’è da chiedersi come sia possibile che la stampa nazionale lo abbia chiamato in causa ingenerando questo spiacevolissimo equivoco.

achille superbi

“Credo sia una domanda cui possa rispondere meglio un giornalista che un caricaturista – replica l’interessato -. A fronte di una notizia che non trova riscontro in nessun canale ufficiale, soprattutto quello dell’organizzazione, non uno ha cercato di verificare preventivamente l’informazione, magari chiedendo direttamente agli interessati, evitando un susseguirsi di interventi che via via si sono caricati di spiacevoli falsità e insulti”.
Ha ragione. E anch’io mi assumo la mia parte di responsabilità: sono caduto in errore prestando fede a quelle che consideravo affidabili fonti di stampa, ed effettuando solo una verifica non approfondita. Le scuse nei confronti di Achille Superbi sono quindi dovute e sincere. (sg).

mostra-olocausto1

[Qua] riportiamo il link alla pagina di “Iran cartoon” in cui è riportato l’elenco dei Paesi e degli artisti partecipanti. Il nome di Superbi effettivamente non c’è.

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Riceviamo e pubblichiamo

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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