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Il 25 novembre è la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, ma parlare di femminicidio e violenza di genere un giorno all’anno non basta, sono i numeri a dimostrarlo. È di pochi giorni fa la notizia della morte di 13 donne in India, dopo essere state sottoposte a intervento di legatura delle tube nell’ambito della campagna di sterilizzazione di massa voluta dal governo. È accaduto nello stato centrale di Chhattisgarh: più di 80 donne (una ogni due minuti) sono state operate in poche ore nell’accampamento di sterilizzazione eretto in un ospedale in disuso: circa 60 si sono sentite male, venti sono ancora in rianimazione e si teme che non riescano a farcela.

In un anno, in India, quattro milioni di donne sono state sterilizzate, contro i solo 110.000 uomini che sono ricorsi alla vasectomia: è evidente che il peso della contraccezione grava esclusivamente sulle prime, mentre gli interventi di vasectomia maschile, più semplici e meno rischiosi, sono socialmente osteggiati. A Chhattisgarh alle donne sottoposte alla procedura sono state date 1.400 rupie, circa 18 euro; altri governi locali offrono come incentivi automobili ed elettrodomestici alle donne che accettano di farsi sterilizzare volontariamente – bisognerebbe chiedersi quanto siano spinte dall’autodeterminazione e quanto dai mariti o dal bilancio famigliare.

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In Italia le scarpe rosse sono diventate il simbolo contro il femminicidio e la violenza sulle donne in genere

Ma non c’è bisogno di andare a cercare in India per trovare abusi e soprusi sulle donne. In mancanza di statistiche e di raccolta dei dati nelle sedi ufficiali, Casa delle donne di Bologna è l’unica associazione in Italia che si occupa di raccogliere i numeri sul femminicidio mediante l’esame della stampa nazionale e locale. Nell’ottava indagine, condotta per l’anno 2013, le volontarie hanno evidenziato un incremento del fenomeno rispetto agli anni precedenti, con 134 donne uccise. Questo nonostante la nuova legge di ottobre e la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Mentre vengono confermati altri dati degli anni precedenti: i femminicidi riguardano per lo più donne italiane (70%), sono commessi da uomini italiani (70%), interessano tutte le fasce di età, anche se nel 2013 si ha un’incidenza maggiore tra i 36 e i 45 anni, mentre nel 2012 si registrava nella fascia 46-60. Secondo l’indagine questi delitti trovano origine nella relazione di genere: nel 58% dei casi l’autore è stato il partner attuale o ex della donna. Questi numeri aiutano a inquadrare e analizzare un fenomeno, ma è evidente che dietro queste cifre ci sono drammi personali e famigliari e vite scippate. Donne uccise per gelosia. Donne uccise perché avevano lasciato. Donne uccise perché maltrattate per anni. Donne uccise perché donne.
Il 25 novembre è la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e a Ferrara le istituzioni, l’associazionismo femminile e di categoria, le società sportive, le istituzioni e le associazioni culturali e artistiche hanno creato un composito programma di iniziative dal respiro lungo, che arriverà fino a dicembre e che coinvolgerà tutto il territorio provinciale: la presentazione ufficiale alla cittadinanza sarà sabato 22 novembre alle 10 al Mercato Coperto di via Boccacanale di Santo Stefano.
Questa collaborazione e questo impegno a lungo termine sono un segnale positivo perché, come ha affermato Paola Castagnotto del centro Donne e giustizia nella conferenza stampa di presentazione del programma, “la ricorrenza è un giorno all’anno, ma se si parla di violenza di genere un giorno solo all’anno non serve a nulla: il tema è strutturale perciò serve una presenza strutturale e strutturata”. Ancora più condivisibili le parole di Castagnotto quando afferma che “non è un problema di lacrime, è un problema di responsabilità. C’è ancora molta strada da fare”.

Per maggiori informazioni e aggiornamenti sul calendario delle iniziative [vedi]

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Federica Pezzoli

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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