23 Gennaio 2015

LA RIFLESSIONE
Etica della responsabilità, un bisogno latente

Andrea Cirelli

Tempo di lettura: 3 minuti

etica-responsabilità

Bisogna educare alla responsabilità i giovani, prima che diventino grandi e sordi. Partirei da questa affermazione per esprimere qualche concetto in libertà.
Introdurre il termine etica implica molti altri concetti che regolano i criteri d’azione, i principi, i comportamenti di ognuno di noi, quindi costituiscono lo sfondo dei nostri comportamenti quotidiani. Che cosa sto facendo? Come lo sto facendo? Spinto da quale istanza? E per quale scopo? Che cosa debbo fare? Perché lo faccio o lo debbo fare? Che senso ha il mio agire? E’ evidente che l’etica contemporanea deve fare i conti con il problema del senso, del perché, della motivazione. Ciascuno trova in se stesso la motivazione del proprio agire. Il termine responsabilità è legato al verbo rispondere, in particolare rispondere a qualcosa o qualcuno e rispondere di qualcosa o qualcuno. Max Weber ha sviluppato molte riflessioni sull’etica della responsabilità (verantwortungsethik) affermando che sulle spalle dell’uomo viene addossato il peso della decisione e dell’azione. Per Weber l’uomo appare stretto tra il dominio dell’economico e del tecnologico, da un lato, e dall’altro un mondo etico che nel suo complesso potrebbe apparire un mondo irrazionale.
In fondo, molto spesso ci sentiamo deresponsabilizzati di fronte a ciò che riteniamo non dipenda da noi, ma molte altre volte rivendichiamo la nostra responsabilità per tutto ciò che crediamo di poter fare. Così, da una parte ci sentiamo responsabili di ciò che è in nostro potere, ma dall’altra spesso attribuiamo ad altri le nostre colpe. Ci si esime così dalle proprie responsabilità. Anzi, si potrebbe anche aggiungere che, poiché la risoluzione di alcuni problemi può risultare conflittuale rispetto all’ordine della legalità, ci avvaliamo di principi in cui come sovraordinata vi è il livello morale.
Fra etica e morale ci deve essere un sano rapporto di confronto perché non sono sinonimi. Generalmente l’etica sta sopra la morale, perché ne indaga le mutazioni nel tempo e nei differenti ambiti socio-culturali; ma sta anche sotto la morale, quando i precetti devono essere tradotti e codificati in una disciplina azione, quella che chiamiamo deontologia. Anzi talvolta sono in conflitto poiché l’etica ha assunto una connotazione laica e immanente, mentre la morale continua a concepire se stessa come assoluta e immutabile. E questo lascia libero spazio alla dialettica.
Sono questioni in cui, talvolta inconsapevolmente, ogni persona civile s’imbatte, e che oggi mi è venuto voglia di proporre rileggendo i miei appunti raccolti dalle preziose lezioni del professor Sergio Gessi di Etica della comunicazione, facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara (il corso riprenderà il 25 febbraio 2015).
Sono consapevole che questo può innescare divergenza di opinioni (anzi mi auguro di promuovere un dibattito) perché, a differenza della scienza, che ha a che fare coi fatti, si introducono opinioni che non sono assolute e immutabili. Per fortuna la filosofia si occupa di valori. Con il concetto di etica della responsabilità, comunque, si entra nel sistema dei mezzi e dei fini, con le relative conseguenze. Inevitabilmente, viene facile il richiamo all’azione politica di cui l’etica dovrebbe essere il primo luogo della responsabilità, in quanto riguarda la qualità dei fini che si perseguono.
In fondo, come dice Erving Goffman nel suo libro “La vita quotidiana come rappresentazione”, la vita quotidiana è una rappresentazione, in cui l’individuo interpreta una parte in buona fede (onestamente) senza speculare sugli effetti o strategicamente, cioè in maniera consapevolmente pianificata al fine di ottenere dei vantaggi. La facciata è l’equipaggiamento espressivo che si impiega intenzionalmente o involontariamente durante la propria rappresentazione. Possono venire in mente molti politici con grandi qualità teatrali nella rappresentazione e nel controllo dell’espressione, ma lo stesso accade comunemente nelle vicende di tutti i giorni. D’altronde, ogni individuo accentua certi aspetti e ne nasconde altri per cercare di avere il controllo della scena. Serve, invece, riappropriarci del senso autentico della partecipazione come valore sociale. Oltretutto, il coinvolgimento procura legittimazione (e viceversa) e di conseguenza non è nemmeno necessario imbrogliare!



Periscopio
Dai primi giorni di febbraio, in cima al “vecchio” ferraraitalia, vedete la testata periscopio, il nuovo nome del giornale. Nelle prossime settimane, nel sito troverete forse un po’ di confusione; infatti, per restare online, i nostri “lavori in corso” saranno alla luce del sole, visibili da tutti i lettori: piccoli e grandi cambiamenti, prove di colore, esperimenti e nuove idee grafiche. Cambiare nome e forma, è un lavoro delicato e complicato. Vi chiediamo perciò un po’ di pazienza. Solo a marzo (vi faremo sapere il giorno e l’ora) sarà pronta la nuova piattaforma e vedrete un giornale completamente rinnovato. Non per questo buttiamo via le cose che abbiamo imparato e scritto in questi anni. Non perdiamo il contatto con la nostra Ferrara: nella home di periscopio continuerà a vivere il nome ferraraitalia e i contenuti locali continueranno a essere implementati. Il grande archivio di articoli pubblicati nel corso degli anni sarà completamente consultabile sul nuovo quotidiano. In redazione abbiamo valutato tanti nomi prima di scegliere la testata “periscopio”: un occhio che cerca di guardare oltre il conformismo e la confusione mediatica in cui tutti siamo immersi. Con l’intenzione di diventare uno spazio ancora più visibile, una voce più forte e diffusa. Una proposta informativa sempre più qualificata, alternativa ai media mainstream e alla folla indistinta dei social media.Un giornale libero, senza padrini e padroni, di proprietà dei suoi redattori, collaboratori, lettori, sostenitori. Nei prossimi giorni i nostri collaboratori, i lettori più fedeli, le amiche e gli amici, riceveranno una mail molto importante.Contiene una proposta concreta per diventare insieme a noi protagonisti di questa nuova avventura. Versando una quota (anche modesta) e diventando comproprietari di periscopio, oppure partecipando all’impresa come lettori sostenitori. Intanto periscopio ha incominciato a scrutare… oltre il filo dell’orizzonte, o almeno un po’ più in là dal nostro naso. Buona navigazione a tutti.

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L’autore

Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).
Andrea Cirelli

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