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Da: Comune di Ferrara

Il 14 agosto prossimo la Straferrara, la compagnia dialettale ferrarese – e forse nazionale – più antica, compirà il suo 85° compleanno. 85 anni di rappresentazioni sul palcoscenico, alternate a scene di vita quotidiana, familiare e sociale, che sono scorse ‘naturalmente’, nella lunga esistenza della compagnia, si potrebbe dire, perché il suo mai interrotto lavoro, neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti, ha reso possibile la storicizzazione della vita della città di Ferrara, con cui si è in qualche modo, identificata: in fondo, anche un pezzetto di storia italiana dal primo dopoguerra in poi, visto che l’Italia è Unita da poco più di 150 anni.
Chi, tra i meno giovani lettori di quanto si va scrivendo, non ha mai sentito in casa sua la notissima battuta: “T’am pari la Straferrara in próa!”?.
Banale, forse, ma quanto vero e ‘testimone’ di quanto affermato: la Straferrara, ormai, è entrata a pieno titolo a far parte di quella trama ed ordito che reggono il tessuto molteplice di cui già dall’antico son fatte le nostre ricche e stratificate cultura e civiltà, anche nei fasti.
Non a caso, per ricordare i suoi primi sessant’anni, nel 1991, la compagnia aveva ridato vita, riportandola sulle scene – è proprio il caso di dirlo – ad un’opera di Anonimo del XVII secolo che è parte essenziale del patrimonio linguistico – drammaturgico del teatro ferrarese delle origini, Madonna Frrara ch’è vvgnù in villa, in cui la lingua usata non è ancora la dialettale ferrarese, ma una sorta di linguaggio rivierasco – padano, suo progenitore, quello parlato sulle rive del nostro Grande Fiume, forse già ai tempi della ‘città fluviale’, anteriore alle successive addizioni urbanistiche che resero la nostra bella Ferrara, nel 1492, la prima città moderna d’Europa.
L’imprescindibile copione fa parte del Codice Miscellaneo Estense, conservato nella Biblioteca Estense di Modena: il manoscritto cartaceo di Madonna Frrara era stato là ritrovato dal prof. Alfonso Lazzari, ma fu poi il senatore Mario Roffi a portarlo a Ferrara, affinché pure qui ne fosse conservata copia.
Un percorso ed un patrimonio culturale, storico dunque, quello della Straferrara, ma anche didattico, portato avanti quando successe al suocero e fondatore Ultimo Spadoni, nel 1967, da Beppe Faggioli, l’Anima della Compagnia, scomparso quasi 3 anni fa, che insieme con la moglie Cici Rossana Spadoni, attrice da sempre, l’enfant prodige di Ferrara per eccellenza, e le attrici e gli attori tutti, ha sempre ‘creduto’ all’intento di trasmettere alle future generazioni tanta ricchezza da non dimenticare.
Ecco perché la storia di questa bella associazione è sempre proseguita negli anni ininterrottamente senza mai fermarsi, come si diceva più sopra, neppure in tempo di guerra, sotto le bombe, come vien esposto nel loro testo biografico I settant’anni della Straferrara, scritto nel 2001 – 2002 da chi redige questo pezzo.
Alcuni episodi in merito, tra il tragico e l’esilarante, vi son ampiamente riportati, a prova di una professionalità davvero fuori dal Comune.
Nel tempo, nonostante la perenne ‘endemica’ mancanza persino di una sede stabile, a tutt’oggi, se si eccettua il periodo in cui Roffi, ‘mecenate’ da sempre della cultura ferrarese, lui modenese (spilambertese) per nascita, aveva concesso loro per un po’ l’Estivo Massari, la Straferrara ha proseguito nelle sue attività che non son solo teatrali, ma cinematografiche e, già con Ultimo Spadoni, televisive.
E Ferrara ha apprezzato, seppur lacunosamente e, di sicuro, non quanto avrebbe meritato, l’opera davvero unica della Straferrara: nel 1976 la compagnia ha ricevuto dalla Camera di Commercio locale il premio Masi – Recchi per “l’alto contributo dato alla valorizzazione del patrimonio linguistico ferrarese, mantenendo in essere un teatro dialettale provinciale”.
E, tra gli altri, l’Associazione Stampa di Ferrara ha attribuito nel 1996 a Beppe Faggioli un premio alla carriera, la cui motivazione evidenzia, fra l’altro, che “…ha saputo trasmettere anche alle giovani generazioni la passione per questo genere di teatro, tanto che alla vecchia e gloriosa Straferrara si sono affiancate in città e in provincia alcune compagnie composte in massima parte da attori giovani“.
Non sarebbe male che un premio importante in quest’anno dal sapore epico – commemorativo, fosse offerto a Cici ed alla Straferrara tutta, a passata e, perché no, a futura memoria…
In ogni caso, da lunedì 16 agosto inizieranno i ‘festeggiamenti’ dell’augusto genetliaco: il sodalizio presenterà alla Rivana, una commedia di Beppe, “El lu….”, per proseguire ufficialmente e prestigiosamente nell’àmbito della XXXIII Settimana Estense, quando, venerdì 23 settembre, si terrà nella Sala Conferenze della Camera di Commercio una performance nella performance, un’intervista ‘possibile’ a tutta la compagnia, tenuta da chi scrive. Last but not least, il 5 gennaio 2017 in una commedia che comprenderà la presenza di tutti i componenti, per preciso ed affettuoso desiderio di Cici Rossana Spadoni Faggioli, e di cui, per scaramantica e teatrale abitudine non si rivela qui il titolo, la Straferrara chiuderà, al Teatro Comunale di Ferrara, i festeggiamenti ufficiali dei suoi primi 85 anni di carriera.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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