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STORIA DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE FERRARESE (SECONDA PARTE)

Nel frattempo, anche i possidenti del Consorzio del II Circondario Polesine di San Giorgio intrapresero varie opere di prosciugamento. Però in questo caso non si ritenne opportuno concentrare in un solo impianto di sollevamento tutte le acque di scolo ma, piuttosto, di creare diversi bacini autonomi muniti ciascuno di una propria macchina sollevatrice. Nacquero così nove piccole bonifiche: i bacini di Denore, Tersallo, Bevilacqua, Martinella, Trava, Benvignante, Sabbiosola, Montesanto e Campocieco. «L’impresa di maggior rilievo nel II circondario fu però la bonifica meccanica della grande Valle Gallare, un bacino di 12.500 ettari, i cui lavori erano iniziati nel 1873. In questo comprensorio si era formata una grande azienda capitalistica, l’Azienda Valgallare, ad opera di un intraprendente pioniere e progettista di bonifiche, l’ingegnere milanese Girolamo Chizzolini»*.
Ai primi del Novecento incominciarono i lavori della bonifica di Burana: un territorio vastissimo (oltre 100.000 ettari), esteso sulle tre province di Ferrara, Modena e Mantova, ad opera diretta dello Stato. A partire dagli anni Venti si convertì in terra coltivabile anche il fondo delle valli di Comacchio: le valli Pega, Rillo, Zavelea, Ponti e altre minori vennero messe all’asciutto e trasformate in terreni produttivi. Più tardi, nel secondo dopoguerra, furono avviate nuove opere di bonifica da parte dell’Ente Delta Padano nei territori di Mesola e Goro. E intorno alla metà degli anni Sessanta venne sottoposta a prosciugamento e a riconversione agraria la grande Valle del Mezzano, un bacino esteso oltre 20.000 ettari fino ad allora utilizzato solo come valle da pesca.

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*F. Cazzola, La bonifica, in F. Bocchi (a cura di), La Storia di Ferrara, Poligrafici Editoriale, Bologna 1995.

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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