Skip to main content

“Siamo in un periodo di forte disaffezione alla rappresentanza politica ma evidentemente non di scarsa partecipazione”, ha commentato Raffaele Atti, segretario generale della Cgil di Ferrara, di fronte alla platea gremita che ha partecipato all’incontro “T-Tip: vuoi sapere come ci stanno fregando?”. “E’ l’ultimo venerdì sera prima di Natale e vedere che siete così tanti ci fa capire l’interesse per il tema”, ha detto Marzia Marchi, tra i promotori della serata, assieme a Altraqualità, Biopertutti, Comitato acqua pubblica Ferrara, Comunità Emmaus Ferrara, Gentedisinistra, FerrarAlternativa, Fiom CGIL, Rete Lilliput. Con il patrocinio del Comune di Ferrara.

ttip-trattato
I relatori

Il tema è quello del Transatlantic trade and investment partnership, ovvero il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, un trattato di libero scambio e investimento che Unione Europea e Stati Uniti stanno negoziando e che avrà fondamentali ricadute sull’economia mondiale, ma anche locale. Gli Stati Uniti vogliono in buona sostanza aprire un corridoio di scambi economici con l’Europa, chiedendole di rivedere le norme che attualmente li regolano. “Questa trattativa sta avvenendo in segreto, manca completamente di trasparenza” ha accusato Monica Di Sisto, del comitato Stop Ttip, tra i relatori dell’incontro.

La principale preoccupazione degli oppositori al Ttip è che il prezzo del libero scambio sia il sacrificio delle norme per la sicurezza alimentare (in particolare gli Ogm), dei diritti dei lavoratori, e della tutela ambientale, ovvero i capisaldi del nostro Paese, già messi a repentaglio dalla crisi e dalle mafie. Inoltre, paventano i critici, il trattato provocherà la revisione dei regolamenti sull’uso di sostanze chimiche tossiche, delle leggi sulla privacy digitale e anche delle nuove norme a tutela delle operazioni bancarie, introdotte per prevenire una crisi finanziaria come quella del 2008.
“Il tentativo in atto – ha spiegato Vittorio Ferraresi, deputato Cinque Stelle – è quello di bucare il muro che c’è in Europa per accedere al suo mercato, appiattendo le regolamentazioni che rendono difficili le importazioni dagli Usa, che hanno diversi standard di qualità”.

ttip-trattatottip-trattatoIl punto, è stato spiegato, non è solo che dopo tutta la fatica fatta per ottenere, tra gli altri, l’Igp della Salama da Sugo, si apra il mercato italiano al ‘parmesan’, il finto parmigiano prodotto fuori dall’Italia. A preoccupare è anche la volontà dei negoziatori del Ttip di aprire i servizi pubblici e i contratti per appalti governativi alla concorrenza di imprese transnazionali, rendendo possibile un’ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave come la sanità e l’istruzione.
“Per chi è fatto il trattato?”, ha invitato a chiedersi Ferraresi. “Dietro ai negoziatori statunitensi, ci sono le lobby delle più potenti multinazionali del mondo, che così saranno ancora più potenti”. “L’ipotesi più ottimista – ha affermato Atti – è che il Pil dell’Unione Europea aumenti dello 0,5% entro il 2027”. Il guadagno effettivo che ci si può aspettare dal trattato non appare dunque così rilevante.

“Le aziende – afferma John Hilary, direttore esecutivo di War on want, e autore del libretto di approfondimento distribuito durante la serata – verranno incoraggiate a procurarsi merci e servizi dagli Stati Uniti, dove gli standard di lavoro sono più bassi e i diritti sindacali inesistenti. In un’epoca in cui i tassi di disoccupazione in Europa hanno raggiunto livelli record, con una disoccupazione giovanile in alcuni stati membri del 50%, la Commissione europea ammette ‘timori fondati che quei lavoratori rimasti senza posto a seguito del trattato Ttip non saranno più in grado di trovare un’altra occupazione”.

Ma non è tutto. Ad allarmare tutti gli oppositori europei, costituiti da un asse trasversale da destra a sinistra, è che il trattato includerebbe l’Isds, l’Investor-state dispute settlement, una disposizione per la risoluzione delle controversie tra gli investitori e gli Stati, che permetterebbe alle imprese di “citare in giudizio i governi sovrani – spiega ancora Hilary – davanti a tribunali arbitrali e creati ad hoc, per rifarsi della perdita di profitti eventualmente causata da decisioni di politica pubblica. Questo eleva di fatto il capitale transnazionale ad uno stato equivalente allo stato nazionale stesso, e minaccia di far crollare i principi più elementari della democrazia, sia europea che statunitense”.

“I cittadini cosa possono fare?” ha chiesto il moderatore della serata Michele Fabbri, giornalista scientifico. “Possono informarsi – ha risposto la Di Sisto – la mobilitazione europea nata quando si è diffusa la consapevolezza di quel che stava accadendo, ha comunque costretto l’Ue a desecretare alcuni documenti, anche se altri rimangono inaccessibili. Ora sanno che li stiamo guardando, e stanno cambiando delle cose. In primavera il Parlamento europeo esprimerà un parere sul negoziato, il che non lo modificherà, ma è comunque un passaggio politico importante perché, se evidenzierà delle criticità, noi avremo più forza per opporci. Intanto abbiamo in previsione un grande evento il 18 aprile, in occasione della giornata della terra. Deve nascere una rivolta democratica, se riusciamo a fermare il trattato, avremo uno spazio per discutere non solo di Sanremo, della Roma e della Lazio, ma anche di cosa mangeremo e di come vivremo domani”.

Per saperne di più, visita il sito dell’Ue sul Ttip [vedi] e il sito del comitato Stop Ttip [vedi]

tag:

Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

I commenti sono chiusi.


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it