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MARIA MAJOCCHI PLATTIS (JOLANDA)
(a 150 anni dalla nascita)

Maria Majocchi Plattis in arte Jolanda (1864-1917), essendo vissuta relativamente isolata rispetto al mondo accademico/letterario del proprio tempo e «per giunta donna e addirittura autodidatta, – scrive Giancarlo Mandrioli nell’introduzione al profilo pubblicato nel 1997 da Maria Gioia Tavoni – non raggiunse in Italia il credito di valore dovutole; l’ampia fama era circoscrivibile alla letteratura minore, rosa, della belle époque. Diverso il riconoscimento riservatole in sede europea, a livello di traduzione di opere, non inferiore a quello tributato a Grazia Deledda [premio Nobel nel 1926] e a Matilde Serao».
In effetti Jolanda «si rivolgeva a un pubblico ben preciso: donne, ma in prevalenza appartenenti alla borghesia benestante e alla nobiltà; – commenta Maria Gioia Tavoni – gentil sesso, sì, ma armato di tradizione e in possesso di una buona formazione culturale nell’accezione più lata, che è la caratteristica educativa di un certo ceto sociale subito dopo la metà del secolo XIX. […] Se si percorre sia pur frettolosamente la Bibliografia approntata da Mariateresa Alberti per gli Atti del Convegno, si rileva innanzi tutto che l’editore di Jolanda fu principalmente Cappelli. Egli stampava dapprima a Rocca San Casciano. Ebbe fra le mani più di una ventina di opere della scrittrice centese, riedite nell’arco di pochi anni e anche dopo la morte dell’autrice, in un convulso susseguirsi di tirature. […] Il romanzo Le tre Marie sforò le centomila copie e le dodici edizioni; eccezionali furono altresì le otto edizioni di Suor Immacolata e non c’è comunque opera stampata dall’editore romagnolo che non superi almeno, entro il 1928, le tre edizioni».
Il romanzo più conosciuto di Maria Majocchi Plattis è Eva regina, altre sue opere sono: Il fior della ventura, Natale, Le donne nei poemi di Wagner, Sotto il paralume color di rosa, Fiori secchi, Le indimenticabili, Crisantemo rosa, La maggiorana, Le tre Marie, Suor Immacolata, Alle soglie d’eternità, Le ignote, Accanto all’amore, La perla.
Jolanda era nipote del celebre filologo centese Gaetano Majocchi, nato nel 1796 e morto appena quarantunenne. Il quale fu inoltre poeta, latinista, musicologo ed epigrafista. Tra i suoi innumerevoli testi in lingua e in latino, bisogna almeno ricordare i componimenti scritti in occasione delle nozze Carandini-Trivulzio, dove traspare sensibilmente l’influenza di Ugo Foscolo, le Postille del Tasso in Dante e la Volgarizzazione intorno all’Imitazione di Cristo (completata dopo la sua prematura scomparsa da Marcantonio Parenti). Ma il Majocchi è oggi soprattutto ricordato per avere collaborato alla stesura del famoso Vocabolario della lingua italiana voluto dall’abate Manuzzi, una sorta di rifacimento con migliorie di quello dell’Accademia della Crusca, a cui contribuì autorevolmente con un discreto numero di schede anche Giacomo Leopardi.

Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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