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Palermo sta cambiando; in meglio. Per esempio: si stanno aprendo importanti zone pedonali, è attivo il car-sharing, gli autobus sono frequenti (il 101 ogni tre minuti) e si introducono i tram. Per non parlare poi delle osterie in cui i profumi e i colori si sommano ai sapori dei loro piatti.
Passeggiare è piacevole, e non solo seguendo le indicazioni delle guide turistiche. Sono interessanti le Sale al Genio, che ospitano una mostra privata di maioliche di grande interesse, in cui si apprezza lo spirito del valore conservativo e non del mercato. La chiesa dello Spasimo, che cerca di ritrovare il suo fascino in un quartiere antico quanto difficile, la Kalsa, rappresenta bene il contrasto mistico tra decadenza e resilienza. L’ho visitata con una simpatica guida che ne ha parlato con orgoglio e competenza. In zona ho visitato l’orto botanico, che ha piante meravigliose di tutto il mondo; la natura si sa difendere contro l’incuria. Ho visto tanti palazzi, tante storie. A palazzo Steri, ora rettorato, ho visitato le celle dell’inquisizione la cui storia mi è stata raccontata con grande impegno da una giovane guida: anche in questo caso sentivo l’orgoglio palermitano di chi crede nella propria città.

E’ bello sentire i siciliani che credono nel futuro e che sperano un giorno di vedere valorizzata la loro storia. Molti sono costretti a lavorare fuori, ma sperano di tornare. Anche l’emozionante quadro di Guttuso tornato dell’Expo, la “Vucciria”, è una meraviglia. Curioso come sua moglie Mimese, quando andò a vivere a Palazzo Galati fece togliere un bel mosaico con un pavone perché uccello portatore di sventura. Ora nel palazzo restaurato c’è un B&B che consiglio perché ti godi una sincera ospitalità, ti svegli con una bella fetta di torta e guardi la terrazza di fronte al teatro Massimo.

Insomma io credo che la nostra bella Italia abbia tanti posti fantastici da vivere come se fosse (perché lo è) casa nostra e in particolare con i siciliani che credono in un mondo migliore.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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