Skip to main content

“Non canto per cantare” è il nuovo album dei Cranchi, scritto e prodotto da Massimiliano Cranchi e da Marco Degli Esposti. Il titolo del disco è una dichiarazione precisa, si riferisce a “Manifiesto” di Victor Jara, il cantautore cileno assassinato durante il golpe in Cile: “Il canto ha senso quando scorre nelle vene di chi morirà cantando le verità autentiche”.
I Cranchi rincorrono sogni di uguaglianza, libertà, amore e fede, per mezzo di dieci canzoni dal sapore ‘cantautoriale’, con la passione di chi crede nelle proprie idee senza rinunciare alla poesia e alla ricerca di nuove sonorità.

copertina-album
La copertina di Non canto per cantare

L’album si apre con “Cantico”, una ballata acustica tra fiori rossi e pensieri che rimano l’uno l’altro, sino a volgere lo sguardo verso vuoti siderali. Un vento leggero percorre le armonie del brano che cita Dylan e cerca Dio per ritrovarsi e comprendere il senso dell’uomo.
“Mariposa” si ispira liberamente a “El Arado” (L’aratro) di Victor Jara, in cui la fatica del contadino non conosce tregua, scandita dal volo delle farfalle, dal canto dei grilli e dai solchi scavati nella terra. Le parole di Jara s’intrecciano con quelle dei Cranchi, sino a fondersi in un unico brano.
Il banjo suonato da Marco Degli Esposti, voce leader del gruppo, introduce “11 Settembre ’73”, la canzone sul colpo di stato in Cile: “C’era il latte e la scuola per i figli, terre incolte distribuite ai campesinos, nel ’70 tutti andarono a votare per il sogno di riprendersi un paese…”.

Marco Degli Esposti-Massimiliano Cranchi
Marco Degli Esposti e Massimo Cranchi

“Eroe Borghese” ricorda Giorgio Ambrosoli, con la sua ritmica rock e la voglia di raccontare l’Italia degli anni Ottanta, per certi versi non tanto dissimile da quella odierna.
“Mio padre e mia madre” s’ispira a “Il Vangelo secondo Cristo” del Nobel per la letteratura Josè Saramago, con il suo Gesù ironico e umano, senza mai essere blasfemo. L’opera di Saramago, sacrifica un po’ la storia a favore di licenze poetiche e narrative, prediligendo il mito del figlio di Dio.
“Dove sei e dove vai” è ambientata a Ferrara, in Via Carlo Mayr, luogo di un amore vissuto tanti anni prima. Il tempo, che passa sempre più in fretta, ha cambiato tutto tranne la speranza di un nuovo incontro.
“Giulia è una ragazza strana che si distingue dalle masse, veste rosse sciarpe al collo e poi ti fissa, con i suoi occhi color diamante…”, nei testi dei Cranchi le parole identificano chiaramente il loro pensiero, così come gli autori di riferimento e i temi proposti. “Giulia” parla ancora di Gesù e della sua rivoluzione, della solitudine e dell’essere figlio di operaio.

foto di gruppo dei Cranchi
I Cranchi. Al centro il violinista ferrarese Alessandro Gelli

“Non canto per cantare” è il terzo album dei Cranchi, gruppo che proviene da quei luoghi della Pianura Padana, tra cui anche Ferrara, dove s’incrociano Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, lungo le rive del fiume Po. Si tratta di un lavoro che ci riporta indietro nel tempo, dove non si canta per far ballare, ma con la voglia di seguire un sogno. L’ascolto è piacevole grazie alla leggerezza della musica, contrapposta a parole intrise di indignazione, utopia e coraggio.

Guarda il video ufficiale di “L’isola infelice”

tag:

William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it