“Post-Soviet Russia 1995-2015” è una piccola mostra fotografica che presenta la Russia dei primi anni Novanta e quella successiva, 20 anni dopo, del 2015. Diverse, ma spesso anche uguali. Sono le due serie accurate e delicate di fotografie in bianco e nero, spesso sfumate o con qualità granulosa, scattate in quel periodo dal brasiliano Mauro Restiffe, classe 1970, in mostra fino al 26 giugno al Museo di Arte Contemporanea Garage di Mosca, immerso nel Gorky Park che inizia a presentare le prime gemme di una primavera che si fa attendere.
Restiffe è noto al pubblico per un utilizzo del bianco e nero che permetta una maggiore distanza dal reale pur rimanendo in un’estetica tipo documentario. Le sue opere danno l’impressione di trovarsi in una dimensione atemporale, ma ricompongono spesso “paesaggi psicologici” in cui oggetti e figure umane interagiscono con lo spazio. Gli scatti del Garage non fanno eccezione.
Presi a Mosca e San Pietroburgo, essi rivelano l’evoluzione nel tempo dell’architettura e dei paesaggi, in un’attenta analisi dell’interrelazione fra spazi architettonici e ambiente urbano. L’attenzione si focalizza su interni, edifici e scene di vita quotidiana, catturando le due città nel loro processo evolutivo, sempre in corso. Anche se cambiano in continuazione, esse possono essere considerate come capsule del tempo. Qualcosa resta eterno, fermo, qualcosa che non cambia e che si mantiene come sotto-strato storico e culturale imprescindibile da ogni cambiamento, che sopravvive. La serie esposta rivela una percezione estremamente personale e intima dei luoghi e delle persone e dimostra come ogni persona si possa relazionare diversamente con la storia e l’evoluzione di una città.
Bellissima la fotografia di una statua di Lenin che pensa, della serie “fantasmi”, o quelle della serie “viste da una stanza”, che immergono nella realtà di allora e di ora.
Nostalgia e nostalgici a parte, le immagini sono evocative e coinvolgenti e permettono a ognuno di vedere uno spazio e un tempo che siano anche suoi. Con distanza, ma anche con una vicinanza che solo i grandi artisti sanno creare. Evocando non solo la storia locale (“cosa è accaduto qui”) ma, soprattutto, la condizione universale della memoria. Quella che vale per tutti.
Curatore della Mostra: Snejana Krasteva, in collaborazione con l’architetto Martin Corullon della Metro Arquiteto Associados.
Sito del Museo: www.garagemca.org.

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Simonetta Sandri
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