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Da: Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

Per la sua quarta edizione Bacco a Palazzo parla anche…francese: è stata presentata alla stampa oggi (16 gennaio) l’edizione 2019 della manifestazione dedicata alla promo valorizzazione del Vino e della cultura che rappresenta.
Il progetto – ideato e realizzato da Adelaide Vicentini e da Pasquale Travagli dell’Osteria degli Ulivi – ha il supporto dell’Associazione Italiana Sommelier – intervenuta con il vicedelegato provinciale Andrea Zanirati – di Ascom Confcommercio Ferrara e del comune di Ferrara. L’iniziativa vede come sponsor le Generali Baluardi di Ferrara.
“Si tratta – spiega la promotrice – di un evento che vuole rappresentare un arricchimento della città nel suo complesso e che intende realizzare un positivo ritorno economico sull’intero sistema cittadino (commerciale, ricettivo, ristorativo). La possibilità poi di mettere in contatto produttori di nicchia con Ferrara è un ulteriore elemento innovativo e significativo”.
Sede degli espositori vinicoli (35 espositori- da tutto il Bel Paese e non solo – per un totale di 150 etichette) ancora una volta il cinquecentesco palazzo Roverella (in Corso della Giovecca, 47 a Ferrara sede del Circolo Negozianti con il presidente Giovanni Piepoli a fare gli onori di casa) che ospiterà le degustazioni – nei giorni del 19 e 20 gennaio (sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 20.00) – di Bacco a Palazzo.
E tra gli espositori uno per l’appunto da Bordeaux, culla incontrastata dell’omonimo quanto famoso vino transalpino. Ma la manifestazione estense strizza l’occhio non solo al wine ma amplia l’orizzonte guarda ai distillati, all’olio, alla birra ed al cioccolato.
Il tutto impreziosita nella serata di sabato dalla cena di gala realizzata a quattro mani di Simone Cappilli (chef stellato che ha nel suo palma res esperienze al Four Season’s di Firenze, allo Chateu Relais di Villa Abbazia nel Trentino ed all’ex Don Giovanni) e da Nicolae Muntean, resident chef degli Ulivi. Piatti ai quali verranno abbinati ovviamente vini prestigiosi le cui caratteristiche verranno illustrate dai produttori. L’acquisto del tagliando per la cena di gala da inoltre la possibilità poi di poter avere anche un accesso gratuito ad una delle due giornate di degustazione. .
“E’ una manifestazione ulteriore che valorizza il centro storico – ricorda Davide Urban, direttore di Ascom Ferrara – che sottolinea la fondamentale vocazione enogastronomica del territorio come elemento portante della proposta turistica . Un evento nel quale sono coinvolti nell’ospitalità a prezzi convenzionati cinque importanti strutture alberghiere cittadine. In un lavoro continuo per rendere la città sempre più più accogliente ed ospitale”.
Sul valore di fare sistema di sofferma Roberto Serra, assessore al Commercio: “L’arte del buon vino – spiega – degustazioni, diffusione del sapere, nascita di nuove relazioni, Commercializzazione. Il tutto in un antico e maestoso Palazzo privato, aperto alla città, che offre disponibilità. Un’ organizzazione impeccabile ed esperta, un’associazione come la Confcommercio che collabora. Tutti elementi di valore per una manifestazione di successo. L’Amministrazione Comunale con soddisfazione si è attivata per dare il giusto e doveroso supporto”
I biglietti d’ingresso (15 euro per una giornata, 20 per le due giornate con ulteriori sconti per i soci AIS) potranno venire acquistati direttamente in loco oppure anche online su www.baccoapalazzo.com. Per gli operatori del settore della ristorazione (osterie, vinerie, ristoranti…) previa registrazione sul sito, l’accredito alla manifestazione è gratis. Ed ulteriori sconti sono previsti per i clienti degli hotels convenzionati (Annunziata, Europa, Lucrezia Borgia, Orologio e Touring)
Dunque in alto i calici nei saloni dello storico Circolo dei Negozianti per gustare appieno profumi, sapori, storia e tradizioni del nettare degli dei.

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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