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Le nostre lettrici hanno commentato la storia di A.

Il coraggio di andare per la propria strada

Cara Riccarda, ti confesso che, pur essendo per carattere e vissuto, l’antitesi di A. ammiro e rispetto molto la sua forza: il coraggio e la capacità di andare avanti per la strada scelta senza lasciarsi influenzare dai consigli degli “altri”. Quella di A. infatti non è pura caparbietà e incosciente sfrontatezza: è una scelta meditata, consapevole e matura. A. sa quello che vuole, conosce ciò che è bene per sè e questo perché ha compiuto una scelta libera che nasce dall’esperienza e dalla profonda conoscenza di se stessi. A. non si piange addosso; A. non è a traino e non subisce.; A. è indipendente e si assume la responsabilità delle proprie scelte: A. è una donna intelligente che ha rispetto di se stessa e una grande dignità.
Grazie per i meravigliosi spunti di riflessione che ci regali ogni settimana con la tua bellissima rubrica.
Ti abbraccio.
Stefania

Cara Stefania,
credo che A. abbia molto chiaro cosa le piace e cosa non vuole e questo le permette di essere padrona delle proprie scelte. Ho conosciuto donne completamente dipendenti, impossibilitate a cambiare le cose, prigioniere di situazioni in cui riuscivano solo ad allargare le braccia senza provare a portare un cambiamento, anche piccolo, ma significativo. A volte è solo questione di visione, di paura di vedere che uno spiraglio c’è, perchè chissà cosa poi troviamo dietro.
Riccarda

Diversi modi di amare, possibile metterli d’accordo?

Cara Riccarda
A me spettavano Natale, S. Silvestro, Pasqua… poichè ero quella “ufficiale”… la moglie e so che se avessi scritto questa lettera vent’anni fa, sarebbe stata a senso unico. Questo perchè avevo la parte della moglie tradita ed ero pronta ad esternare sentimenti e parole quali: irresponsabilità, tradimento, bugie, sotterfugi. Poi grazie all’esperienza e alle tante primavere passate, ho capito che ci sono persone che riescono ad amare in maniera diversa dalla mia, amano più persone, amano non legarsi in maniera univoca per molteplici motivi, per un senso di libertà o altro ancora.
Ho imparato a non giudicare più perchè nella vita non si sa mai, perchè nessuno è il possessore della verità su come si deve amare, in quale misura, chi, come.
Ho almeno due amiche che vivono la loro vita in questo modo avendo momenti felici ed infelici come tutti del resto!
Personalmente non sono in grado di gestire una vita così e come in passato non perdonerei a mio marito una doppia vita, sempre che lo venissi a sapere ovviamente. Quindi no, non vado contro corrente e sono convinta che in entrambi le situazioni si necessiti di forza e coraggio.
N.

Cara N,
e per fortuna che non amiamo tutti nello stesso modo! Dovremmo ricordarcelo soprattutto in coppia, quando soppesiamo ciò che diamo e ci aspettiamo parti uguali. Se partissimo da questo presupposto, cioè la diversità, secondo me saremmo meno dogmatici e giudicanti. Ma non è facile, lo so, è difficile almeno quanto stare in coppia.
Riccarda

Si può vivere anche contro corrente, l’importante è rispettare se stessi

Cara Riccarda,
non so se vivere l’amore come lo vive A, sia vivere contro corrente.
probabilmente A, vive l’amore rispettando la propria natura, ascoltando il proprio cuore.
Chi può dire quale scelta di vita sia quella giusta?
Chi può sapere quale sia la felicità per quelli che sono gli altri?
Avevo tante certezze quando ero più piccola, vivendo ne ho solo una:
“non ho certezze”.
Come possiamo conoscere le dinamiche che regolano i rapporti interpersonali tra le varie coppie, per giudicare il loro modo di vivere.
Credo che vivere nel rispetto di se stesse, sia la cosa migliore che possiamo donare alla nostra vita.
Forse è questo il modo di vivere veramente contro corrente.
Siamo così abituati a impostare la nostra vita per stereotipi, guardandoci le spalle, nel timore di quello che gli altri possano pensare delle nostre scelte.
E’ a causa di questa paura, che molto spesso, si decide di percorrere la strada forse più semplice, ma che è in conflitto con la nostra vera essenza, sicuramente rispettata dagli altri, ma con una grande tristezza nel cuore per non avere ascoltato la propria voce.
A, hai tutta la mia stima e il mio rispetto.
S.

Cara S.,
per quello che conosco A, lei ha ascoltato solo se stessa e nessun altro. Credo che ciascuno abbia la propria personale felicità e si debba mettere da solo sulla strada per raggiungerla, magari la acchiappa a singhiozzo, ma almeno ha scelto da sè.
La strada degli altri porta altrove, a un simulacro di felicità, a quello stereotipo di cui parli tu. E allora che felicità è?
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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