Ritrovarsi, vedova, alla soglia della mezza età, in un bel borgo della magica, verde, fiorita, ridente, tranquilla, romantica e idilliaca Cornovaglia (Port Isaac) ma senza un soldo, perché il marito ha lasciato un vuoto finanziario enorme e incolmabile.
Ritrovarsi a dover gestire problemi mai conosciuti prima, con le normali e semplici abitudini quotidiane sconvolte, ritmate da gesti semplici che intrecciano chiacchierate con le amiche e the aromatico delle cinque con tanto di pasticcini, cioccolatini, caramelle, torte e tartine.
Questo accade a Grace Trevethyn (Brenda Blethyn), nel divertente film L’erba di Grace (2000), che di colpo si ritrova sola, senza aver mai lavorato, abbandonata e sull’orlo di una crisi di nervi perché potrebbe essere costretta a vendere tutto, la grande casa di una vita, con il suo giardino fiorito di cui si prende cura con amore da sempre. Un marito, John, che si è probabilmente suicidato gettandosi da un aereo senza paracadute e che, per giunta (scoprirà poi), aveva pure un’amante nella grande, tentacolare e fumosa Londra. Traendo ispirazione dal vizio del fidato giardiniere Matthew e sapendo di poter contare sulle proprie abilità di vivaista/giardiniera e sul suo incredibile, unico e infallibile pollice verde, Grace decide di coinvolgere il suo stretto collaboratore nella coltivazione idroponica di una serra di piante di marijuana per poterla poi rivendere sul mercato londinese di Notting Hill e pagare i debiti che l’affliggono. Il lavoro comincia a ritmi intensi e serrati nelle ore notturne, e in breve tempo, cresce molta materia prima. Dalle orchidee ad altro tipo di erba…
Incontri con spacciatori professionisti, avventure e disavventure. Tutto s’intreccia. Questa strana coppia riesce perfettamente nell’impresa della coltivazione, ma incontra problemi continui in fase di vendita. I due, in maniera davvero comica, si cacciano e si tolgono dai guai, continuamente. Il successo di Grace sarà il coronamento di questa simpatica e divertente storia, una donna che trova di nuovo l’amore nel francese Jacques Chevalier (Tchéky Karyo), un importante e buffo boss della malavita londinese con cui era entrata in affari. Dopo varie peripezie, quando torna a casa, Grace si accorge che nella serra ormai si danno tutti appuntamento, e che oltre al poliziotto locale sono in arrivo anche altri agenti di polizia. Per salvarsi non resta che bruciare tutte le piantine, i cui profumi provocano una sorta di estasi generale. Sulla vicenda Grace decide di scrivere un libro, dopo essere convolata a nozze con lo spacciatore francese.
Dentro il pub del villaggio tutti sono riuniti per vedere in televisione Grace che ritira a New York un importante premio letterario. Soldi per i debiti recuperati, allora, grazie al suo romanzo “The Joint Venture” (tradotto nella versione italiana in “Fumo di Londra”) che va a ruba in Gran Bretagna e che parla di una storia simile a quella capitata a lei. Commedia romantica deliziosamente e tipicamente inglese. Con humour unico.
L’erba di Grace, di Nigel Cole, con Leslie Phillips, Brenda Blethyn, Craig Ferguson, Martin Clunes, Tchéky Karyo, Gran Bretagna, 2000, 90 mn.
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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.
Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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