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27 Febbraio 2017

I Don’t Know Where Dan Treacy Lives

Tempo di lettura: 5 minuti


Bene, siamo più o meno tutti adulti e vaccinati e come tutti gli adulti vaccinati siamo anche calendarizzati.
Sapremo quindi bene che questa settimana chiuderà il mese più sghembo dell’anno, il sempre imprevedibile febbraio.
Colgo allora l’occasione per salutarlo e ringraziarlo raccontando qualcosa che so solo io e altre cose che altri sanno già.
Un venerdì sera di questo mese mi trovavo a tavola per con due amiche per una cosa che ultimamente è diventata un po’ un rito: la serata gnocchi.
Stavamo aspettando la fame quando – parlando del più e del meno – una persona che chiameremo “ET” se n’è uscita così: ma il tipo dei Television Personalities?
E l’unica risposta che siamo riusciti a darci è stata un laconico “eh, non si sa più niente”.
Ma andiamo per gradi.
I Television Personalities sono stati un gruppo per cui – per una volta – l’espressione “di culto” non sa di frase fatta o proprio di cagata.
Da quel che so io si sono formati a Londra – Londra quella vera, quella che sotto le campane – nel 1978 circa, quindi più o meno durante la comunemente detta “era punk”.
Quando dico “sotto le campane” lo dico perché chi li ha già sentiti ha ben presente l’accento del cantante, Dan Treacy.
E’ l’accento cockney più peso della storia, penso.
Fra tutti i tantissimi baronetti del pop/rock-come-lo-vogliamo-chiamare britannico a lui lo dovrebbero baronettizzare anche solo per quell’accento.
Ma quell’accento è il meno.
I Television Personalities sono un gruppo punk ma lo sono davvero a modo loro.
Sembrano una specie di Kinks non da camera, più “da cameretta” ma avendo contribuito a fondare l’estetica – ormai anche sfinitissima – della “musica da cameretta” hanno solo i pregi e non i difetti di quel piglio lì.
E quando dico “Kinks” non lo dico a caso.
Dan Treacy, che scrive, canta, suona la chitarra – gran chitarrista poi – in tutti i pezzi, è proprio l’apoteosi di quella tradizione lì tipicamente british, quasi se la gioca con Ray Davies.
Tutto quell’umorismo, quel modo di raccontare persone/storie e anche stronzate con quell’aplomb a metà fra il pungente, il nostalgico e la presa per il culo bella e buona, nei suoi pezzi arrivano a un livello talmente estremo da saturarti il cervello come una bottiglia intera di gin e sì, forse battere persino Ray e i Kinks in quel settore.
Qualcuno, un tipo molto più rispettabile di me, l’ha definito “the last bluesman in England”.
Non so se sia vero ma è sicuramente uno dei migliori e non solo di quest’epoca o almeno, è molto più english e molto più bluesman lui di un Eric Clapton o di un John Mayall.
I Television Personalities sono “famosi” per aver scritto I Know Where Syd Barrett Lives, forse la dedica più bella di sempre a Barrett.
Si dice anche che la loro ossessione per Barrett, nel 1984, li abbia fatti rispedire a casa durante un tour in cui aprivano per David Gilmour.
Tutto questo perché – non oso immaginare come – avevano scoperto l’indirizzo del vecchio Syd.
Si dice anche che un Dan Treacy un po’ con le pezze al culo sia stato parecchio coinvolto nella scrittura di tutto il primo disco degli Arctic Monkeys

Non so se sia vero ma purtroppo Dan Treacy è noto per i suoi alti e bassi.
Ma ‘ste cose le vorrei lasciar perdere.
Preferirei ricordare quanto è stato gentilissimo con me circa una decina di anni fa.
Ai tempi non avevo praticamente più una chitarra perché la mia prima schifossima Yamaha stava perdendo i pezzi tipo lebbra.
E ai tempi ero anche bello in fissa con il primo disco dei Television Personalities, “…And Don’t The Kids Just Love It”.
Quel disco aveva dei suoni di chitarra semplici ma stranissimi.
Una roba un po’ a metà fra le chitarre surf, Barrett nel primo dei Pink Floyd e un marciume generale un po’ dilettantesco.
Una roba che mi sembrava il suono di una Tele o di una Danelectro.
Così cerco un po’ su internet, e cerco di capire.
Le Danelectro costavano (e costano ancora) relativamente poco ma a parte qualche problema di tenuta dell’accordatura sono delle gran chitarre.
Le fanno ancora come ai vecchi tempi: due pezzi di plasticazza con in mezzo del cartone pressato, riga di nastro attorno + uno, due o tre pickup che originariamente erano avvolti da degli involucri avanzati da una fabbrica di rossetti.
Dubito che usino ancora gli involucri di quei rossetti ma la forma dei pickup è rimasta la stessa e così sono rimaste anche le loro chitarre che sembrano ancora un cremino con il manico e la paletta.
Questa cosa apparentemente schifosa porta però a ottenere un suono particolarissimo.
A quel punto, mentre guardo i prezzi e confronto i vari modelli, mi viene l’idea più banale del mondo: cercare il buon Dan Treacy su Facebook e scrivergli per chiedere lumi direttamente a lui.
Alla fine lo trovo, gli scrivo, lui mi risponde in modo cordiale e dettagliato confermandomi che sì, in quel disco suonava una Danelectro quindi non solo inizia a darmi delle dritte su come usarle e gestirle con riverbero, pedalini, feedback e blah blah blah ma così, col tempo, inizia a impezzarmi lui così, quand’è in biblioteca per i cazzi suoi al pomeriggio.
Sembrava proprio un tipo simpatico e che non se la tira.
Purtroppo però, qualche anno dopo è sparito da Facebook e, peggio ancora, più o meno dal mondo reale.
E allora da quella sera della serata gnocchi, dalla mattina dopo, ho iniziato a cercare notizie di Dan Treacy su internet e ho scoperto che è vivo e sembra stia più o meno bene, o almeno, meglio di come stava quando fu costretto a sparire.
Scoprendo questa cosa ci siamo sentiti tutti un po’ meglio e io, ovviamente, sono tornato in fissa con i TVPs per tutto questo mese.
L’altra settimana poi sono andato in stazione con le cuffie a palla e la bigliettaia, sentendo il mio consueto casino che usciva dalle cuffie mi ha chiesto cos’era quel casino e mi ha chiesto anche mezza cuffia per ascoltare.
La sua domanda è stata “che fighi, chi sono?” e la mia risposta è stata “i Television Personalities”.
Solo che parlo così male che gliel’ho dovuto scrivere su un pezzo di carta.
Ma chi se ne frega.
Se i TVPs sono un gruppo “di culto”, come per ogni culto serio l’importante è fare del sano proselitismo.

Mummy Your Not Watching Me (Television Personalities, 1982)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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