Skip to main content

Donna, francese, giovane che gira spesso con baffetti neri dipinti sul volto, questo personaggio conosciuto per puro caso nelle mie scorribande sul web e sulle riviste, alla ricerca di nuovi volti nel mondo della street art (che adoro e seguo da anni) sa davvero dell’incredibile.
I baffetti poi sono proprio geniali e vogliono sottolineare, polemicamente ma simpaticamente, l’assurdità vincolante del make up tradizionale femminile, preciso e codificato (due linee nere simmetriche come eyeliner sono assolutamente accettate mentre le stesse linee, più in basso, sulla stessa faccia, non lo sono…). Quello che è certo è che gli artisti di questo mondo sono alquanto innovativi, per non dire alternativi, ma Kashink ci piace davvero. Perché così si chiama questa nostra nuova scoperta, una delle donne che ormai iniziano a popolare sempre di più i muri del mondo. Parigina, cresciuta nelle periferie sud della capitale francese (le banlieues), dipinge personaggi proteiformi con quattro occhi, molto colorati e allegri, lontano dallo stile tradizionale dei graffiti cosiddetto “girly”, ossia femminile, leggero e lezioso.

street-art-donnastreet-art-donnaIl suo nome, “Kashink”, è una parola onomatopeica che deriva dai fumetti che leggeva da bambina, un suono d’azione. Come lei, donna d’azione. Adora i fumetti e, in effetti, i suoi disegni potrebbero facilmente rientrare in vere e proprie strisce. Il suo lavoro, che s’ispira sia alle sue origini slave e spagnole (una grande ispirazione le è arrivata da Frida Khalo e da Keith Haring) che alla Pop Art, oltre che all’illustrazione narrativa, si trova oggi sia nelle strade (le è stato chiesto di dipingere sui muri di Londra, Vienna, Bristol, Madrid, Berlino e Parigi) che nelle gallerie dove espone sempre più spesso (richiesta in crescita da Canada, Stati uniti ed Europa).

street-art-donnastreet-art-donnaSi definisce un’artista impegnata (e “ragazzo mancato”), perché dipingere per strada permette di far passare i messaggi su larga scala. Fra i soggetti che più le stanno a cuore, troviamo l’uguaglianza uomo-donna, la religione, l’omosessualità. Su questo tema, attivista piena di energia e d’idee, nel 2011, ha organizzato il “Gayfitti” alla Biennale d’arte contemporanea di Le Havre. Per questo progetto ha lavorato con “Act Up”, un’organizzazione no-profit attiva per la tutela dei diritti dei gay; supporta associazioni come “la Voix de l’Enfant” ed “Emmaüs”.

street-art-donnastreet-art-donnaSempre a favore dei diritti degli omosessuali, ha realizzato la simpatica iniziativa “50 Cakes of Gay”: Kashink pensa che sia utile usare simboli forti che tutti possano capire e che ispirino ricordi positivi. Tutti amano le torte, e le cinquanta iniziali sono diventate oltre 200 in ben 9 diversi Paesi del mondo. Un entusiasmo che ha contagiato e contagia.

street-art-donnastreet-art-donnaColori e muri sono bellissimi, per tutti. I disegni sono divertenti, originali, simpatici, pieni di energia e di fantasia. Viene da sorridere sicuramente, passandoci vicino, trasmettono allegria e voglia di disegnare anche a chi non lo sappia fare. La vita è arte e l’arte è vita, qui più che altrove. Ognuno resta libero di interpretare questi tratti come crede, come più gli piace.
Quest’arte è vera condivisione, si presenta come un nostro alter ego che ci spinge a pensare, a rivedere molte cose e persone, a darci un altro nome, a capire cosa sia davvero importante.

street-art-donnaTutto questo colore divertente e sbarazzino ci invoglia a ricominciare a riflettere e ad agire…
E allora, ragazze, al lavoro!

Foto e immagini © Kashink
Per ulteriori informazioni visitare il sito di Kashnink [vedi], la pagina Facebook [vedi] e Flickr [vedi]

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it