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Basterebbe davvero poco. Poco per rendere il Giardino delle duchesse uno spazio piacevole e accogliente. Così è desolante. Ed è un peccato perché questo salotto verde in pieno centro storico è una chicca che ha pochi eguali nelle altre città d’arte. Ferrara lo ha riscoperto solo nel 2007, dopo secoli di abbandono, in occasione delle celebrazione per la Ferrara rinascimentale volute dalla giunta Sateriale. Ma per recuperare quello scrigno i Verdi si battevano già da vent’anni.
Le sporadiche aperture iniziali sono divenute via via sempre più frequenti nel corso di tutto l’anno per impulso dell’attuale Amministrazione. Vengono ospitate presentazioni di libri, incontri, spettacoli musicali, eventi ludici, commedie, iniziative enogastronomiche, la pista di pattinaggio sul ghiaccio, intrattenimento per bambini.

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Il Giardino delle duchesse visto dal cielo

Ma per quanto riguarda il decoro, poco si è fatto. Al di là di uno spelacchiato prato e di una gettata di ghiaia non si è andati. E pensare che in questo caso non servirebbe nemmeno un particolare investimento per rendere dignitoso e gradevole il luogo. Basterebbe qualche arredo floreale, magari neppure a carico del Comune, facendo appello (come avviene in tante altre realtà e talvolta anche Ferrara) a professionisti del settore: chiedendo ai vivaisti, per esempio, di allestire alcune aiuole, che conferirebbero vivacità all’ambiente e avrebbero per loro carattere promozionale. Magari esponendo anche sculture, opera d’arte, introducendo qualche elemento di arredo che rendesse il luogo meno triste e spoglio di quanto ora non sia.

Le cronache antiche citano splendide aiuole di bosso dai fantasiosi sviluppi, dovute all’abilità dei celeberrimi giardinieri estensi. Si menzionano alberi da frutto, piante medicinali e ornamentali ad abbellire un magnifico prato, dove le duchesse (da Eleonora d’Aragona a Margherita Gonzaga) trovavano quiete e refrigerio nelle calde giornate d’estate.
Il Giardino delle duchesse fu realizzato tra il 1473 ed il 1481 nell’ambito delle trasformazioni del palazzo ducale volute da Ercole I d’Este. Era dotato di una mitizzata fontana dorata e viene descritto come luogo paradisiaco circondato da bellissimi loggiati.

Quello spazio verde, un tempo riservato al ristoro del duca e della corte, è ora un patrimonio pubblico che merita di poter essere goduto appieno, in tutta la sua bellezza.

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Edificio attualmente adibito a magazzino

Sette anni fa, duranti i lavori di recupero dell’area che si presentava come incolta sterpaglia, venne estirpato qualche albero e incomprensibilmente demolita una graziosa minuscola cappelletta ottocentesca. E’ rimasto però un vecchio edificio in mattoni, attualmente utilizzato come ricovero di attrezzi e magazzino comunale. Potrebbe essere trasformato in un locale pubblico di ospitalità, con caffetteria e magari un piccolo bookshop o uno spazio multimediale, analogamente a quanto si è fatto con gradevole effetto nel giardino un tempo trascurato di palazzo Schifanoia, ora rifiorito come luogo di sosta e intrattenimento.

 

 

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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