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Il giornalista domanda, il politico fugge… Il servizio di La7, andato in onda giovedì sera nel corso del programma “Piazzapulita” condotto da Corrado Formigli, ripropone non pochi interrogativi in ordine alle responsabilità degli amministratori e in particolare al dovere di rispondere e rendere conto ai cittadini del loro operato: la stampa, nelle sue varie articolazioni, è lo strumento attraverso il quale gli amministrati possono interrogare i governanti. E’ il cosiddetto ‘quarto potere’, fondamentale strumento di controllo a garanzia del corretto e democratico funzionamento del sistema. Sicuramente gli esponenti ferraresi della Lega interpellati – in riferimento a una serie di loro comportamenti anomali – hanno mostrato di non reggere correttamente il confronto, eludendo le domande e rispondendo attraverso slogan…

Alcune osservazioni di carattere generale, in merito a quanto si è visto e ascoltato, ma anche a ciò che è stato sottaciuto, vanno fatte.

  • “Il territorio nella Lega”
    A circa metà servizio, Ilaria Morghen, candidata a sindaco con il Movimento 5 Stelle, dice testualmente: “non è che la lega è nel territorio, ma il territorio è nella Lega”. Questo forse è il dato oggettivamente più evidente di una sinistra che ha lasciato il passo, e i luoghi, proprio al carroccio, finendo per perdere il contatto con ampi spazi della società. Proprio questo ha fatto sì che la Lega trionfasse a Ferrara, ma non solo. Guardando ad una prospettiva regionale, in vista proprio delle elezioni, fa una certa impressione notare come, per la prima volta nella consulta provinciale degli studenti di Modena, abbia vinto un candidato presidente sostenuto dal centrodestra. Forse è realmente giunto il momento di capire che le cose sono cambiate, ma da marzo 2018 ad oggi nessuna seria discussione è stata fatta dal Pd in merito.
  • “Ascoltare, ascoltare, ascoltare”
    Nicola ‘Naomo’ Lodi, presentato come “l’artefice della vittoria della Lega in città”, non ha bisogno di grandi presentazioni. Personaggio istrionico, rappresenta in tutto e per tutto il prototipo del leghista: metodi rudi, pochi peli sulla lingua e un’immagine che lo rappresenta come ‘l’uomo d’azione’. Da quando la sua candidatura è stata ufficializzata abbiamo imparato a conoscere tutti i lati della sua figura, anche quelli che non erano immediatamente emersi, come il suo passato giudiziario a tinte fosche (per approfondire cliccare qui). Tralasciando il fatto che oramai in Italia sembra quasi un medaglia all’onore fare politica con qualche precedente penale, eppena si tocca, però, la chiusura “a riccio” è immediata, accusando chi lo fa, come in questo caso, di occuparsi di gossip ed essere un “candidato del Pd”. In tutto ciò è rappresentato il campo dove la Lega perde: il confronto. Io stesso ho avuto modo di intervistare Naomo e nella lunga chiacchierata (la trovate qui) ho fatto in modo che fosse lui a parlare, con poche domande, così da poter ottenere un discorso che fosse il più ampio possibile. Così facendo ho potuto avere quella che reputo forse l’unica intervista di una certa lunghezza e profondità fatta all’attuale vicesindaco. Ma nonostante ciò l’intervista probabilmente non piacque molto ai vertici del partito visto che, stranamente, la macchina mediatica della Lega non ha assolutamente preso in considerazione quell’intervista. Problemi con ciò che aveva detto o semplice casualità? Sta di fatto che il porsi in maniera violenta con risposte evasive non è nuovo ai membri del partito di Salvini, come fa anche lui stesso. Questa è la problematica maggiore di questo partito: la poca chiarezza. Che si parli di fondi russi, dei rapporti con l’estrema destra, dei soldi rubati o dell’ipocrisia nel voler dare la cittadinanza alla senatrice Segre, la parola d’ordine è “fare uno slogan e/o scansarsi dalle domande”. Fino ad ora, stando ai dati elettorali, almeno a livello comunicativo questo ha funzionato.
  • “Cartoline da Ferrara”
    In un post su Facebook, Aldo Modonesi, assessore alla sicurezza dell’era Tagliani e candidato sindaco alle ultime elezioni, sarcasticamente commenta così il video mandato in onda da Piazzapulita. Molti esponenti del Pd, sia cittadino sia extra, hanno mostrato non poco sdegno nella maniera di comportarsi soprattutto da parte di Lodi. Peccato che non abbiano fatto la stessa cosa quando, l’11 agosto 2017, il giornale Fanpage pubblicava un servizio proprio su Ferrara (lo trovate qui). All’interno del breve reportage, si mostravano i luoghi dove, secondo un pentito della camorra, sarebbero stati sotterrati rifiuti tossici. Terreni sui quali oggi, senza bonifiche, si coltivano cereali. Nel servizio veniva intervistato il sindaco Tagliani, visibilmente nervoso, che dopo aver “invitato” ad andare in altri luoghi a sporgere denuncia, si rinchiude nel proprio ufficio. Anche in quel caso, proprio come ha fatto Lodi con il giornalista di La7, un rappresentante del governo cittadino ha preferito scappare invece di intavolare un discorso e far capire le cose come stanno ai propri cittadini, temendo un confronto con chi potrebbe fare domande scomode. Appare strano, quindi, che i tanti del Pd che si sbracciano ora, non lo abbiano fatto anche in quel momento. Eppure si parlava della salute dei cittadini di questa città.
    Ora come allora, la “cartolina” mandata da Ferrara all’Italia intera non è stata delle migliori.
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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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