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Da: Carla Corazza, Comune di Ferrara

StoriaNaturaleNews Ferrara: Darwin Day 2021

Charles DarwinIl Museo di Storia Naturale di Ferrara e il Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica (SIBE), presentano la quindicesima edizione del Darwin Day Ferrara.

Il tema conduttore di quest’anno ricalcherà in parte quello del 2020 che, a causa della pandemia, è stato interrotto dopo il secondo appuntamento. Abbiamo voluto quindi riprendere il tema della relazione tra cambiamenti climatici ed evoluzione biologica e recuperare le conferenze già programmate.

La storia della vita sulla terra e della sua diversità di specie e adattamenti è strettamente legata al clima. Le sue variazioni possono causare catastrofiche estinzioni di massa ma anche favorire l’evoluzione di nuove forme, nuove varianti geniche, e nuove specie. Il tema è chiaramente molto attuale: come cambia il clima? Come sta cambiando la biodiversità in seguito ai mutamenti climatici indotti dall’uomo? Solo estinzioni o anche evoluzione?

La partecipazione degli studenti della laurea triennale in Scienze Biologiche dell’Università di Ferrara a tutti i seminari del Darwin Day Ferrara 2021 verrà riconosciuta come attività didattica di tipologia F con l’assegnazione di 2 CFU. http://www.unife.it/scienze/biologia/iscritti/tirocini-stage-crediti-F/seminari-e-convegni%22

Le conferenze saranno trasmesse in diretta streaming alle ore 17.00 sul canale YouTube del Museo

Giovedi 18 febbraio, ore 17.00
Buon compleanno Charles!
Presentazione del programma del Darwin Day Ferrara 2021: Cambia il tempo! Cambiamenti climatici ed evoluzione

Conferenza inaugurale:
La post/apocalisse climatica nella narrativa britannica
Con Paola Spinozzi (Università di Ferrara)
L’utopia come genere letterario è un catalizzatore di visioni terminali. Inondazioni, siccità, incendi, terremoti, eclissi totali e carestie furono intese come forme di punizione divina in epoca premoderna, poi l’intervento umano iniziò a rivestire un ruolo sempre più significativo. L’enfasi sugli eventi antropogenici si manifesta con forza nel diciannovesimo
secolo: dall’inizio della Rivoluzione Industriale gli effetti del progresso tecnologico e il degrado dell’ambiente sono stati denunciati in racconti di esplosioni nucleari, collisioni di pianeti, cambiamenti climatici e pandemie. Nell’età contemporanea il rischio è diventato ed è percepito come costante e pervasivo: il disastro colpisce e continuerà a colpire.
La preparazione e la resilienza sono state adottate per spiegare come l’umanità si adatta, prima affrontando il disastro e poi ricostruendo l’habitat. La resilienza interseca l’adattamento, vale a dire i modi in cui un sistema socio-economico reagisce agli shock nel breve periodo, e l’adattabilità, cioè la sua capacità di adattarsi a nuovi percorsi di crescita o al mutare dell’ambiente nel lungo periodo. Questi concetti saranno adottati per interpretare le rappresentazioni letterarie dell’apocalisse e della post apocalisse climatica, dove l’umanità è esposta a diverse cause di rischio e affronta specifiche tipologie di disastri. Gli scrittori apocalittici si concentrano sulla fine del mondo, descrivendo un disastro naturale e mostrando come i protagonisti sono messi alla prova da circostanze estreme, mentre gli autori post-apocalittici mostrano le conseguenze della catastrofe e la costruzione di un nuovo mondo.

Giovedi 25 febbraio, ore 17.00
A qualcuno non piace caldo
Con Emiliano Trucchi (Università Politecnica delle Marche)
Anche se il cambiamento climatico in atto si manifesta principalmente con l’aumento delle temperature, non è scontato aspettarsi che le specie adattate ai climi freddi siano necessariamente quelle più a rischio. Spesso le reazioni di animali e piante non sono così semplici da interpretare né, ancor più importante, da prevedere. Questo perché la nicchia ecologica di ogni specie è un sistema estremamente complesso che interagisce con quella di tutte le altre specie nel bilancio generale di ogni ecosistema. Queste saranno quindi storie di reazioni inattese ai cambiamenti climatici ma, soprattutto, storie di pinguini.

Giovedi 4 marzo, ore 21.00
La distribuzione geografica delle specie: dalla comprensione della vita sulla Terra ai cambiamenti globali
Con Luca Santini (Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, Sapienza
Università di Roma)
La biogeografia, ovvero lo studio della distribuzione geografica delle specie, ci permette di comprendere i processi naturali che hanno portato alla biodiversità che osserviamo, ed ha contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo della teoria dell’evoluzione. Ma da cosa dipende la distribuzione di una specie? Perché i lemuri sono presenti solo in
Madagascar mentre il lupo è presente in Asia, Europa e Nord America? La risposta va cercata in una moltitudine di fattori, come gli adattamenti delle specie alle condizioni climatiche, le interazioni con altre specie, e le barriere fisiche che impediscono la dispersione delle specie, tutti fattori che sono oggi fortemente alterati dall’uomo. Le distribuzioni stanno
quindi cambiando molto rapidamente, molto più in fretta di quanto abbiano fatto in passato. Questi cambiamenti innescano reazioni a catena negli ecosistemi, e stanno portando a una riduzione della diversità. Stiamo andando verso un mondo abitato da specie sempre più simili fra loro?

Giovedi 11 marzo, ore 17.00
Cambiamenti climatici: la silenziosa lezione degli alberi
Con Giorgio Vacchiano (Università di Milano, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali)
Nella prima parte l’intervento farà il punto sulla crisi climatica in corso – numeri, cause ed effetti – e sugli scenari relativi a ciò che ci aspetta nell’immediato futuro. Tra gli strumenti per limitare le emissioni, la tutela e la gestione sostenibile delle foreste e degli altri ecosistemi naturali è l’opzione più efficace. Conosceremo lo stato delle foreste del mondo, commenteremo le dinamiche in atto (dalla deforestazione amazzonica all’espansione naturale delle foreste italiane) e il potenziale offerto dalle foreste, esistenti o da ricreare, per assorbire anidride carbonica in eccesso. La seconda parte dell’intervento descriverà i modi in cui gli alberi e le foreste hanno imparato nel corso del tempo a reagire alle avversità e a elaborare le più fantasiose strategie di adattamento. Un viaggio dalle montagne italiane alle paludi della Louisiana, dalle savane africane alle foreste vergini del Pacifico, alla scoperta di ciò che gli alberi possono insegnarci a proposito di strategia di adattamento – e di come le foreste e il legno siano la chiave per la lotta alla crisi climatica che incombe.

Giovedi 18 marzo, ore 17 – Museo di Storia Naturale
Darwin Day Junior – Caccia alla traccia e CSI dinosauri”
Con Giulia Realdon (Associazione Scienza Under 18) e Associazione Didattica Didò
Darwin Day 2020 Ferrara dedicato anche ai giovanissimi con un programma intrigante e coinvolgente:
– Caccia alla traccia. Attività di animazione sull’interpretazione di tracce di dinosauri. I ragazzi saranno invitati a scoprire quanti erano, come camminavano, quanto erano grandi ed a scoprire cos’è successo, anche impersonando i
protagonisti dell’evento. Per i ragazzi fino alla terza classe della scuola primaria.
– CSI dinosauri: sulla scena di un crimine del Mesozoico. Attività di animazione sull’interpretazione di (finte) tracce di dinosauri. I ragazzi saranno invitati a osservare una “scena del delitto” con impronte di dinosauri e segni di lotta. Dovranno poi fare delle misure e, utilizzando delle formule di Alexander (semplificate), potranno calcolare le dimensioni e la velocità dei dinosauri che hanno lasciato le impronte per ricostruire cos’è successo sulla scena del crimine. Per ragazzi dalla quarta classe della primaria in su.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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