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Da: Associazione Ferraraincomune

Ci tocca tornare sulle vicende relative alla delibera in tema di studio di fattibilità volto alla ripubblicizzazione del servizio rifiuti approvata lunedì in Consiglio comunale e sulle polemiche che ne sono seguite. Lo facciamo perchè ci sembra utile rimettere al centro il merito della questione, che si rischia di perdere quando prende il sopravvento la politica “urlata”, che sembra andare molto di moda in questi tempi, fatta più di insulti, demonizzazione dell’interlocutore e giudizi sommari piuttosto che di valutazioni precise.
La delibera approvata lunedì sera con gli emendamenti “pesanti” introdotti dal PD è distante e non corrisponde al senso profondo della delibera di iniziativa popolare su cui abbiamo raccolto 955 firme. Infatti, pur notando che l’oggetto dello studio di fattibilità volto alla ripubblicizzazione del servizio rifiuti, va almeno parzialmente nella direzione indicata da noi, il fatto di assegnare lo studio ad Atersir significa svuotare l’effettiva possibilità di partecipazione dei vari soggetti presenti nel territorio all’impostazione dello studio di fattibilità. In questo quadro, il tavolo partecipativo si riduce ad essere un puro elemento di contorno e di commento da quanto prodotto da Atersir. In più, la scelta di far svolgere ad Atersir lo studio di fattibilità si scontra con il dato che Atersir non è propriamente un soggetto terzo ed autonomo nei confronti di Hera e delle scelte di privatizzazione del servizio dei rifiuti. Infine, non possiamo sottacere che l’ipotesi di affidare lo studio di fattibilità ad Atersir non è mai stata avanzata nel corso dei due confronti avvenuti tra noi e il Gruppo consiliare PD, prima della seduta del Consiglio comunale ed è apparsa solo in quella sede. Nè possiamo non rilevare l’atteggiamento dell’opposizione che, nei fatti, si è dimostrata impreparata e conseguentemente poco disposta a sostenere la nostra proposta di delibera di iniziativa popolare.
In quanto alle prese di posizioni di Paolo Pennini, non solo non concordate con noi, ma inviate alla stampa senza tener conto di quanto avevamo convenuto tra la nostra associazione e il comitato Mi rifiuto nell’esprimere un giudizio di merito e privo di polemiche e attacchi di carattere personalistico, dobbiamo necessariamente prenderne le distanze, non riconoscendoci nei toni e nelle modalità di discussione. La nostra concezione della politica, anche nei momenti di contrapposizione più aspri, non prescinde dal rispetto delle persone e delle opinioni avverse alle nostre.
Per quanto ci riguarda, continueremo la nostra battaglia per arrivare alla ripubblicizzazione della gestione del servizio dei rifiuti e degli altri servizi pubblici, che hanno a che fare con i beni comuni, a partire dall’acqua. E continueremo a farlo con una modalità che appartiene alla “buona politica”, quella interessata alle scelte di merito che riguardano la nostra comunità locale e non ai toni urlati e che non sono utili per svolgere una discussione produttiva.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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